La nuova Irpef, sulla base del provvedimento allo studio del Governo, farebbe guadagnare ai bellunesi fino a un massimo di 440 euro a circa 45 mila contribuenti compresi tra un reddito da 28 mila a 60 mila euro. Ma ben 110 mila cittadini, circa il 70%, non avrebbe alcun beneficio.
Lo rileva un’analisi della Cisl Belluno Treviso sui redditi dei bellunesi. Se l’annunciata riforma riguardasse il taglio di due punti percentuali, il risparmio andrebbe da pochi euro per chi ha un imponibile fiscale di poco superiore ai 28 mila euro fino a 440 euro per chi ha un reddito di 50 mila euro.
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L’ipotesi avanzata dal Ministero dell’Economia in vista della Manovra 2024 di ridurre dal 35 al 33% l’aliquota Irpef intermedia (per redditi tra 28 e 50 mila euro) e innalzare a 60 mila euro il limite del secondo scaglione, oltre il quale scatta l’aliquota del 43%, (limite oggi fissato a 50mila euro), potrebbe riguardare per la provincia di Belluno circa 45.000 contribuenti con reddito tra 28 mila e 60 mila euro.
Non avrebbero dunque nessun beneficio i circa 110 mila contribuenti (70% del totale) che dichiarano un reddito (imponibile fiscale) sotto i 28 mila euro. Se la riforma, oltre al taglio di due punti percentuali, aumentasse da 50 mila a 60 mila la seconda fascia di reddito, il risparmio sarebbe sempre di pochi euro per chi ha un imponibile fiscale di poco superiore ai 28 mila euro per arrivare fino a 1.440 euro per chi ha un reddito di 60 mila euro o superiore.
La proposta prevede anche una revisione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali, riducendole progressivamente al crescere del reddito.
Attualmente queste agevolazioni iniziano a diminuire a partire da un reddito di 120 mila euro, ma la soglia potrebbe essere abbassata a 80 mila euro.
Attualmente, le detrazioni fiscali variano in modo significativo in base al reddito: per chi dichiara fino a 7.500 euro, le detrazioni coprono il 33% dell’imposta, mentre per i redditi superiori a 120 mila euro l’incidenza scende a poco più dell'1%. I contribuenti con redditi elevati beneficiano ancora di oltre un miliardo e 600 milioni di euro di detrazioni in gran parte legate a lavori edilizi.
«Confermare l’attuale taglio del cuneo fiscale e ampliare la platea dei beneficiari fino ai 60 mila euro è uno degli obiettivi dichiarati dal governo per la prossima legge di bilancio», dichiara Francesco Orrù, segretario generale Cisl Belluno Treviso. «Ma va detto che al momento non c’è nulla di concreto e che è fondamentale che il Governo convochi al più presto i sindacati per un serio confronto sul tipo di riforma fiscale più adeguata».
«Noi sosteniamo», prosegue, «che in ogni caso si debba partire dai redditi più bassi per garantire un aiuto concreto a quelle fasce di lavoratori dipendenti e pensionati che fanno fatica ad arrivare a fine mese a causa dell’aumento ingiustificato del costo della vita: una buona parte degli importanti aumenti contrattuali ottenuti grazie all’impegno del sindacato per il rinnovo dei contratti di lavoro è stata infatti erosa non solo dall’inflazione ma anche dalla eccessiva pressione fiscale».
«Indubbiamente», dice Orrù, «la strada non può che essere quella di ridurre l’imposta sul reddito personale per incrementare salari e pensioni e conseguentemente rilanciare i consumi attraverso una diminuzione delle aliquote e un aumento delle detrazioni per lavoratori dipendenti e pensionati. Certo è che i primi a essere tutelati devono essere i lavoratori e i pensionati con redditi più bassi: l’ipotesi di riforma, al momento, non aiuta affatto chi avrebbe bisogno di aumentare il proprio potere d’acquisto».
«Stiamo assistendo a una impennata dei costi dei beni di prima necessità», prosegue il segretario generale della Cisl Belluno Treviso, «dalle spese per la casa ai trasporti fino ai costi dell’energia. Per far fronte a tutto questo non basta l’ottimo lavoro fatto dal sindacato con il rinnovo dei contratti di lavoro, ma serve una forte riduzione della tassazione sui redditi, altrimenti è inimmaginabile una buona ripresa della domanda interna di consumi.
«Va ricordato che i dati Eurostat confermano che l’Italia è oggi il Paese europeo con la maggior tassazione sul lavoro», afferma Orrù, «circa il 45% confronto a una media di circa il 38%, cosi come le pensioni sono tassate quasi in misura doppia rispetto alla media europea. Prima di mettere in campo nuove ipotesi di riforma, il Governo con la manovra di bilancio dovrà innanzitutto trovare fondi pari a più di 4 miliardi per rifinanziare il taglio del cuneo fiscale sul lavoro e mantenere la riforma Irpef 2024 con tre aliquote anche nel 2025, come richiesto con forte determinazione dalla Cisl».
«Dopodiché», conclude, «potrà iniziare a ragionare su come reperire le risorse necessarie a realizzare un’adeguata e seria riforma fiscale che alleggerisca una volta per tutte la eccessiva pressione sul lavoro dipendente e sulle pensioni, a partire dalle fasce più basse».