“Gli immigrati ci pagano le pensioni” è uno dei ritornelli della sinistra che viene smontato anche da Bankitalia. Ne parla Camilla Conti in un dettagliato articolo su La Verità, nel quale peraltro emerge come ogni anno dall’Italia partano otto miliardi di euro di bonifici da parte dei lavoratori stranieri nei loro rispettivi Paesi.
I soldi che gli stranieri rimandano ai familiari che abitano nei loro Paesi di origine superano gli 8 miliardi e i primi beneficiari sono Bangladesh, Pakistan e Filippine. Per il sistema delle cosiddette “rimesse”, solo una parte dei soldi guadagnati finisce nelle casse dell’Inps (ed essendo il nostro sistema pensionistico di tipo contributivo, prima o poi quei soldi dovranno essere restituiti).
Stando ai dati forniti da Banca d’Italia, parliamo di 8,2 miliardi di euro nel 2023 ma, come fa notare la Fondazione Leone Moressa, “considerando le rimesse invisibili” (ad esempio contanti consegnati a mano, invio di regali, ricariche telefoniche), il volume complessivo delle rimesse potrebbe oscillare tra 9,4 e 11,9 miliardi”.
Ripercorrendo lo storico dei dati forniti da Bankitalia, notiamo che dai 3,9 miliardi del 2005 le rimesse sono raddoppiate fino ai 7,5 miliardi del 2011, per poi calare ai 5 miliardi del 2016. In seguito, però, i soldi trasmigrati all’estero hanno ripreso ad aumentare, per attestarsi negli ultimi anni intorno agli 8 miliardi. Disaggregando il dato nazionale, prosegue la fondazione, scopriamo che “oltre un quinto delle rimesse parte dalla Lombardia (1,8 miliardi). La seconda regione è il Lazio, con 1,2 miliardi”.
Nell’articolo de La Verità, si legge ancora che, “ciò che deve fare alzare le antenne è il valore relativo alla capacità di contribuzione e di versare l’Irpef. Qui scendiamo a 9,6 miliardi. Solo il 5,6% del totale. La metà rispetto al primo dato relativo, quello sul numero di lavoratori attivi. I conti sono presto fatti. Basta da un lato vedere il valore complessivo dei versamenti Irpef in Italia e dall’altro riprendere lo studio della Fondazione e scorrere la terza pagina. Qui si vede che il reddito medio, ovviamente lordo, supera di poco i 15.000 euro all’anno”.
“Con tali voci – si legge nell’articolo-come si può sostenere che sarà l’arrivo in massa di nuovi lavoratori stranieri a stabilizzare il nostro welfare, pagare i servizi e le pensioni degli italiani? Se il 10% dei lavoratori è in grado, in questo momento, di versare solo il 5% dell’Irpef, è chiaro che pur alzando il numero di buste paga destinate agli stranieri i flussi di gettito resteranno sempre limitati. O meglio insufficienti. D’altro canto, il problema della denatalità è drammatico e nessuno può negarlo”.
Intervenendo al Meeting di Rimini, il Governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, ha messo l’accento sulla necessità di dotarsi di un’immigrazione regolare e controllata che serva a bilanciare i cali demografici che riguardano particolarmente l’Europa.
Attenzione, però, ha sottolineato Panetta, perché l’ingresso di immigrati regolari , “andrà gestito in maniera coordinata all’interno dell’Unione, bilanciando le esigenze produttive con gli equilibri sociali e rafforzando l’integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro”, aggiungendo che, ” con più occupazione e più lavoratori stranieri, il contributo del lavoro alla crescita sarà però contenuto”.
L'articolo “Gli immigrati ci pagano le pensioni e il welfare”, anche Bankitalia smonta le bufale della sinistra sembra essere il primo su Secolo d'Italia.