A Mestre sei istituti comprensivi su 13 rischiano di andare in reggenza, ovvero di non avere un dirigente scolastico proprio ma di averne uno che è titolare dell’incarico in un’altra scuola. Una situazione quest’anno resa ancora più problematica dalla cura dimagrante applicata alla scuola dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, che ha firmato un piano di dimensionamento che interesserà 32 scuole nel Veneto, 13 solo nel Veneziano. Nel concreto, questi istituti comprensivi perderanno la loro autonomia a causa del ridotto numero di iscritti e verranno inglobati da altri istituti.
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Questo avrà dei benefici dal punto di vista della gestione e richiesta di finanziamenti, ma sicuramente non agevola il lavoro ai dirigenti, che si troveranno a gestire plessi sempre più ampi.
Le scuole a rischio reggenza, a Mestre, sono l’Ic Giulio Cesare Parolari, a Zelarino, l’Ic Silvio Trentin, il Querini, il Cristoforo Colombo, il Da Vinci e il Grimani di Marghera. A questi si aggiungono anche due istituti superiori, il Pacinotti e il Gritti e, se calcoliamo anche quelle del centro storico, del litorale e del resto della provincia, saliamo a 23. «Una situazione preoccupante» commenta Giuliana Leorato della Cgil, sottolineando come quest’anno il tema delle reggenze sia particolarmente caldo e i numeri decisamente alti. Infatti, ai sei istituti comprensivi di Mestre vanno aggiunti anche tutti quelli di Venezia estuario e, alla fine, si arriva a quota 23.
Il nocciolo della questione è che, per un effetto a cascata, le nomine dei presidi sono bloccate e, di conseguenza, anche le reggenze. Come mai? Lungaggini burocratiche da una parte, con il concorso ordinario dei dirigenti scolastici che sta andando per le lunghe. Dall’altra, proprio in virtù delle lunghe attese per le nomine, si era deciso di immettere in ruolo i vincitori del concorso riservato a tutti quegli aspiranti presidi che avevano fatto ricorso. Si era, insomma, trovato un modo per snellire l’iter e assicurare la copertura delle dirigenze entro il primo settembre, data ufficiale di inizio dei lavori nel mondo della scuola, tra esami di riparazione e programmazione didattica. Ecco, però, l’imprevisto: il Tar del Lazio ha bloccato tutto, sospendendo in via cautelare la procedura relativa alla nomina dei vincitori. Inevitabilmente, questo porta a dei rallentamenti e se il Ministero non si rivolgerà al Consiglio di Stato, bisognerà aspettare il prossimo 5 settembre - quando il Tar si riunirà - per capire il da farsi rispetto alle nomine.
Intanto, presidi a parte, i sindacati mettono in guardia: «Siamo in ritardo su tutto, anche nelle assegnazioni provvisorie del personale Ata e nelle nomine dei docenti» sottolinea Leorato, aggiungendo che si procederà con le chiamate in ruolo degli insegnanti fino a dicembre. A rischio, quindi, la continuità didattica visto che alcune classi potrebbero avere un supplente per qualche settimana o addirittura fino a Natale, per poi doverlo cambiare. «Il problema principale, che causa anche queste nomine in ritardo, è il fatto che sono stati riservati dei posti, ben il 20% per i concorsi del Pnrr, previsti in autunno e intanto via di supplenze».
Un’attenzione particolare, da parte del sindacato Gilda Insegnanti, va alla situazione del sostegno. «C’è stata una contrazione delle ore» spiega Fabio Barina, «sono stati assegnati oltre duemila posti, ma le scuole ne avevano chiesti molti di più» fa presente.
Intanto, mentre le tempistiche si dilatano, il prossimo venerdì alle 11 un gruppo di docenti precari si è dato appuntamento sotto all’Ufficio Scolastico, a Marghera, per protestare contro l’incertezza lavorativa, una piaga che incombe sulla scuola.