L’ultima vogata l’ha fatta due settimane fa. A remi, a vedere le eliminatorie dei gondolini a Malamocco insieme alla sua amica Maria Chiusso. Poi le sue condizioni si sono improvvisamente aggravate. E il vecchio combattente ha dovuto cedere. Palmiro Fongher, 92 anni, re del remo e monumento della voga e della tradizione lagunare, è morto nel reparto di Medicina dell’Ospedale Civile, dove era stato ricoverato d’urgenza lunedì. La sua fibra forte e le cure dei medici nulla hanno potuto contro l’aggravarsi della situazione.
Palmiro aveva superato benissimo una operazione al cuore, lo scorso anno. Ma aveva scoperto la leucemia e adesso il Covid e la polmonite. Grande il dolore di familiari e appassionati per la scomparsa di un uomo che ha segnato la storia di Venezia nell’ultimo secolo. Il sindaco Luigi Brugnaro ha annunciato che domenica la Regata Storica sarà a lui dedicata, con le barche listate a lutto, l’alzaremi e un minuto di silenzio.
Dodici bandiere rosse nei gondolini, la prima con il fratello Bepi nel 1957, l’ultima con il grande Sergio Tagliapietra “Ciaci” nel 1988. La coppia del secolo, li avevano chiamati, 109 anni in due. Avevano allora messo in riga giovani e campioni, tra cui i figli del loro grande avversario Gigio Strigheta.
La casa di Palmiro sembra un museo. I quadri e i ritratti alle pareti, le bandiere conquistate nei 39 anni di partecipazioni alle regate in Canal Grande, le foto con l’assessore Cecconi e il sindaco Mario Rigo nei primi anni Ottanta. “Re del remo” dopo aver vinto per sette volte consecutive la sfida dei gondolini in coppia con Gianfranco Vianello “Crea”. Per lui un fratello più giovane, quasi un figlio.
«Conosco Palmiro da sempre, da quando i nostri nonni pescavano insieme in laguna», dice commosso il campione squerariol, l’ultimo re del remo rimasto, «con la sua scomparsa si chiude una pagina di storia di questa città. Mi mancherà tantissimo, mancherà a tutti noi. Ha vissuto una vita intensa e ricca. Voleva morire in barca, dove è nato e ha vissuto per tanti anni. Per poco non ci riusciva… Una grave perdita».
Palmiro era l’ottavo di nove fratelli, di una famiglia pellestrinotta di pescatori. Lui era stato avviato alla pesca di “seragia” quando aveva solo otto anni. Poi aveva lavorato come tipografo al Gazzettino, capo degli operai al manicomio di San Clemente. Pochi come Palmiro conoscevano la laguna e i suoi equilibri, le sue leggi e i meccanismi di canali, secche e velme. Nessuno come lui la tecnica della voga. «La barca deve essere come un’orchestra, ognuno deve fare la sua parte», diceva, «e non serve avere forza. Bisogna spingere bene con i piedi..!». Carriera lunga e luminosa, il miglior poppiere che un campione del remo potesse trovare. Dagli anni Cinquanta sempre ai vertici delle regate, i sodalizi con Badan e e Giannino Testacalda, poi il fratello Bepi, le vittorie con Crea, il gran finale con Ciaci e il tifo da stadio in Canal Grande.
Palmiro non ha mai smesso di pensare alla barca. Insegnante di voga per i ragazzi, ospite d’onore alle manifestazioni organizzate dalle remiere, consigliere e allenatore per generazioni di nuovi campioni. Non le mandava a dire quando accusava lo “scarso interesse e il poco rispetto” per la voga e i suoi maestri. Famoso anche per quegli aneddoti che ne hanno creato negli anni il mito. Il barbiere e il taglio dei capelli il giorno prima della regata, la cabala dei colori e le preghiere per un numero d’acqua fortunato. Poi in gara, tutto cambiava e veniva fuori il campionissimo. «Hanno inventato il cordino perché dicevano che partivo sempre prima», ci aveva raccontato in una intervista, «ma sono tutte balle. Non parto prima, solo che vado più veloce!».
Unanime il cordoglio e il dolore per la sua scomparsa. «Sempre schietto e sincero, Palmiro riassumeva in sé le caratteristiche e le qualità di Venezia». Dice il sindaco Brugnaro, «gli dedicheremo la Regata Storica di domenica e il Comune troverà insieme alla famiglia occasioni per raccontare ai giovani la sua storia, testimonianza autentica di amore per lo sport». «Una grande persona, il re del remo ci mancherà», il commento di Giovanni Giusto, delegato alla voga. I funerali di Palmiro si terranno lunedì alle 9 nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Poi il corteo acqueo fino alla Salute e il trasferimento a Pellestrina nella tomba di famiglia.