Il giudice Ilario Martella non ha dubbi: Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sono state sequestrate e sacrificate dai servizi segreti dell’ex Ddr su richiesta delle autorità bulgare. Lo avrebbero fatto per distogliere l’attenzione dalla responsabilità dei bulgari nell’attentato a Giovanni Paolo II. A tirarli in ballo all’epoca fu Memeth Ali Agca, il terrorista turco che sparò al Papa quel 13 maggio del 1981 in Piazza San Pietro. L’ex procuratore della Repubblica ha maturato questa sua tesi dopo aver diretto entrambe le indagini, sia quella sulla pista bulgara nell’attentato al Papa polacco, che quella sulle due ragazzine scomparse dal centro di Roma nel 1983.
In occasione della pubblicazione del suo libro “Emanuela Orlandi. Intrigo Internazionale. La verità che nessuno ha ancora raccontato sul mistero più oscuro della storia italiana“, Martella ha approfondito e spiegato la sua teoria a FQMagazine.
Tante organizzazioni hanno rivendicato il rapimento di Emanuela Orlandi, perché i bulgari sarebbero i veri responsabili?
“Sin dal febbraio del 1982, gli alti gradi bulgari erano preoccupati per il coinvolgimento del loro Paese nell’attentato al Papa. Quando poi si è arrivati ad accertare da parte mia la complicità di Balkanair Antonov, c’è stata una presa di posizione e le autorità Bulgare si sono rivolte alla Stasi con cui hanno iniziato a collaborare intensamente; hanno attuato delle misure per distrarre l’opinione pubblica: i rapimenti di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi. Hanno preso le due ragazze per distogliere l’attenzione da Antonov che intanto era in galera. E ha funzionato. Hanno inchiodato la gente a delle fantasie. Poi hanno iniziato con i messaggi al presidente della Repubblica (allora era Pertini, ndr) e ai familiari”.
Come hanno agito sul territorio italiano? Si sono affidate alla criminalità romana?
“Questo non posso saperlo. Probabile che in fase esecutiva abbiano chiesto aiuto alla criminalità italiana. È da allocchi pensare che tutti i telefonisti, da Mario e Pierluigi all’Amerikano abbiano agito per conto loro. Tutti avevano le stesse informazioni. La storia è molto intricata e solo un’organizzazione perfetta come la Stasi avrebbe potuto metterla in atto. I rapimenti delle ragazze sono interdipendenti rispetto all’attentato a Wojtyla e ad Antonov”.
Emanuela Orlandi era una cittadina vaticana, ma la famiglia di Mirella Gregori gestiva un bar, perché pensa sia stata vittima di questo intrigo?
“Il rapimento di Mirella Gregori è stato rivendicato dagli stessi rapitori che dissero di avere la Orlandi. Scrissero una lettera a sua madre e telefonato al bar di famiglia. Perché non dovremmo crederci?”.
Questa pista internazionale è l’unica per lei attendibile?
“Bisogna attenersi a questa documentazione della Stasi. C’è un messaggio in russo in cui il capo della Stasi Mielke e il ministro bulgaro brindano all’assoluzione degli altri esecutori dell’attentato al Papa. Le accuse contro Antonov caddero per insufficienza di prove. Hanno brindato all’attuazione del loro disegno e all’essere usciti immuni da eventuali complicità”.
Lei durante il suo operato ha ricevuto delle minacce molto gravi…
“Le minacce iniziarono quando individuai Antonov come complice. Mi dissero in tedesco che mia figlia e mia nipote avrebbero fatto la stessa fine di Emanuela Orlandi. Mia nipote aveva soltanto due anni”.
Perché la giudice Adele Rando (che diresse l’inchiesta su Emanuela e Mirella fino al 1997) ritenne “privo di riscontro probatorio” il movente del terrorismo internazionale?
“Credo perché la giudice Rando, stimata collega, non ebbe possibilità di leggere la documentazione che io ho consultato, quella desecretata dopo la caduta del Muro di Berlino. Se avesse letto i documenti della Stasi, sarebbe stato tutto diverso”.
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