Addio caffetteria Europa, dal 1 settembre l’attività ha abbassato la serranda per l’ultima volta. Correva il 1985 quando i fratelli Cattelan, con la benedizione di mamma Lucia e papà Sergio, rilevavano il primo bar in via Orus.
Era il bar Ruffo, che prendeva il nome dall’omonima torrefazione proprio alle spalle del locale. Due anni dopo, nell’87, Lorenzo, Pierluigi (che tutti chiamano Luigi) e Piergiorgio (conosciuto come Giorgio), si trasferiscono alla Caffetteria Europa in via Matteotti.
All’inizio era un piccolo baretto di passaggio, appena due vetrine, che a prima vista ricordava un autobus: «Entravi da una porta» racconta Giorgio, «consumavi al volo e “scendevi” dall’altra dopo aver pagato. Io ero un bambino, andavo a scuola e per me il bar era un parco giochi: passavo, davo una mano, facevo merenda e cercavo sempre di andare dietro il banco per servire i clienti. Il bar è stata la mia scuola di vita: ho vinto la timidezza del ragazzino, ho imparato a fare i conti alla svelta e soprattutto a stare con le persone. Dietro il banco ricevi un sacco di critiche e devi accettarle, anche se pensi di aver ragione: i clienti ti danno ordini perché sono i tuoi datori di lavoro e a te tocca fare del tuo meglio perché siano soddisfatti».
Dalla Caffetteria Europa è passata tutta la famiglia: non solo i quattro fratelli, ma anche le tre sorelle Paola, Francesca e Anna.
«Fra di noi non ricordo mai una crisi, un battibecco» racconta Giorgio, «siamo sempre stati affiatati, ci siamo aiutati e sostenuti perché ci vogliamo bene».
Oggi i fratelli Cattelan sono cresciuti, Lorenzo, che ha 63 anni, è pronto per la pensione; Francesco (59) farà ancora un paio di anni da dipendente e poi anche lui si godrà il meritato riposo; a Luigi e Giorgio, rispettivamente 54 e 49 anni, di anni di lavoro ne mancano un po’ di più, ma nessuna paura: «Abbiamo esperienza» assicura Giorgio, «e voglia di lavorare, siamo pronti a rimboccarci le maniche, in questo settore o un altro».
E le proposte fioccano. L’attività chiude in perfetta salute e senza debiti, vittima di una serie di scelte che non sono dipese dalla famiglia Cattelan: «La proprietà, dopo un fallimento, è passata a un fondo», riferisce Giorgio, «che ha cominciato a vendere all’asta prima gli appartamenti e poi i garage e gli spazi commerciali, compreso il nostro. Avremmo potuto comprare, ma ci volevano tanti soldi e alcuni di noi sono a fine carriera, era troppo tardi. Così abbiamo optato per la chiusura».
Non senza rammarico: «Non è importato niente ai nuovi proprietari che eravamo qui da decenni, che non abbiamo mai saltato un affitto, hanno intrapreso una strada che non comprendiamo, fatta di chiusure e di perdita di vitalità per la zona».
Ancora più forte il dispiacere per i clienti: «Senza la nostra clientela, la loro fiducia, il loro appoggio, la loro approvazione e la grande stima, non avremmo potuto fare niente. Sappiamo che sono tutti dispiaciuti, lo siamo anche noi. Senza di loro non avremmo potuto costruire questa famiglia allargata: moltissimi clienti sono diventati amici, li abbiamo visti laurearsi, perfino raggiungere la pensione. Abbiamo salutato tutti sabato scorso, con l’ultimo sorriso sulle labbra e le lacrime dentro».