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Ius scholae, la storia dei giovani stranieri a Monfalcone: «C’è chi vive da sempre qui ma non ha la cittadinanza»

Nelle scuole di Monfalcone - dall’infanzia alle superiori -, in base al report del ministero dell’Istruzione e del merito, nell’anno 2022-23 c’erano 1.837 alunni con cittadinanza non italiana.

Una fetta consistente di quei ragazzi e quelle ragazze potrebbe ora aspirare alla cittadinanza, se diventasse legge la proposta che punta a concederla a chi abbia frequentato la scuola italiana per dieci anni.

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Il dibattito sullo ius scholae, riapertosi in questi giorni a due anni di distanza dall’approvazione da parte della Camera di una proposta di legge poi mai approdata al Senato, a Monfalcone assume un peso di gran lunga superiore a qualsiasi altra situazione presente nel territorio nazionale.

Abbiamo raccolto la storia di Dunja e Neema e le testimonianze di due dirigenti scolastici del territorio.

Dunja, nata in Bosnia, è ancora in attesa

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Dunja Vasilic ha 24 anni, è originaria della Bosnia e a Monfalcone, dove abita dal 2010, ha frequentato l’ultimo anno della scuola primaria, le medie e l’indirizzo scientifico del liceo Buonarroti. Dopo il diploma, ha iniziato gli studi universitari a Trieste. La cittadinanza lei e la sua famiglia, arrivata a Monfalcone per motivi di lavoro, l’hanno soltanto sfiorata sei anni fa.

«Mio padre ha fatto richiesta poco prima che compissi 18 anni, ma per una Pec non letta la concessione è saltata e poi non ha voluto più riprovarci – spiega –, anche perché il percorso costava e costa oltre 250 euro a persona e noi siamo in cinque». Dunja dallo scorso anno ha quindi iniziato a ragionare come conseguire la cittadinanza.

«Mi sto del resto preparando in un ambito (Scienze politiche, ndr) che mi porta a fare i concorsi pubblici – sottolinea –, cui non posso però partecipare se non ho la cittadinanza. Essendo io ormai maggiorenne, devo però dimostrare di essere in possesso di un reddito minimo, fissato in oltre 8 mila euro, per tre anni continuativi. Studiando, ho il reddito che ho, ma voglio assolutamente ottenerla prima o dopo».

Sullo ius scholae Dunja, che è stata eletta ed è componente del Senato accademico dell’Università di Trieste, comunque non accelera, nonostante la sua esperienza. «Non credo, ad esempio, che un percorso scolastico continuativo di qualche anno sia sufficiente – afferma – e dietro, in ogni caso, dovrebbe esserci una volontà precisa di diventare cittadino italiano. A Monfalcone non la vedo tanto».

Dunja già al liceo da parte sua si è impegnata in un percorso di cittadinanza attiva, partecipando alle attività del Parlamento europeo degli studenti, un laboratorio che fino a qualche anno fa l’istituto cittadino ha svolto, promuovendo, oltre all’evento della Festa dell’Europa il 9 maggio, incontri con ragazzi di altre zone d’Italia, ma anche la conoscenza diretta delle istituzioni europee con una serie di viaggi a Bruxelles e a Strasburgo.

Neem, nata in Italia da genitori bengalesi

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Neem Rahman è nata a Monfalcone il 12 maggio del 2006, ma non ha trascorso tutti i suoi 18 anni in città. «Mentre mio padre è rimasto quasi sempre qui a lavorare, io, mia madre e mie fratelli siamo ritornati dei periodi in Bangladesh – racconta –. Vivo di nuovo stabilmente qui dal 2020 circa».

Neem ha conseguito il diploma di terza media e ora ha finito il secondo anno dell’indirizzo informatico dell’Isis Galilei Fermi Pacassi di Gorizia.

«Sono l’unica ragazza in classe», aggiunge, sorridendo e sottolineando come i professori l’abbiano aiutata. «Pensavo di lasciare e invece sono riuscita ad andare avanti», aggiunge Neem che vuole continuare gli studi all’università, ma in Scienze politiche o Giurisprudenza. «Non abbiamo la cittadinanza ed è un peso», afferma Neem, parlando dei giorni di scuola persi, «che pesano di più quando sei straniero», per rifare il permesso di soggiorno, della gita a Londra mancata, degli ostacoli che «la burocrazia italiana pone».

«Mio papà è in Italia da 26 anni, ma per un periodo è ritornato in Bangladesh cancellando la residenza qui e quindi bisogna ricominciare la trafila tutta da capo», prosegue la giovane, che sullo ius scholae dà un giudizio positivo a patto che il periodo di frequenza delle scuole sia di cinque e non dieci anni.

«Dieci sono tanti, è tanto quanto è richiesto di residenza continuativa, invece bisognerebbe agevolare l’ottenimento – dice –, perché avere la cittadinanza velocizza l’integrazione. Stare in un Paese senza cittadinanza è difficile, si creano delle discriminazioni. Penso di studiare Giurisprudenza all’università, ma al momento non potrei partecipare a dei concorsi pubblici. Mi pare incredibile che tante persone a Monfalcone di origine straniera, bengalesi e non, vivono qua sempre ma non hanno ancora la cittadinanza». Un pensiero Neem lo rivolge ai rappresentanti delle istituzioni. «Prima di puntare il dito sugli altri – afferma – bisogna vedere cosa fanno per agevolare l’integrazione».


La preside dell’istituto Pertini

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L’Isis Pertini di Monfalcone-Grado, con i suoi indirizzi professionali nel settore industriale e socioassistenziale, ma anche in quello dell’enogastronomia e ospitalità alberghiera, resta l’istituto superiore del territorio con la più alta incidenza di studenti con cittadinanza straniera.

«In base all’ultima analisi siamo al 37% circa dei nostri 700 iscritti, quindi parliamo di 260 tra ragazze e ragazzi – conferma la dirigente scolastica del Pertini Carmela Piraino –. È una fotografia che magari vale oggi, ma può risultare presto datata, perchè il nostro istituto resta caratterizzato da un’elevata mobilità degli studenti».

Al Pertini, che conta anche un indirizzo di tecnico del turismo, ci sono sempre iscritti in corso d’anno e raramente provengono da un altro comune italiano, dove hanno seguito il percorso di scolarizzazione previsto. «È più facile arrivino senza tappe intermedie dall’estero, perché Monfalcone ormai è un centro di primo approdo in Italia per molti stranieri», rileva Piraino.

La prevalenza degli studenti non italiani abita proprio a Monfalcone, mentre il resto risiede nel territorio circostante. La composizione rispecchia quindi la demografia della città. «La componente di origine bengalese è consistente, ma ci sono studenti di origine macedone, rumena, serba, croata», aggiunge la dirigente scolastica, che non si esprime sul tema dello ius scholae.

«Va approfondito, mentre posso dire che la scuola è fondamentale – sottolinea –, è la realtà sociale che offre a tutti gli studenti opportunità di crescita civile e di partecipazione, che se esercitate possono consentire di farlo anche una volta usciti dal mondo scolastico. La scuola è davvero una palestra essenziale». L’istituto si prepara quindi ad accogliere dal 9 settembre i suoi nuovi quasi 130 iscritti. «Organizzeremo tante attività, anche uscite sul territorio che permettono di fare gruppo, conoscersi e conoscere gli insegnanti», conclude la dirigente scolastica.

Il preside del liceo Buonarroti

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Al Liceo Buonarroti gli studenti con nazionalità straniera oscillano tra il 10 e il 15% dei 900 studenti totali dell’istituto. Erano 110 lo scorso anno scolastico, in crescita rispetto agli 80 di quello precedente, per un totale di 23 nazionalità, come spiegato da Gabriella Valenti, insegnante di lettere al liceo Michelangelo Buonarroti e responsabile dei percorsi per studenti stranieri. In aumento anche le ragazze bengalesi.

«Sono quasi tutti scolarizzati in Italia – spiega il dirigente scolastico Vincenzo Caico –, e abitano a Monfalcone, ma non solo. I neo arrivati in Italia sono solo quattro o cinque». Caico è favorevole, senza dubbi, sulla concessione della cittadinanza italiana a fronte di un percorso scolastico continuativo e di lunghezza adeguata.

«Un ragazzo o una ragazza che completano il ciclo scolastico hanno le basi per essere cittadini – afferma il dirigente del Buonarroti –. A Monfalcone c’è poi una dimostrazione crescente di voler rimanere in modo continuativo, perché tanti hanno comprato casa e avviato delle attività».

Negli ultimi due-tre anni, secondo l’esperienza del Liceo e del suo dirigente, si è molto ridimensionato il fenomeno dell’interruzione degli studi, in particolare da parte delle ragazze di origine straniera. «Di solito le famiglie rientrano in Bangladesh durante l’estate e può capitare che gli studenti riprendano l’anno a settembre inoltrato – aggiunge –, ma poi c’è la volontà di completare gli studi».

Nel corso di quest’anno scolastico il Buonarotti ha realizzato il progetto Un mondo a colori. Grazie ai fondi della Regione in materia di istruzione e formazione, sono stati messi in campo laboratori disciplinari e tematici e momenti di volontariato peer-to-peer (Una mano a scuola) per l’integrazione e l’inclusione delle ragazze e dei ragazzi di origine straniera e per il recupero delle condizioni di svantaggio linguistico, di italiano L2 Lingua per comunicare, laboratori di matematica e scrittura creativa. Le attività sono state realizzate dai docenti interni coordinati dalla professoressa Valenti.

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I dati del report Miur

In base all’elaborazione statistica del Miur, infatti, Monfalcone primeggia tra i 107 comuni italiani in cui gli studenti con nazionalità straniera (ma che possono essere nati in Italia da genitori stranieri) sono più di mille e rappresentano almeno l’11% sul totale del corpo studentesco dall’infanzia alle superiori.

Negli istituti cittadini il Miur nel 2022-23 ha registrato appunto 1.837 studenti con cittadinanza non italiana, pari al 46,9% del totale, record assoluto, soltanto avvicinato da Pioltello con il 38,3% e Cinisello Balsamo con il 33,3%.

In base al report, di questi 1.837 studenti il 64,5% è di nazionalità bengalese, l’8,7% rumena, il 2,4% albanese, l’1,5% cinese, l’1,4% marocchina, l’1,2% indiana. Nel 19,4% codificato come nazionalità di “Altri Paesi” rientra anche tutto il blocco dell’ex Jugoslavia.

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Il dato di Monfalcone, le cui superiori sono frequentate anche da studenti con famiglia di origine straniera non residenti in città, è del resto il riflesso delle dinamiche demografiche che la città vive da un paio di decenni. Stando ai dati resi noti dal Comune in primavera, nel corso dell’ultimo anno scolastico su 560 bambini delle scuole dell’infanzia, 349 erano stranieri, il 62%, e nelle scuole primarie su 1.219 alunni 805 erano stranieri, il 66%.

Alla scuola media Giacich su 390 alunni sono risultati iscritti 248 stranieri, il 63,5% del totale, mentre alla media Randaccio su 346 alunni 186 avevano origine straniera, il 53,8%. In totale alle medie, quindi 434 studenti su 736 erano di origine straniera, pari al 59%. Nelle superiori cittadine le percentuali oscillano tra il 10-15% del Liceo Buonarroti e il 37% dell’Isis Pertini, ma una fetta di ragazze e ragazzi, come i loro coetanei nati in una famiglia italiana, frequentano istituti fuori dal contesto cittadino, all’Isis Bem di Staranzano, ma non solo.

L’amministrazione comunale sta attendendo dai due istituti comprensivi cittadini dei dati aggiornati in funzione dell’elaborazione del nuovo Piano di dimensionamento scolastico per l’anno scolastico 2025-2026. «Li abbiamo chiesti alle dirigenti scolastiche – spiega l’assessore all’Istruzione Tiziana Maioretto – dopo l’incontro on line di alcune settimane fa con l’assessore regionale all’Istruzione Alessia Rosolen in seguito all’approvazione da parte della giunta regionale delle linee di indirizzo per il dimensionamento della rete scolastica e della programmazione dell’offerta formativa».

Monfalcone quanto a numeri non ha alcun problema di tenuta dei suoi istituti scolastici, a differenza del resto del Basso Isontino (vedi gli accorpamenti di Grado a San Canzian d’Isonzo e di Fogliano Redipuglia a Gradisca), grazie appunto agli immigrati: il prossimo anno scolastico l’Ic Giacich avrà 1.433 alunni contro i 1.407 di quello conclusi a giugno, aumentando di una classe alla primaria e di una alla media.

«Per un reale inserimento il percorso scolastico andrebbe però iniziato quanto prima – afferma la ex docente della primaria Duca d’Aosta Annamaria Furfaro –. Non a caso da consigliere comunale spingevo perchè tutti i bambini frequentassero la scuola dell’infanzia. Il percorso scolastico dovrebbe poi essere continuativo, quanto non sempre è successo per i ragazzi e le ragazze che hanno frequentato le scuole cittadine».

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