A distanza di neanche 24 ore dallo splendido successo a Cincinnati è scoppiata la bomba in casa Jannik Sinner. Una notizia – quella della sua positività al Clostebol e conseguente innocenza – di cui lui e il suo team, a dire il vero, erano già a conoscenza da mesi. Ma di cui, al di fuori di quella ristrettissima cerchia, nessuno sapeva nulla. Almeno fino al 20 agosto.
“In aprile, a Jannik Sinner è stata notificata una positività per tracce di metaboliti del Clostebol (meno di un miliardesimo di grammo). Dopo una estesa e meticolosa indagine, ITIA e Sinner hanno scoperto che l’inavvertita contaminazione è stata causata da un trattamento che ha ricevuto dal suo fisioterapista. Il suo preparatore atletico aveva acquistato un prodotto, facilmente reperibile senza ricetta in ogni farmacia italiana, che ha dato al fisioterapista di Jannik per trattare una ferita al dito dello stesso fisioterapista. Jannik non ne sapeva nulla e il fisioterapista non sapeva di aver utilizzato un prodotto contenente Clostebol. Il fisioterapista ha trattato Jannik senza guanti e l’aver toccato alcune ferite sul corpo di Sinner ha causato la contaminazione“ – si legge nel comunicato ufficiale diffuso dal n°1 del mondo sui suoi canali social.
Nonostante la sentenza – è sempre bene ribadirlo – abbia dichiarato Jannik Sinner innocente, più di qualcuno ha subito storto il naso riguardo la buona fede del giocatore e del tribunale indipendente che lo ha giudicato. Adam Addicott, collega di ubitennis.net, ha avuto modo di raccogliere informazioni importanti direttamente da Richard Ings, ex capo del programma anti-doping dell’ATP dal 2001 al 2005 e poi CEO dell’autorità sportiva australiana anti-doping dal 2005 al 2010.
“Ho letto la sentenza e le regole sono state seguite alla lettera“ – ha esordito Ings nell’intervista con Addicott. “Gli avvocati di Sinner hanno presentato un ricorso il giorno stesso della sospensione (la prima, il 4 aprile scorso, ndr), chiedendo la revoca della sospensione dato che non erano state evidenziate responsabilità“.
In questi casi, come spiegato in seguito, un’udienza è solitamente richiesta ed è ciò che è effettivamente accaduto. “Un giudice ha ascoltato il ricorso e ha revocato la sospensione. Secondo le regole attuali, nessun annuncio può essere fatto pubblicamente fino a quando il tribunale non ascolta interamente la questione. Il tribunale ha rivisto tutto il caso e le prove e ha stabilito che Sinner non avesse colpe, quindi poteva giocare“ – ha spiegato ancora Ings -. “È obbligatorio che vengano decurtati punti e prize money (com’è successo, ndr), anche se non c’è alcune colpa. Le regole sono state perfettamente seguite“.
Davvero una beffa per Sinner, con una positività riscontrata in maniera totalmente fortuita. “Jannik non ha colpe: di solito è difficile per un giocatore risalire alla fonte primaria della contaminazione, ma in questo caso è stato abbastanza facile e ha potuto dimostrare la sua innocenza. Peccato gli sia costato quasi mezzo milione di euro e le facce storte di stampa e colleghi“. E ce ne sono già parecchi che hanno storto il naso, purtroppo.