Ferruccio Resta, ex rettore del Politecnico di Milano ed ex presidente della Crui – Conferenza dei rettori delle università italiane – ha definito come un «modo miope di vedere il problema» la protesta dei ricercatori padovani contro la riforma universitaria Bernini.
Coordinamenti e sindacati hanno contestato il disegno di legge, sostenendo che questo aumenterà la precarietà dei ricercatori e metterà a rischio i loro diritti. Tuttavia, Resta afferma che la riforma è necessaria per permettere agli atenei italiani di competere con le migliori università internazionali.
Il disegno di legge, che sarà discusso in Parlamento il prossimo autunno, introduce cinque nuove forme contrattuali: borse per collaborazioni studentesche, contratti di assistenza alla ricerca (junior per laureati e senior per chi ha un dottorato), contratti post-doc e professori aggiunti.
I ricercatori padovani temono che, una volta finito il dottorato, inizieranno un lungo periodo di precarietà e insicurezza lavorativa. Secondo loro, non ci sono garanzie di poter accedere a una posizione stabile in università.
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Resta ribatte che la riforma non deve essere vista solo in termini di precarietà, ma come un necessario strumento di flessibilità. Egli sottolinea l'importanza di dotare il sistema universitario di strumenti moderni per competere a livello internazionale e per valorizzare il percorso accademico dei giovani ricercatori.
Secondo Resta, il provvedimento colmerebbe un vuoto creato nella scorsa legislatura e permetterebbe alle università di avere strumenti più efficaci per gestire i propri talenti, evitando che rimangano vincolati a sistemi troppo rigidi.
Ferruccio Resta conclude sottolineando l'importanza di adattare il sistema universitario italiano ai cambiamenti in corso, inclusi quelli legati all'intelligenza artificiale, per non rimanere indietro nel contesto internazionale e nello sviluppo del paese.