Botic van de Zandschulp si è preso tutte le prime pagine e i titoloni venerdì mattina, giustamente: l’olandese ha, sotto i riflettori dell’Arthur Ashe Stadium, sconfitto clamorosamente e nettamente Carlos Alcaraz, vincendo con il punteggio di 6-1 7-5 6-4 e qualificandosi per il terzo turno dello US Open. Il risultato è stato davvero sorprendente, innanzitutto perché sconfiggere lo spagnolo in uno Slam è molto complesso, soprattutto ai primi turni: era da Wimbledon 2021, quando aveva solo 18 anni, che Alcaraz non perdeva così presto in uno dei quattro tornei più importanti dell’anno.
Il risultato è di quelli che potrebbe cambiare l’intera carriera di Van de Zandschulp, dal momento che l’ex numero 22 del mondo stava soffrendo molto fisicamente e soprattutto mentalmente quest’anno, e ciò lo aveva addirittura spinto a considerare il ritiro. Il 28enne di Wageningen si era costruito un’ottima carriera ed era stato protagonista di risultati importanti, come ad esempio i quarti di finale raggiunti allo US Open nel 2021, la seconda settimana a Wimbledon 2022 e due finali nel circuito maggiore, entrambe raggiunte all’ATP 250 di Monaco di Baviera (2022, 2023) e perse contro Holger Rune.
Proprio da quella finale persa al fotofinish nel 2023, le cose per Van de Zandschulp sono però peggiorate: qualche infortunio di troppo e una situazione complessa dal punto di vista mentale hanno fatto sì che la sua classifica peggiorasse, uscisse dalla Top 50, iniziasse a perdere con continuità e smarrisse così anche il sorriso. Dopo la sconfitta patita al Roland Garros quest’anno contro Fabio Fognini, ecco che il tennista dei Paesi Bassi aveva dichiarato ai media del suo Paese che non fosse lontana l’ipotesi del ritiro dalle competizioni.
Per fortuna l’olandese ci ha poi ripensato e, dopo qualche settimana di pausa, si è presentato ai nastri di partenza a Wimbledon. “Mi sono preso due settimane di pausa per mettere tutto in prospettiva – aveva dichiarato, proprio durante Slam britannico, Van de Zandschulp a ubitennis.net –. Dovevo capire come mi sentivo e avevo bisogno di trovare alcune ragioni per andare avanti e per continuare a giocare. E sì, ho trovato le ragioni giuste, per ora mi sto nuovamente divertendo a giocare. Vediamo per quanto tempo continuerà così”.
Dichiarazioni rassicuranti e che non sono solo rimaste tali. Infatti, Van de Zandschulp si è rimesso in gioco ed ha deciso di scendere di livello per giocare nei Challenger, con l’obiettivo di trovare fiducia e di migliorare nuovamente la sua classifica. L’esperimento ha funzionato eccome: due le finali Challenger raggiunte che, seppur perse, gli hanno consegnato punti importanti e rinnovata convinzione. La trasferta negli Stati Uniti non era partita nella miglior maniera possibile (sconfitta contro Cazaux all’esordio del torneo di Winston-Salem), ma già al primo turno dello US Open si era notato uno spirito differente nei suoi occhi. Tre set a zero contro Denis Shapovalov non è roba da niente, poi Van de Zandschulp ha raddoppiato il livello della sfida e n’è nuovamente venuto fuori vincente: 6-1 7-5 6-4 a Carlos Alcaraz nello stadio da tennis più grande del mondo, l’Arthur Ashe. Non sappiamo cosa accadrà all’olandese da adesso in poi, ma una cosa è certa: il ritiro può aspettare.