L’estate entra nella sua fase declinante: le agognate ferie giungono al termine e la frenesia del quotidiano riemerge all’orizzonte, innescando l’ansia della ripartenza e richiamandoci al dovere. Tuttavia, come nella sua natura, questa stagione porta con sé – nella medesima traiettoria- la leggerezza del riposo, il fascino della scoperta e la calma della riflessione. È un tempo di relax e di svago, ma anche di bilanci e di buoni propositi, di desideri e di introspezione. Che si sia in riva al mare, in qualche località esotica, nelle magnifiche capitali europee o in cima a qualche vetta, le letture estive rappresentano un momento irrinunciabile, che da sempre contraddistingue le buone abitudini di viaggiatori e vacanzieri. Da editore – dentro e fuori il catalogo di Passaggio al Bosco – mi accingo ad offrire qualche suggerimento librario…
Come non riflettere, ad esempio, sui recenti avvenimenti che hanno caratterizzato il dibattito pubblico? Dopo le Olimpiadi del progressismo, con grottesche coreografie e dubbie scelte tecniche, occorre tornare a parlare di sport e di verticalità. Per farlo, sono consigliati due testi, la cui peculiarità risiede nel riscoprire le antiche virtù dell’Athlos, nel solco della nostra Tradizione: la simbiosi di mente e corpo, la tensione interiore che spinge verso l’alto, l’agonismo inteso quale dimensione dello spirito, oltre il baratro dei record e del narcisismo dopato. Si tratta de “La palestra di Platone” – scritto da Simone Regazzoni e pubblicato da Ponte alle Grazie – e “L’atleta combattente”, vergato da Matteo Colnago (colui che ha appena conquistato il Khosag Gang, vetta pakistana di 6mila metri).
Rispetto alle derive dell’ideologia woke, che da anni imperversano in ogni scibile dell’esistente con persistente e psicotica idiozia, sono invece utili due saggi controcorrente: il primo è “Unisex”, con il quale Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta (per Arianna editrice) affrontano il controverso tema delle teorie gender e della manipolazione dell’identità, la cui ricaduta ha attraversato il mondo del pugilato con il caso Imane Khelif; il secondo è “Indecenti”, con il quale Emanuele Ricucci (per Passaggio al Bosco Edizioni), affronta e demolisce l’offensiva del “politicamente corretto”, fornendo ottimi spunti per la resistenza e per il contrattacco.
Tornando alla dimensione della scoperta, quintessenza della calda stagione, è imprescindibile una riflessione ad ampio spettro sui rivolgimenti del viaggio, sempre più spesso ridotto alla mera dimensione turistica. Non che questa rappresenti necessariamente un male, s’intende, ma può risultare utile una seria ed approfondita disamina sul tema: è ciò che fa Rodolphe Christin nel suo “Turismo di massa e usura del mondo”, pubblicato da Elèuthera e dedicato ad un tempo nel quale la «massificazione del desiderio turistico, camuffata da libertà di movimento, è avvenuta all’interno di una logica industriale che ha distrutto la dimensione simbolica del viaggio, trasformandolo in una “fuga d’evasione” da fare in tempi e luoghi deputati, e soprattutto passando sempre alla cassa». Un vero viaggiatore, invece, è il buon Renato Romano: in solitaria, negli ultimi anni, ha percorso le grandi vie di pellegrinaggio, giungendo a Roma e a Gerusalemme attraverso migliaia e migliaia di chilometri. Una delle sue imprese, lungo la via Francigena che collega Canterbury all’Urbe, è narrata in “Giorno dopo giorno” (Passaggio al Bosco Edizioni), che unisce la canonica descrizione del diario alla più profonda simbiosi tra l’uomo e il sacro. In tal senso – a mezzo secolo dalla morte di Julius Evola, che alla ricerca della verticalità ha dedicato la propria esistenza – è d’uopo suggerire un testo di grande valore, che rappresenta un viaggio nell’universo evoliano e un ottimo breviario per la rettificazione di sé: si tratta di “Essere un uomo”, firmato con lo pseudonimo di O. de Rampazi e pubblicato qualche anno fa da Settimo Sigillo.
Terminate le ferie, però, occorre uno stimolo per la ripartenza: ce lo offre François Bousquet con il suo “Coraggio!” (Passaggio al Bosco Edizioni), che ha il pregio di declinare questa straordinaria virtù nell’ordine di uno stimolo alla lotta e di un tenace superamento di ciò che vacilla. Perché, come ci ricorda Ernst Jünger: «Il coraggio è il vento che soffia verso coste lontane, la chiave di tutti i tesori, il martello che ha forgiato i grandi imperi, lo scudo senza il quale la cultura soccomberebbe. Il coraggio è l’impegno della singola persona fino alle più estreme conseguenze, l’assalto dell’idea alla materia senza remore né ripensamenti. Essere coraggiosi è esser pronti a farsi crocifiggere per una fede, è confermare l’idea per cui si è vissuti e caduti, anche esalando l’ultimo respiro e un ultimo fremito dei nervi. Al diavolo quest’epoca che ci vuole privare del coraggio e degli uomini coraggiosi!».
Buona chiusura d’estate, buone letture e buon combattimento a tutti.
L'articolo Passare al bosco: letture di fine estate e buone pratiche per tornare al dovere. Oltre ciò che vacilla sembra essere il primo su Secolo d'Italia.