Chi lo conosce sa che è uno avvezzo a compiere follie: Mark the Hammer, nome d’arte di Marco Arata, musicista e polistrumentista nato a Genova, chitarrista nella band di J-Ax – catturò l’attenzione del rapper fondatore degli Articolo 31 con un video in cui eseguiva delle sue cover – è una figura di spicco su YouTube, noto per le sue sfide estreme, i tutorial impregnati di ironia e l’uso innovativo dell’intelligenza artificiale.
Tra le sue imprese più iconiche spicca la performance in cui suona la chitarra a bordo di un jet da caccia, un exploit che ha addirittura attirato l’attenzione di Mick Gordon, celebre compositore della colonna sonora del videogioco Doom, “l’unica colonna sonora che ti regala un videogioco”.
La sua ultima challenge è stata l’esecuzione dell’intera discografia dei Nirvana nel deserto del Mojave in California, una sfida estrema che ha unito la musica della band di Seattle a un ambiente ostile ma affascinante. La scelta del deserto è stata dettata dalla volontà di mettere alla prova la sua resistenza fisica e mentale, piuttosto che cercare un’esperienza adrenalinica. Tuttavia, questa sfida si è rivelata più ardua del previsto a causa di una serie di imprevisti, tra cui un fastidioso crampo all’anca causato da uno sgabello troppo basso, che lo ha costretto a rivedere la scaletta dei brani in corsa.
Mark, come è nata l’idea di eseguire l’intera discografia dei Nirvana nel deserto del Mojave e cosa ti ha portato a combinare la musica della band di Seattle con una sfida ambientale così estrema?
I Nirvana sono una delle primissime band che mi hanno formato e Dave Grohl è stato di grande ispirazione per la mia carriera. Per quanto riguarda il deserto, volevo proseguire la mia serie folle delle sfide musicali, tipo quella di suonare in un jet, però non volevo qualcosa per forza adrenalinico, il mio intento era quello di mettere alla prova la mia resistenza.
La Giant Rock è una location iconica e suggestiva. Come hai scelto questo luogo per la tua performance?
Ho voluto realizzarla nel deserto perché rappresentava una vera e propria prova di resistenza. La Giant Rock, un luogo incredibilmente suggestivo in California, sembrava perfetto. Inoltre, ho scoperto che è un punto di ritrovo per appassionati di UFO. Così ho pensato: suonerò rock alla Giant Rock… il progetto si spiega da solo.
Qual è stata la parte più difficile della tua performance nella Giant Rock?
Senza ombra di dubbio, la più grande difficoltà è stata superare la sfiga. Riuscire a sopportare tutto è stato davvero difficile. Il caldo non dico che sia stato il minore dei problemi, ma con tutto quello che è successo è passato quasi in secondo piano. Una delle difficoltà è legata allo sgabello che ho usato: era così basso che mi ha costretto a sovraccaricare l’anca destra, causando un doloroso crampo. Per questo, ho dovuto adattare la scaletta durante l’esibizione, inserendo brani più lenti per darmi un po’ di sollievo. Viste tutte le disavventure, credo che il karma negativo accumulato negli ultimi anni si sia finalmente bilanciato.
Magari Dave Grohl vedrà la tua esibizione nel Mojave…
Purtroppo per questo video girato nel deserto la vedo un po’ più complicata, perché per problemi di copyright me lo hanno bloccato, dunque non credo che Dave riuscirà mai a vederlo.
La tua carriera ha visto una notevole evoluzione, da YouTuber di successo a musicista professionista: qual è oggi la sfida più grande che ti trovi ad affrontare?
La sfida più grande oggi per chiunque nel nostro campo è catturare l’attenzione delle persone in un contesto in cui l’attenzione è diventata estremamente frammentata. Con la comparsa dell’ultimo social network di tendenza, l’attenzione si è polverizzata. In passato, avevi circa 90 secondi prima che qualcuno decidesse se il tuo video meritasse di essere visto o meno. Ora, invece, hai solo dai tre agli otto secondi per convincere qualcuno che il tuo contenuto è ciò che sta cercando. Il pubblico non ti concede più neanche un secondo sulla fiducia!
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Entro la fine dell’anno lancerò un progetto a cui sto lavorando da tempo, ma è ancora presto per rivelarne i dettagli. Tra un paio di mesi sarò pronto per svelare ciò che ho preparato. Posso solo dire che mi porterà ben oltre la mia comfort zone, e chissà quali sorprese potrebbero emergere. Per quanto riguarda il canale, ho avviato collaborazioni internazionali, ma preferisco non rivelare troppo per scaramanzia. In teoria, dovrei concludere l’anno con diverse novità, mi si vedrà laddove non mi hanno mai visto.
L'articolo La challenge di Mark the Hammer: eseguire la discografia dei Nirvana nel deserto californiano del Mojave proviene da Il Fatto Quotidiano.