Kamala Harris rischia di avere un grosso problema: il suo nome è Jill Stein. Quest’anno, come già nel 2016 e nel 2020, il Wisconsin si rivelerà uno degli Stati cruciali alle elezioni di novembre. Uno Stato che, per capirci, potrebbe essere addirittura in grado di decretare chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca. Ecco perché sia Donald Trump che la candidata dem stanno scommettendo moltissimo su di esso. Il punto è che la vicepresidente adesso sembra riscontrare una difficoltà non di poco conto.
Non dobbiamo infatti dimenticare che l’estrema sinistra filopalestinese continua a essere sul piede di guerra. Nonostante la Harris le abbia fatto alcune notevoli concessioni, quella galassia risulta ancora irrequieta. Durante la Convention democratica di Chicago, ha tenuto varie manifestazioni di protesta, mentre – alcuni giorni prima della kermesse – degli attivisti pro Pal avevano interrotto e contestato la candidata dem nel corso di eventi elettorali da lei tenuti in Michigan e Arizona.
Ora, non va trascurato che la sinistra filopalestinese ha un peso non irrilevante in Wisconsin. In occasione delle ultime primarie dem locali, il voto di protesta pro Pal contro Joe Biden aveva raggiunto l’8%, superando i 48.000 voti. Si tratta di un dato inquietante per la Harris. Nel 2016, Trump vinse in Wisconsin con un vantaggio di neppure 23.000 voti. Biden, quattro anni dopo, espugnò invece lo Stato con appena 20.000 voti di scarto. Ne consegue che ormai, in Wisconsin, le vittorie avvengono sul filo del rasoio. E la Harris sa benissimo che i malumori dei filopalestinesi potrebbero costarle caro in loco.
E qui veniamo al nodo di Jill Stein, che quest’anno, come nel 2016, è la candidata presidenziale del Green Party: una formazione di estrema sinistra che alle presidenziali non ha mai superato il 2% dei consensi a livello nazionale. Il punto vero, però, è il peso che questo partito può avere negli Stati chiave. Nel 2016, la Stein ottenne 31.000 voti in Wisconsin: ciò vuol dire che, se quel pacchetto fosse andato ai dem, Hillary Clinton sarebbe riuscita a strappare lo Stato a Trump. Il punto di svolta, quest’anno, è che la Stein ha assunto una posizione energicamente filopalestinese, che potrebbe attrarre molti voti della sinistra: uno scenario che, qualora si verificasse, potrebbe trasformarsi in un vero e proprio incubo per la Harris.
Non a caso, il Partito democratico aveva fatto ricorso, per cercare di bloccare la candidatura locale del Green Party: un ricorso che è stato tuttavia recentemente respinto dalla Corte Suprema del Wisconsin. Inoltre, a peggiorare la situazione per la vicepresidente sta il fatto che, secondo la media sondaggistica di Real Clear Politics, attualmente, in questo Stato, il suo vantaggio è appena dell’1%: a fine agosto 2020, Biden era avanti del 3,5%, mentre – a fine agosto 2016 – la Clinton aveva addirittura un vantaggio superiore all’11%. Si tratta di dati preoccupanti per la Harris. Un quadro complessivo che, specialmente alla luce della candidatura della Stein, si fa particolarmente fosco per la vicepresidente.