MONFALCONE. Dicevano: «Questo le piglia tutte». E intanto filmavano. Una, due, tre. Alla fine 10, 12 parate. Una più bella dell’altra, uno spettacolo incredibile perché il calcio è delizia per gli occhi anche quando a tirare il pallone è solo un bambino. Poi, come tutte le cose belle, il derby Staranzano-Monfalcone era finito: l’arbitro aveva fischiato tre volte e i biancazzurri s’erano ritirati mesti in spogliatoio, colpa di quel “diavolo” d’un portiere. Un portiere pulcino così formidabile da girarci un filmino: 12 parate in un match secco, uno show. E, manco a dirlo, il video è ora un cimelio. Perché quel portiere è cresciuto. Ha 23 anni, gioca nel Monza in serie A e al suo orizzonte si staglia una promettente carriera da professionista. Si chiama Semuel Pizzignacco ed è di Monfalcone, casa in una stradina dietro la Gisella.
Portiere era suo nonno. Livio, fondatore dell’Aris Calcio. E portiere era suo papà. Noel, maglia della Triestina Primavera. Ora è il suo turno, ma lui li ha già superati d’una spanna, perché giovanissimo, ancora nel 2021, Semuel Pizzignacco ha timbrato due presenze nella nazionale Under 21: autentico orgoglio bisiaco, come Simone Pafundi, altro talento cittadino. Di recente tutti a Monfalcone hanno visto il portiere in tivù, nel Memorial Berlusconi, a giocare col Monza contro il Milan. La mamma Elena Calligaris, qui conosciuta perché fa la barista a Staranzano, nella Boutique di Trudy gestita di fianco alla Bcc dallo zio di Semuel, racconta con commozione e felicità la sua storia. Che è sì una favola – per tanti bambini che praticano il calcio la serie A resterà un miraggio – ma anche il racconto di tanto sacrificio. Dedizione allo stato puro.
«È sempre stato molto concentrato sul suo obiettivo, fin da piccolo», spiega la mamma. Un sogno che decantava già nell’infanzia. «Lo ricordo seduto sulle ginocchia di mio papà Paolo. Avrà avuto sei anni. Diceva che lui, un domani, sarebbe diventato un giocatore di serie A. Chiaramente da mamma assecondavo, ma col giusto distacco: solo più tardi ho capito che realmente aveva chance». Bisogna tenerseli stretti, i sogni. E Semuel Pizzignacco l’ha fatto. «È andato via da casa a 14 anni – ricorda – e l’adolescenza l’ha trascorsa tra studio e sport, nient’altro. Fuori, di sera, non c’andava mai. Usciva da scuola alle 13, un’ora prima, per andarsi ad allenare. A Gradisca prendeva il bus per Sagrado e da lì il treno per Udine. Ogni giorno tra campo e palestra, dalle 15 alle 19, e poi a casa a studiare».
Gli esordi, con l’attività di base nello Staranzano Calcio (Piccoli amici, Pulcini, Esordienti). Sotto l’egida, tra gli altri, dell’allora responsabile del settore giovanile Francesco Volante, che concesse al papà Noel di allenare personalmente il figlio, forte della sua esperienza di portiere. «Ha sempre avuto questa passione per il calcio. E devo dire che s’è visto abbastanza presto che aveva talento. Già a otto-nove anni c’erano gli osservatori che lo monitoravano: ricordo un match in particolare, il derby Staranzano-Monfalcone, in cui gli fecero addirittura un filmino per la sfilza impressionante di parate, una dozzina», sempre mamma Elena.
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Pizzignacco ha giocato dal 2007 al 2015 con lo Staranzano Calcio, poi per due anni al Cjarlin Muzzane (il periodo più difficile anche per la staffetta che tutti i familiari del ragazzo, una bella famiglia allargata, compreso il secondo marito di Elena, Armando, hanno fatto per accompagnarlo ad allenamenti e partite), quindi l’Udinese (2017-18), il Vicenza in serie C e B (2018-20), Legnago e Renate (in prestito, 2020-22, sempre in C), la Feralpi Salò (2022-24, C e B) e ora il Monza in A. «L’incarico da professionista – commenta la mamma – costituisce una soddisfazione non da poco. Il salto di qualità è arrivato negli ultimi due anni, con la Feralpi, dove Semuel è stato definito dalla stampa il “miglior portiere della zona” e lì probabilmente hanno iniziato a guardarlo in tanti, fino alla serie A». A guardarlo invece con occhi di mamma (ed Elena Calligaris sa di essere di parte), Pizzignacco è «un figlio modello».
«Da atleta – spiega – penso che la sua dote maggiore risieda soprattutto nella testa: la capacità di rimanere sempre, fin da piccolo, fermo sui suoi obiettivi, nonostante il grande impegno richiesto. È uno che fa molta autocritica, si ristudia la partita, non dorme la notte dopo il match per via dell’adrenalina». Poi, certo, c’è l’agilità felina su un pezzo d’uomo di un metro e 88. Che ambisce a giocare nell’Inter, sua squadra prediletta fin da piccolo, e ha come modello la stella Manuel Peter Neuer.
Da mamma, l’unico rammarico è «non riuscire a seguirlo proprio ora che è in A: devo vedere le partite in tivù, mentre prima non ne saltavo una». Di certo lui non scorda le radici (la sua fidanzata da cinque anni, Giulia, con cui condivide un simpatico Amstaff, Antea, è di Basaldella): «Monfalcone – dice il portiere del Monza – è per me casa, il luogo dove sono cresciuto, ho studiato e mi sono fatto le amicizie che mi hanno portato a essere la persona che sono ora...Ogni volta torno qui con piacere, perché ci vivono i miei familiari e quando possibile mi piace condividere il tempo assieme a loro». Gli impegni sportivi lo tengono distante, ma si sente ogni giorno, anche attraverso le videochiamate, con mamma e papà. «Tante persone, adesso che Semuel è in A – conclude Elena –, mi chiedono di lui. Quello che gli auguro è di essere felice. So che ha nuovi obiettivi e spero li raggiunga. Questo è l’inizio della sua carriera. E poi gli auguro una famiglia con Giulia, una bravissima ragazza che sa stargli vicino col cuore. A 14 anni è uscito di casa, maturando in fretta, e se lo merita». Soprattutto: l’augurio di continuare a giocare con la grinta del pulcino scatenato, che parava 12 palloni in un solo match