Ottimizzazione dell’assetto territoriale, lo chiamano gli istituti di credito. Per i clienti è ben diverso: significa rimanere senza banca. In meno di dieci anni, nella Marca ha chiuso oltre una filiale su tre.
La desertificazione degli sportelli continua, e ora salgono a 11 i comuni della nostra provincia senza più nemmeno una filiale: anche Arcade, infatti, si aggiunge alla lista dei dieci precedenti, con l’annunciata serrata dell’ultimo presidio rimasto sul territorio, quello di Intesa Sanpaolo in piazza Vittorio Emanuele III, che in questi giorni sta avvisando i propri clienti dell’imminente serrata definitiva programmata per il prossimo 12 ottobre.
Scenderanno così a 351 le filiali bancarie in provincia di Treviso. Dal 2015 ad oggi sono 197 gli sportelli che hanno chiuso, con un calo del 36% rispetto ai 548 che si contavano meno di dieci anni fa. E diventano undici con Arcade, come detto, gli ambiti territoriali rimasti privi di sportelli bancari: gli altri dieci sono Cison di Valmarino, Crespano, Fregona, Monfumo, Morgano, Moriago della Battaglia, Paderno del Grappa, Portobuffolè, Possagno e Zenson di Piave (dieci considerando ancora come due ambiti separati Crepano e Paderno del Grappa, ora amministrativamente uniti con la denominazione di Pieve del Grappa). Sommando il numero di abitanti dei comuni rimasti scoperti si arriva attorno a quota ventimila.
Dai dati regionali dell’osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl (fonti: elaborazione Fondazione Fiba a partire dai dati di Banca d’Italia, Istat ed Eurostat, al 31 marzo 2024), risulta che il 19% dei comuni veneti (106 su 563) sono colpiti dal fenomeno della desertificazione assoluta, ossia la chiusura di tutti gli sportelli bancari, mentre quello della desertificazione parziale, ossia la presenza di un solo sportello nel comune, si registra nel 25% del comuni veneti (139 su 563) e coinvolge un sempre maggiore numero di persone (+19%). In termini di superficie, parliamo del 14% del territorio veneto sprovvisto di sportelli bancari e di quasi il 17% con un solo sportello.
Un fenomeno in atto da ormai una decina d’anni, ma che non accenna ad arrestarsi, anzi: a livello nazionale, gli sportelli chiusi nel primo trimestre di quest’anno sono stati 97, contro i 72 dello stesso periodo dell’anno scorso. In Veneto, nel biennio 2022-23 hanno chiuso 108 sportelli bancari, e altri 13 nel solo primo trimestre di quest’anno.
Analizzando le singole province, quelle con il maggior numero di comuni sprovvisti di sportelli bancari sono, in ordine, Belluno (dove il 50,8% dei comuni è senza sportelli e la quasi totalità, 30 su 31, vede più del 20% di residenti over 65), Rovigo (36%), Vicenza (18,4%), Verona (14,3%), Padova (10,8%), Treviso (10,6%) e Venezia (2,3%).
L’Osservatorio ha messo in fila, inoltre, le province maggiormente desertificate attraverso un indicatore che tiene in considerazione vari ambiti di analisi (comuni, popolazione, imprese e superficie): in termini di desertificazione assoluta per il Veneto si conferma al primo posto Belluno, poi Rovigo e Vicenza; la provincia veneta più impattata dalla desertificazione parziale, invece, è Padova, seguita da Rovigo e Vicenza.
La strategia di chiudere filiali nasce da un motivo economico. Da anni ormai gli istituti di credito spingono verso la digitalizzazione dei servizi in sostituzione di quelli tradizionali allo sportello: l’home banking costa meno, non ci sono di mezzo affitti da pagare e i costi del personale si riducono drasticamente.
Anche il processo di fusione e concentrazione bancaria in atto gioca a favore delle chiusure, perché due banche che si uniscono sotto un’unica insegna poi vanno a dimezzare le filiali vicine, che rappresentano un doppione.
Discorso generale, questo, da tarare poi secondo tante variabili. Molti istituti di credito cooperativo, per esempio, hanno piani industriali che prevedono il rafforzamento della propria presenza territoriale e l’apertura di nuove filiali. Ma il saldo complessivo del sistema, lo dicono i numeri, resta in rosso e continua a peggiorare.