Il passato non è mai del tutto passato. Lo testimonia con forza la mostra Dive &Madrine, che si tiene nella hall dell’hotel Excelsior, fino al 7 settembre, in occasione dell’81° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica al Lido di Venezia. Venti scatti del celebre fotografo Uli Weber, un dialogo inedito tra le dive del passato e quelle attuali, che negli anni sono state madrine del Festival. Organizzata dal Ministero della Cultura e dall’Archivio Luce Cinecittà, curata dal sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni e da Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà, racconta la storia del nostro cinema attraverso il confronto e il passaggio di testimone tra attrici di generazioni diverse. Una spettinata e meravigliosa Monica Vitti sarà evocata da Sveva Alviti, madrina del Festival quest’anno. Il fascino misterioso e perverso di Alida Valli verrà interpretato dall’elegante bellezza di Sonia Bergamasco. «Il cinema incontra la fotografia», spiega Borgonzoni, «un connubio tra passato e presente con il talento a fare da filo conduttore. Questo progetto vuole raccontare al mondo le straordinarie storie, tutte italiane, di alcune tra le protagoniste del grande schermo di ieri e di oggi. Un percorso all’insegna della continuità, che valorizza il nostro patrimonio di sempre e promuove gli artisti contemporanei». L’algida Virna Lisi avvolta nel marabou viene ricordata da Vittoria Puccini in uno strepitoso abito d’argento. Serena Rossi e Claudia Cardinale con lo stesso indimenticabile sorriso. Mariangela Melato e Anna Foglietta sembrano lontanissime eppure hanno la medesima luce negli occhi. «La fotografia di Weber ha saputo cogliere oltre alle somiglianze fisiche, le ancora più potenti somiglianze caratteriali», racconta la presidente di Cinecittà, «Sono donne che non solo hanno incarnato il sogno, ma hanno saputo diventare guide spirituali». Come Sofia Loren, che secondo Sbarigia, è: «la più grande, meravigliosa e perfetta in ogni scatto», affiancata da Caterina Murino. O la forza di Silvana Mangano che si ritrova nella personalità di Kasia Smutniak. Così come l’allegria e l’eterna giovinezza di Stefania Sandrelli è nella grazia disarmante di Rocio Morales. «È un modo nuovo e non convenzionale di far rivivere l’Archivio e mostrare un divismo che non esiste più». Il set naturalmente è Cinecittà, con gli scenari felliniani di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, simbolo eterno del nostro cinema. Per non dimenticare che dopo gli Stati Uniti siamo il Paese che ha vinto più Oscar.