Sondaggi TP: italiani preoccupati per il terrorismo islamico
Ultimo sondaggio della settimana di agosto e, come sempre, ci focalizziamo su alcuni dei principali temi di politica nazionale e internazionali occorsi negli ultimi giorni. Tanto materiale su tanti argomenti diversi, a partire da quella che è stata, probabilmente, la notizia della settimana: l’arresto del fondatore di Telegram, Pavel Durov. Cominciamo.
Per chi non lo sapesse, Telegram è l’applicazione di messaggistica più diffusa al mondo dopo Whatsapp ed è nota per la capacità di mantenere al sicuro le conversazioni e per una serie di canali al limite – o al di là – della legalità. Pavel Durov, il fondatore di Telegram e di VK (rinominata spesso “il Facebook dei russi”) è stato arrestato in Francia e rischia, ora, una pena pesantissima. Abbiamo chiesto se l’arresto di Durov in Francia rappresenta un atto contro la libertà di parola. Oltre ad una buona parte (16,1%) che non conosce bene la storia o non vuole rispondere, il resto del campione si spacca praticamente a metà.
Tra chi sostiene la legittimità dell’arresto c’è il 26,5% che sostiene che si tratti di “una misura molto forte, ma è motivato e la Francia non è la Russia o la Cina, Durov potrà difendersi e affrontare un regolare processo”. Un 15,1% corrobora questa tesi e va oltre, sostenendo che “Telegram ha protetto terroristi, pedofili, spacciatori, Durov ha guadagnato denaro grazie a queste attività, l’arresto mi sembrava doveroso”.
Dall’altra parte, invece, il 20,1% ritiene che questo arresto sia “la dimostrazione che i Paesi europei e occidentali sono in realtà più liberticidi di Russia, Cina e realtà simili”. Una percentuale simile (21,9%) sostiene che “l’arresto è inaccettabile, la Francia e l’Europa sono più democratici di Paesi come come Russia o Cina, ma atti come questi le avvicinano a loro”.
Tirando le somme, quindi, il 42% è contro l’arresto e il 42,2% a favore.
In una delle risposte alle domande precedenti si sosteneva che Telegram avesse protetto anche terroristi. Abbiamo chiesto, alla luce dell’attacco di Solingen (in Germania) se è preoccupato per il terrorismo islamico in Europa e in Italia. Qui c’è una maggioranza molto chiara.
La risposta più gettonata (35,9%) è quella che afferma che “sì, l’integrazione non ha funzionato, sono troppi i musulmani organizzati o i lupi solitari pronti ad agire, anche in Italia”. A ruota (27,1%) segui chi si ritiene preocuppato anche se “in Italia corriamo meno pericoli che in Francia e in Germania”.
Dall’altro lato, c’è un 19,7% che sostiene di non essere preoccupato più di tanto perché “gli attacchi sono stati relativamente pochi negli ultimi anni, in Italia non ce ne sono stati e difficilmente ce ne sarà uno”. Infine, il 13,8% del campione sostiene di non essere preoccupato e che si tratta “di una piscosi senza motivo alimentata da quei partiti e movimenti che puntano a demonizzare l’immigrazione”.
In questo caso, le persone preoccupate per il terrorismo islamico sono circa il doppio rispetto a quelle che si considerano non preoccupate (63% contro 33,5%).
Continuiamo nel solco della politica internazionale e con quello che sarà l’appuntamento elettorale per antonomasia: le elezioni USA. Di recente, Robert Kennedy Jr. ha dato il suo endoresement a Donald J. Trump. Abbiamo chiesto ai nostri lettori quanto questo appoggio possa favorire la corsa del candidato repubblicano alla Casa Bianca.
Come per l’affaire Durov, c’è una gran percentuale di rispondenti (12%) che evita di esprimersi. Poi, c’è una distribuzione quasi perfetta tra le varie risposte.
Per il 21,2% del campione “il fatto che un membro della famiglia Kennedy appoggi Trump avrà il suo peso a livello mediatico sull’opinione pubblica”. Per una percentuale simile (23,5%) “su molti temi Trump e Kennedy sono molto vicini, è facile immaginare un travaso di voti a favore del campo repubblicano”
Dall’altro lato, un 19,1% afferma che “si tratta di un elettorato di protesta lontano da entrambi i grandi partiti e pochi trasferiranno i propri voti verso uno dei due maggiori candidati”. Infine, la risposta (di poco) più gettonata (24,2%) è quella che afferma che “Kennedy proviene dal partito democratico e dall’ambientalismo, alcuni suoi elettori voteranno anche per Harris, non solo per Trump”.
Chiudiamo con l’unica domanda di politica interna della settimana, quella che riguarda la sorella della premier, Arianna Meloni. Ricordiamo che Arianna Meloni non è una persona esterna alla politica, essendo la segretaria politica di Fratelli d’Italia. Attualmente, la voce su Meloni nel mirino dei magistrati non è confermata da alcun esposto. Considerato il fermento sul tema, però, abbiamo chiesto se c’è un attacco della magistratura alla famiglia del Presidente del Consiglio. E qui, gli italiani si schierano in maniera netta o a favore, o contro questa affermazione.
Per il 31,6% “come accaduto con Berlusconi, la magistratura cerca di indebolire il governo di centrodestra”. Per il 39,8% (la risposta di gran lunga più frequente) si tratta di “speculazioni del centrodestra, Arianna Meloni non è indagata, se lo fosse vorrebbe dire che ci sono elementi concreti in mano alla magistratura”. Le risposte più moderate ottengono percentuali decisamente più basse.
Per l’11,9% del campione c’è un attacco da parte della magistratura “anche se credo che ormai solo una parte della magistratura e dell’opposizione cerca di ricorrere a questi mezzi per danneggiare l’avversario”.
Per il 13,3% non c’è una persecuzione in atto “perché Arianna Meloni non risulta indagata, si tratta di indiscrezioni e pettegolezzi che ci sono sempre stati in politica, nulla di serio”.
Chiudiamo con le intenzioni di voto e la fiducia in Giorgia Meloni. Rispetto all’ultima rilevazione si osserva il leggero incremento dei due principali partiti italiani, FdI (+0,2%) e PD (+0,1%). Il M5S torna sotto la soglia del 10%. Movimenti davvero minimi anche per gli altri partiti, con FI/Noi Moderati e Lega entrambe che avanzano di 1 decimo e AVS che rimane ferma al 7%. Sostanziale equilibrio nei partiti minori, con Azione di Calenda che retrocede dello 0,1%.
Per quanto riguarda la fiducia nella premier, c’è una leggera ripresa, con un dato complessivo di “molto+abbastanza” che arriva al 39,9% (in aumento dello 0,3%). Il dato aggregato di chi non ha minimamente (48,8%) o poca (11,0%) fiducia arriva al 58,8%.
Nota metodologica: sondaggio realizzato con metodo CAWI, 2.900 interviste raccolte tra il 28 e il 29 agosto 2024.
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