Opzione donna e Ape sociale, che fine faranno nella riforma pensioni 2025?
Il panorama delle pensioni in Italia si prepara ad affrontare il 2025 con alcune conferme importanti, ma non senza nuove sfide per i lavoratori e le lavoratrici: Ape Sociale e Opzione Donna, due delle opzioni più discusse per il pensionamento anticipato, sembrano destinate a essere approvate per il prossimo anno. Tuttavia, le condizioni per accedere a queste forme di pensionamento rimarranno rigide, continuando a limitare il numero di beneficiari.
Opzione Donna è stata introdotta come una possibilità per le lavoratrici di ritirarsi dal mondo del lavoro con qualche anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia. Tuttavia, le restrizioni imposte negli ultimi anni hanno ridotto significativamente l’attrattiva di questa opzione. I dati parlano chiaro: nel primo trimestre del 2024 sono state presentate solo 1.700 domande per Opzione Donna, un terzo rispetto alle oltre 5.300 dello stesso periodo del 2023.
I motivi di questo calo sono evidenti. Opzione Donna 2025 sarà riservata esclusivamente a determinate categorie di lavoratrici: caregiver, donne con un’invalidità superiore al 74%, disoccupate recenti o impiegate in aziende in crisi. Inoltre, sarà necessario aver maturato 35 anni di contributi per poter accedere a questa forma di pensionamento anticipato.
Le lavoratrici che soddisfano questi requisiti potranno andare in pensione a 61 anni (o a 59 anni se hanno due figli a carico), ma con un assegno calcolato interamente con il metodo contributivo. Questo comporterà un taglio del 15-20% rispetto all’ultima retribuzione. Inoltre, la pensione non sarà immediata: sarà infatti necessario attendere dai 12 ai 18 mesi prima di ricevere il primo assegno.
Anche Ape Sociale sarà probabilmente rinnovata per il 2025, continuando a rappresentare una soluzione per quei lavoratori che si trovano in condizioni particolarmente difficili. Anche in questo caso, però, il numero di domande è in calo, passando dalle oltre 4.000 del 2023 a circa 1.000 nel 2024.
Ape Sociale è destinata a categorie specifiche di lavoratori: caregiver, persone con un’invalidità pari almeno al 74%, disoccupati, e chi svolge attività usuranti. Per accedere a questa opzione, sarà necessario aver maturato 30 anni di contributi, o 36 anni nel caso di lavori usuranti. In cambio, si potrà andare in pensione a 63 anni e 5 mesi, con un assegno fisso di 1.500 euro al mese.
Probabilmente sarà confermata anche l’incumulabilità di altri redditi da lavoro dipendente o parasubordinato, mentre per i redditi da lavoro autonomo potrebbe restare il limite attuale di 5.000 euro annui.
Le conferme di Opzione Donna e Ape Sociale per il 2025 sono una notizia positiva per chi cerca una via d’uscita anticipata dal mondo del lavoro, ma i requisiti stringenti continuano a limitare significativamente il numero di potenziali beneficiari. Queste misure, sebbene utili per gestire i costi delle casse previdenziali, rischiano di diventare sempre meno accessibili, rendendo necessario un attento esame delle alternative disponibili per chi desidera andare in pensione prima dei 67 anni.
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