Le mucillagini hanno invaso l’oasi biologica delle vongole e hanno ucciso almeno l’80% dei lupini sottoposti ad allevamento. Peggiora sempre di più la condizione dei pescatori per colpa del fenomeno che sta provocando l’anossia, la morte sia delle vongole che dei fasolari. Milioni di esemplari sono già senza vita in fondo al mare. I danni per il mancato guadagno superano già i 2 milioni di euro, ma è una cifra ottimistica. La crisi si ripercuote sul comparto peschereccio.
Tra Bibione e Caorle, ma la situazione si fa più difficile anche nei comparti di Monfalcone, Venezia, Chioggia, e più a sud a Rimini e a Termoli, è già in vigore l’alternanza nella flotta peschereccia: il 50% delle barche rimane nel porto. «Non ci sono più vongole da recuperare vive, la metà delle barche non esce in mare, è morto circa l’80% del prodotto, siamo nella disperazione» ammette Gianni Stival, presidente nazionale dei Consorzi d’Italia nel settore molluschi bivalvi «dobbiamo fare in modo che le Regioni e il Governo facciano sinergia».
A lungo andare le ripercussioni possono riguardare anche la tavola. Se l’80% delle vongole messe a dimora sui fondali per l’allevamento è già morto, l’unica strada da percorrere è quella dell’importazione. Ma le mucillagini ormai sono dappertutto, un tappeto marrone in tutto l’Alto Adriatico. Tranne a riva, per la gioia dei turisti. «Anche i colleghi croati sono nelle nostre medesime condizioni» aggiunge Stival «non ci sono soluzioni immediate, se non i ristori. L’anno scorso il flagello era il granchio blu. Anche loro vengono uccisi dalle mucillagini».
Per quanto riguarda Caorle, nemmeno l’oasi biologica è rimasta immacolata. Anche questo aspetto deve far riflettere le autorità. «Purtroppo le mucillagini hanno invaso anche questo settore marittimo, unico in Italia, perché la vongola biologica è un prodotto nostrano. Non sappiamo più cosa fare». Il 30 agosto prossimo si parlerà di questo problema in una commissione regionale a Venezia, ma Stival punta più in alto. «Dobbiamo far intervenire direttamente il ministro della sovranità alimentare Lollobrigida. Chiederemo lo stato di calamità».