Telegram “rispetta le leggi dell’Ue, incluso il Digital Services Act: la sua moderazione rispetta gli standard del settore ed è in continuo miglioramento”. Ad affermarlo in un post su X è Telegram dopo che il fondatore del social network Pavel Durov è stato fermato dalla polizia appena arrivato all’aeroporto di Le Bourget di Parigi. Le autorità giudiziarie francesi, secondo quanto trapelato da indiscrezioni di stampa, ne hanno prorogato la detenzione. Il 39enne franco-russo potrà essere detenuto adesso per un massimo di 96 ore. A quel punto il giudice può decidere di liberarlo oppure di sporgere denuncia e rinviarlo in custodia cautelare.
Durov è accusato di reati gravissimi che vanno dal fiancheggiamento al terrorismo, al narcotraffico, dalla frode al riciclaggio, dalla ricettazione e al possesso di contenuti pedopornografici. Tutti reati che gli sono contestati non perché commessi direttamente ma perché, è la tesi della giustizia francese, Durov deve rispondere di ciò che accade sul social che ha fondato, in virtù del fatto che non esercita un controllo sui contenuti e garantisce la privacy degli utenti. Scelte che, è l’accusa, in qualche modo lo rendono complice.
“Il Ceo di Telegram, Pavel Durov, non ha nulla da nascondere e viaggia spesso in Europa”, ha spiegato ancora la società. “È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell’abuso di tale piattaforma. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram come mezzo di comunicazione e come fonte di informazioni vitali. Stiamo aspettando una rapida risoluzione di questa situazione. Telegram è con tutti voi”, conclude la nota.
Il caso ha aperto un acceso dibattito sul tema della tutela di alcuni diritti fondamentali e di come il mondo occidentale, e l’Europa in particolare, la intendano. Il capodelegazione di FdI al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, ha sottolineato che “l’arresto in Francia del patron di Telegram Pavel Durov apre nuovi inquietanti interrogativi, anche perché arriva a pochi giorni dagli attacchi a Elon Musk e a X arrivati dal Commissario Ue Breton e dagli eurodeputati di Macron”. “Non è facile stabilire il confine tra la necessaria collaborazione delle piattaforme nel contrasto al crimine e il diritto al libero accesso a informazioni non filtrate”, ha aggiunto Fidanza sui suoi social, chiarendo che “certo è che in una democrazia liberale un provvedimento grave come l’arresto deve essere molto ben giustificato, altrimenti il sospetto di qualcosa di diverso rimane. Sono tempi duri per la libertà di espressione e – ha concluso l’eurodeputato di FdI – non dobbiamo abbassare la guardia”. Fra gli altri sul caso si erano espressi anche Elon Musk ed Edward Snowden e, in Italia, Matteo Salvini, sottolineando quanto il caso Durov rappresenti un precedente pericoloso.
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