Il Gruppo Gedi che in queste ore mette il silenziatore sui casi Fanpage e Stellantis, rilancia da una delle sue voci principali, quella di Repubblica, un’intervista-beatificazione a Ilaria Salis, che dalle colonne del quotidiano diretto da Molinari illustra e sponsorizza il piano anti-carceri annunciato durante la campagna elettorale europea. I toni sono retorici e le affermazioni dell’intervistata enfatiche, con tanto di incipit dell’apologetica operazione giornalistica affidata a una provocazione che lascia il tempo che trova, e che recita: «Ilaria Salis è tornata in carcere, ma la destra non esulti: questo non è l’incipit della notizia che vorrebbe leggere. Piuttosto è l’inizio dell’attività politica, sul campo, dell’insegnante di Monza che il voto europeo ha liberato dal pozzo ungherese dov’era precipitata un anno e mezzo fa». Una dichiarazione d’intenti, insomma, che lascia subito capire dove si vuole andare a parare…
Del resto va riconosciuto alla Salis che lo aveva detto (minacciato?) che, come scrive Repubblica, una volta fuori (scarcerata ed eletta) si sarebbe occupata di detenzione e detenuti. E allora eccoci al redde rationem: perché è così che suonano i suoi allarmi/propositi politici. Dunque, a tre mesi dalla sua liberazione, ecco che ieri mattina alle 9 in punto la ex maestra militante si è presenta – scortata da due collaboratori – ai cancelli del penitenziario milanese di San Vittore lanciata in azione e pronta a tornare tra mura, celle e sbarre: ma stavolta da eurodeputata dall’altra parte della barricata, intenta a spiegare – e Repubblica solerte nel santificarne intenti e slogan – la “svolta” per la nostra società in arrivo con il suo progetto per un’Italia senza carceri.
Allora, sin dalla descrizione del suo arrivo al penitenziario la descrizione è eloquentemente ridondante: «Questa volta il cammino è sciolto, senza il tintinnio di catene che ritmava il passo costretto – scrive il quotidiano diretto da Molinari –. Però i fantasmi ci sono ancora, non se ne sono mai andati – prosegue a stretto giro –. I volti persi, il tempo fermo, la costrizione, l’assenza. Le mani dei detenuti che penzolano stanche da sbarre d’acciaio quasi sempre chiuse. “Quelle mani erano anche le mie, a Budapest”, racconta a Repubblica l’eurodeputata. “Mi sono rivista nelle stanze soffocanti, dove dormono in tre e non possono alzarsi dalla branda perché non hanno spazio. Ho rivissuto la sensazione di smarrimento quando i detenuti stranieri che ho incontrato mi hanno detto che sono dentro da due mesi e non hanno ancora potuto fare una telefonata”».
E giù con tutto il corollario di orrori e disagi, mancanze e riferimenti alla sua detenzione ungherese, terminata il 23 maggio scorso, quando Ilaria Salis è passata dalla detenzione in cella a Budapest alle aule di Strasburgo e Bruxelles col foglio di via dell’elezione al Parlamento europeo. E, sottolinea Repubblica, per «tre ore di visita, nella calura agostana di Milano», intenta ad «ascoltare le storie degli altri, prendere appunti», proporre soluzioni… «Ilaria Salis non ama mostrare emozioni –scrive Repubblica sull’eroina delle occupazioni –. Non si sente un simbolo per nessuno, né dà peso alle continue polemiche della destra sul suo passato di attivista del movimento per la casa e di occupante di immobili. Le parole escono a fatica quando le si chiede di raccontare com’è stato il ritorno in carcere, seppur ora da libera. “A San Vittore ho provato tristezza e rabbia”», risponde.
E la visita si trasforma ben presto in un bagno di folla che il quotidiano non manca di registrare: «Molti l’hanno riconosciuta, Ilaria, Ilaria, la chiamavano, sei quella che è stata per tanti mesi nella galera di Budapest, le dicevano». E lei che incita a resistere: «forza», «fatevi coraggio». Tristezza e rabbia si diceva allora. «Tristezza – commenta Ilaria Salis nell’intervista –perché donne e uomini rinchiusi mi fanno ripensare al mio dolore. Rabbia perché vedo violazioni gravissime, come nell’accesso alle cure mediche. Sulle carceri l’Italia sta tornando indietro. Solo nel femminile e in un raggio chiamato Nave le celle sono aperte, come dovrebbero essere. Altrove sono sempre chiuse, tranne che nelle ore d’aria e di socialità. Stiamo regredendo».
Ma non è tutto, perché dalla retorica si passa all’azione: del resto, oltre che ex detenuta la Salis è andata a San Vittore in veste di eurodeputata di Avs. Dunque, il proclama lanciato a mezzo stampa è chiaro. E netto il messaggio che arriva e che Repubblica rilancia: «Ilaria Salis intende sia l’attuale situazione di emergenza in cui affoga il sistema, sia il carcere come istituzione in sé». E allora, attacco al ministro Nordio e al governo sono dietro l’angolo, pronti a riecheggiare dalle colonne di inchiostro: «Tre sono i provvedimenti immediati per cui Salis s’impegnerà politicamente: “Favorire al massimo il ricorso alle pene alternative, garantendone l’accesso a tutti coloro che ne hanno diritto ma non hanno mezzi economici né un domicilio perché stranieri”. Limitare l’uso del carcere per chi è in attesa di giudizio”».
Insomma, come commenta in una nota Silvia Sardone, eurodeputata della Lega, «l’assist perfetto ai delinquenti di tutto il mondo per commettere ogni tipo di nefandezza sul nostro territorio». Sardone che poi non manca di aggiungere in conclusione: «Il tema delle condizioni dei detenuti è sicuramente uno di quelli da affrontare ma non è liberando dei condannati che si risolvono i problemi, anzi così si aggraverebbero. Anziché dare la colpa al governo, dovrebbe sapere che proprio l’Unione europea, che le ha permesso di salvarsi dal carcere, ritiene che gli indici di sovraffollamento in Italia non rientrino nelle casistiche gravi».
Ma non è ancora tutto. Perché nel terzo punto del suo programma-manifesto, Ilaria Salis suggerisce ancora: «E, infine, “depenalizzare i piccoli reati contro il patrimonio compiuti per necessità, chi ruba nei supermercati perché ha fame e non ha lavoro, chi occupa una casa perché non può permettersi un tetto e gli enti che gestiscono l’edilizia popolare non assegnano le abitazioni sfitte”». E la vexata quaestio delle occupazioni abusive, uscita per un po’ dalla finestra mediatica, rientra dal portone di un carcere. Perché, come chiesa non a casa anche l’intervista, «anche questa è Ilaria Salis, prendere o lasciare»…
L'articolo Ilaria Salis vuole svuotare le carceri: “Repubblica” beatifica l’eurodeputata di Avs e il suo piano sembra essere il primo su Secolo d'Italia.