Rientro dalle ferie con sorpresa per i bellunesi. Infatti, dal 1° settembre cambieranno le regole per la disdetta delle prestazioni sanitarie.
L’annullamento dovrà essere comunicato non più due giorni lavorativi prima dell’appuntamento, come succedeva finora, bensì quattro.
Insorgono i sindacati dei pensionati e le associazioni dei consumatori: «Così si mettono in difficoltà soprattutto gli anziani: impossibile sapere con così largo anticipo se si potrà o meno andare alla visita. Serve un cambio di rotta».
La nuova regola è contenuta all’interno della delibera della giunta regionale n. 626 del 4 giugno scorso relativa al governo delle liste di attesa, un problema che da tempo sta a cuore alla Regione.
Al punto 10 della delibera si precisa che la comunicazione della disdetta dell’appuntamento da parte dell’utente dovrà essere effettuata con un preavviso di almeno quattro giorni lavorativi dalla data fissata per la prestazione per non incorrere nel pagamento dell’intero importo dovuto. E questo vale anche per l’utente esente.
Un cambiamento che consentirà all’azienda sanitaria di organizzare meglio le risorse e offrire un servizio più efficiente ai cittadini: ogni visita o esame disdetto con quattro giorni di anticipo, infatti, consentirà di “liberare un posto” che potrà essere assegnato con maggiore preavviso a un’altra persona che ne ha bisogno.
Nell’Ulss 1 il fenomeno della mancata disdetta non è così frequente come in altre realtà: si contano un paio di casi al mese, come fanno sapere dagli uffici.
Ma è importante sottolineare che i quattro giorni di preavviso sono lavorativi, cioè vanno dal lunedì al venerdì, esclusi sabati, domeniche e festività nazionali e patronali. Quindi, ad esempio, se l’appuntamento è previsto per il venerdì, la disdetta dovrà essere comunicata entro il lunedì precedente; se la visita o l’esame è fissato per il lunedì, sarà necessario disdire entro il martedì precedente.
L’Ulss ricorda però che in automatico vengono inviati due sms di promemoria al cellulare della persona interessata: uno cinque giorni prima e l’altro un giorno prima dell’appuntamento.
«Crediamo che questa novità non tenga conto delle esigenze e delle dinamiche degli utenti e soprattutto degli anziani», precisano Debora Rocco della Uil pensionati, Franco Marcuzzo della Fnp Cisl e Maria Rita Gentilin dello Spi Cgil. Da tutti e tre non mancano le perplessità per questa decisione regionale. «Consideriamo che quattro giorni di preavviso diventano sei se ci mettiamo sabato e domenica. E per un anziano sei giorni sono tanti», dice Gentilin. «Questo sistema creerà sicuramente dei disagi», sottolinea anche Rocco, «per cui quattro giorni mi sembrano davvero troppi giorni».
«Sicuramente gli anziani saranno tra i più esposti», sottolinea anche Franco Marcuzzo. «Pertanto ci rivolgeremo ai nostri regionali perchè si facciano portatori delle nostre perplessità. Anche perchè l’anziano ha tante e diverse problematiche: se sono quelle fisiche logicamente ci sono i certificati medici da presentare, ma ci sono anche quelle organizzative. Non sempre un anziano è automunito per cui deve chiedere al figlio o al parente un passaggio, e non sempre si può sapere quattro o sei giorni prima se la persona interessata potrà fare questo servizio».
Dello stesso parere anche Gentilin: «Quando si parla di anziani si deve tenere conto che possono avere più motivi di impedimento che non sempre sono chiari con così grande preavviso». «Capiamo che così si vogliono azzerare le liste di attesa, ma non è possibile che questo sistema ricada come sempre sugli utenti», concludono i sindacati.