Transitabile, solo da Mestre in direzione Vega, il tunnel sotto via della Libertà. Aperto, a sorpresa, al passaggio dei ciclisti in attesa della fine dei cantieri della stazione dei treni di Marghera, cantiere di Rfi costellato da ritardi e difficoltà in questi anni.
Ma i ciclisti che sognano ora un passaggio agevole per andare sulla ciclabile lungo il ponte della Libertà e arrivare così a Venezia, rimangono delusi. Sabato mattina: sul percorso si vedono, complice l’afa, ciclisti, locali e stranieri, faticare. «Un passo avanti, per carità, certamente migliorabile. La situazione precedente era ingestibile, una vergogna soprattutto per i cicloturisti che arrivano dall’estero in città», racconta un ciclista mestrino, con il fiatone. Perché – per adesso – la bici occorre spingerla a mano lungo una canaletta che funge da scivolo, scendendo ovviamente dal sellino.
Segue una coppia di cicloturisti con trasportino al seguito. Devono smontarlo e portarlo giù di peso lungo la scalinata che conduce nel tunnel, aperto solo per una porzione, quella necessaria al passaggio di pedoni e ciclisti. Poi di nuovo su a recuperare le bici. «Ci sono le scale anche di là?», chiedono, stanchi, i due viaggiatori.
Un test lo ha fatto sabato anche Antonio Dalla Venezia, degli Amici della bicicletta, esperto di percorsi ciclopedonali sicuri e autore di guide nazionali. Il suo parere è decisamente negativo. «La soluzione progettuale per l’accesso per e da Porto Marghera è quanto più lontano dalle esigenze di chi si muove in bici. Meglio com’era prima dei lavori, con una rampa a norma dove transitavano tutti con facilità. Ora chi passa in bici deve spingere la bici a mano. Figuratevi una coppia di mezza età con bici elettrica e borse per il viaggio… E non è impossibile perché i transiti in bici in questo punto sono numerosissimi, dell’ordine di migliaia solo da fuori, senza contare i locali che si recano al Lido con il ferry. A mio avviso si è affrontato questo progetto con superficialità e una buona dose di menefreghismo visto che il progetto è stato a suo tempo approvato dal Comune», dice in polemica con il risultato finale di un cantiere, a lungo atteso, e tutt’altro che concluso, perché mancano le finiture del tunnel, solo in parte aperto, la sistemazione della viabilità di accesso a via Paganello, lato Mestre, e ovviamente i lavori della nuova stazione con la copertura (simile alla fermata del treno all’altezza dell’ospedale dell’Angelo).
«Senza contare», prosegue Dalla Venezia, «che la ciclabile di accesso alla stazione, lungo via Cà Marcello, costringe i ciclisti ad attraversare la strada quattro volte con il risultati che tutti pedalano in strada», avverte. In via Ca’Marcello cantieri ancora in corso per la sistemazione del percorso ciclabile, e non ancora terminati. Anche l’assessore alla coesione sociale, Simone Venturini, è tra quanti hanno gioito per l’apertura, parziale, del tunnel. Sui social ha scritto: «Una bellissima per i ciclisti che, sfruttando la pista ciclabile che abbiamo inaugurato di recente nella Città giardino, intendono raggiungere Venezia in bicicletta in sicurezza».
Da tempo i ciclisti chiedevano una ristrutturazione del tunnel che consentisse di passare agevolmente, senza scalini ma con scivoli ampi e sicuri. Le cose, si sa, sono andate diversamente. Ma ancora oggi per andare da Mestre a Venezia la bici bisogna spingerla a mano, salendo o scendendo le scalinate. Diversa la situazione invece per chi arriva al Vega utilizzando la ciclabile lungo via delle Macchine e della via delle Industrie che si innesta davanti al Vega sul percorso per Venezia. Ma manca ancora un vero biglietto da visita per la mobilità sostenibile in accesso alla città storica.