TRIESTE. Galleggiavamo beatamente negli anni Ottanta quando il 17 febbraio 1983 uscì nelle sale “Sapore di mare” di Carlo ed Enrico Vanzina, un film pianificato per riportarci sulle spiagge seguendo il vecchio filone cinematografico dei Sessanta: “L’ombrellone” di Risi, “Peccati d’estate” di Bianchi, “Ferragosto in bikini” con Walter Chiari e moltissimi altri usciti col marchio della spensieratezza balneare.
In realtà “Sapore di mare” — che tornerà nelle sale di tutta Italia dal 29 agosto — inaugurò un ciclo vacanziero, seguito da una pellicola di altrettanta leggerezza, però montanara stavolta: “Vacanze di Natale” a Cortina.
Entrambi, quarantuno anni dopo, rappresentano il cosiddetto prodotto cult, ovvero opere cariche di remember e di unicità nel tempo in cui si manifestarono.
Enrico Vanzina, come mai la pellicola ritorna al cinema?
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«Non è una decisione mia, ma di chi controlla i diritti. Io spero vada benissimo, ovviamente. L’unico dubbio è la data, ecco. Verranno a vederlo a fine agosto? Ma se loro ci credono avranno ben studiato la situazione».
In realtà il vostro film lo si trova su una piattaforma soltanto e non è facile da scovare in giro per il web.
«Gli appassionati si sono muniti di dvd, i nostalgici lo rivedranno volentieri. Certo, sul grande schermo è meglio che in tv».
Cosa vi siete confidati lei e suo fratello Carlo prima di riempire il foglio numero uno del soggetto?
«Siamo scesi all’infanzia della nostra villeggiatura al Forte. E sono affiorati un’infinità di ricordi. Tanto per dirne uno: Carlo, quand’era giovane, fu costretto a stare tutta la notte sotto il letto della sua bella per un arrivo imprevisto. E, infatti, abbiamo costretto Jerry Calà a ripetere la stessa scena mentre amoreggia in una stanza d’albergo con Marina Suma e, a sorpresa, arriva sua madre».
Vuole dire che avete sfoggiato dell’autobiografia?
«Soltanto piccoli episodi. L’intenzione sin dall’inizio è stata quella di raccontare il meraviglioso decennio visto dal futuro. Strada facendo la storia si è trasformata in un romanzo di formazione con una gioventù che ama e vive proprio al confine con la maturità e in quella realtà che mancava al cinematografo di allora. La commedia romantica avrebbe rappresentato una variabile nel cartellone degli Ottanta dei Castellano e Pipolo, dei Celentano e dei Pozzetto, consolando — fra l’altro — chi s’era ubriacato delle cattiverie degli insanguinati Settanta. È senza dubbio il nostro film più sincero».
La premiata ditta Vanzina veniva da un successo di botteghino incredibile con “I fichissimi”. La Dean di Angeletti e De Micheli non avrà battuto ciglio per produrre “Sapore di mare”?
«”I fichissimi” era il primo film di Jerry senza i “Gatti di vicolo miracoli”, costò pochissimo e incassò tantissimo. Infatti loro accolsero con piacere la nostra nuova idea. Certo, avevamo un budget limitato e ci inventammo degli stratagemmi».
Tipo?
«La spiaggia non è a Forte dei Marmi, ma bensì a Fregene. Come pure stanno a Fregene le stradine interne che portano alla villa dei Carraro e la pineta dove Calà sfida in vespa il capo dei bulli locali. Tutti pensarono fosse davvero il Forte, a parte la scena dell’arrivo della famiglia Pinardi sulla 1100 Fiat, girata proprio lì. Ma nell’inquadratura successiva quando papà, mamma e i due ragazzi entrano in albergo, anche quello è un hotel della costa laziale».
Avete messo assieme una bella truppa attoriale.
«Jerry arrivò dopo, non pensavamo volesse farlo. Christian De Sica ci piaceva trasformalo, lui romano doc, in un fighetto milanese (Felicino) e fu la sua fortuna, anche se la produzione non credeva troppo nel figlio di Vittorio. La splendida e indimenticata Karina Huff (la bionda Susan) uscì da un provino, mentre la Suma e Cannavacciuolo, nel film suo fratello, stavano assieme davvero e li prendemmo entrambi, anche se i baci fra Marina e Calà mettevano un certo malumore ad Angelo».
E Virna Lisi? Aveva 47 anni ed era di una bellezza sconvolgente.
«Pensi che quella parte la scrivemmo apposta per Catherine Spaak, ma la signora rifiutò la parte. Pure Virna non si buttò a capofitto, se non ci fosse stato il figlio a insistere lei non mi avrebbe mai chiamato. Fece bene, invece».
Lo tornerà a vedere?
«Lo proiettammo in una spiaggia della Versilia l’anno scorso per il quarantennale: mi emozionai a riguardare tutta quella bella gioventù del 1983, soprattutto per la splendida Karina: se n’è andata troppo presto».