Nella Venezia del gelo demografico, con il tasso di natalità crollato del 27% negli ultimi quindici anni e le nascite dimezzate, gli asili nido comunali fanno il pienone e sono 162 i bimbi inseriti nelle liste d’attesa, stando ai dati pubblicati sul sito del Comune.
Le strutture pubbliche sono dieci, per un totale di 234 posti totali, di cui tre a Castello, Ciliegio, San Provolo e Tiepolo e due a Cannaregio, Arcobaleno e Glicine.
Nessuna struttura a San Polo e Dorsoduro, ma molti genitori portano i figli al Gabbiano della Giudecca, molto gettonato anche il nido Onda, unico riferimento per il sestiere di Santa Croce e usato anche da residenti in altre zone, dal momento in cui si trova a Piazzale Roma ed è comodo anche per chi lavora in terraferma. Al Lido si può contare sul Delfino, a Pellestrina sulle due strutture di San Pietro in Volta e sul nido Sole. Niente asili pubblici nelle isole della Laguna Nord dove subentra il privato, a Murano, con il Marcondirondirondello.
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«Anche quest’anno» anticipa la consigliera dem Monica Sambo, «chiederemo di ampliare le strutture e i posti a disposizione e chiederemo la gratuità dei nidi per garantire a tutti i bambini e le bambine un servizio fondamentale». Il dito è puntato contro le politiche educative perseguite dal Comune che, per il Pd, non hanno portato ad un potenziamento dell’offerta in centro storico, mettendo ogni anno in difficoltà molte famiglie.
«Una buona fetta del punteggio della graduatoria» aggiunge Sambo «è data dalla residenza a Venezia. Certo che i residenti devono avere la priorità, ma è anche vero che tante coppie giovani, anche per motivi legati alle case e alle difficoltà abitative, non hanno la residenza qui e, di conseguenza, sono svantaggiati. Come possiamo pensare di ripopolare la città se i servizi per le famiglie sono carenti e di difficile accesso? Come fa chi viene da fuori e qua non ha nessuno su cui contare, se non trova posto al nido?» si chiede.
In questa situazione anche il papà di un bimbo di un anno. «Noi non abbiamo una rete familiare, il posto all’asilo cambia tutto» spiega, «mia moglie si è licenziata per seguire nostro figlio e a dicembre nascerà anche la nostra seconda bambina, abbiamo bisogno del nido».
In attesa di novità, la famiglia parteciperà al bando del prossimo ottobre, che consentirebbe l’inizio del nido a gennaio, lasciando comunque le famiglie scoperte per i primi cinque mesi di ripresa del servizio educativo. Senza contare tutto il periodo legato all’inserimento che comporta la presenza graduale al nido del bambino, e inizialmente anche di un genitore, e, alla fine, se ne va anche un altro mese.
«A mali estremi stiamo facendo le domande anche in quelli privati, anche se la differenza economica si sente» aggiunge il papà, sottolineando come le tariffe agevolate nel pubblico si aggirino sui 245 euro al mese, mentre nel privato le rette schizzano a oltre 400 euro. «Ci hanno detto che, alla peggio, si può sempre puntare su Murano» prosegue, «ma è un problema, non siamo in terraferma che carichi il bambino in macchina senza difficoltà. In inverno, con il freddo, il maltempo che spesso limita i vaporetti, i mezzi pieni dove è difficile farci stare il passeggino, la scomodità di dover mollare tutto e andarlo a prendere se sta male, sono tutti aspetti da tenere in considerazione» conclude.