BELGRADO La polizia bosniaca ha ucciso la notte scorsa un migrante che era rimasto barricato per ore in una casa disabitata, dalla quale aveva sparato contro gli agenti, lanciando anche una bomba a mano. La vicenda, riferiscono i media locali, è avvenuta nel villaggio di Zovi Do, non lontano dal Comune di Nevesinje, nel sud della Bosnia-Erzegovina. Dopo ripetuti scontri a fuoco l'uomo, del quale non si conosce la nazionalità, è stato ucciso dagli agenti.
L’uomo ha urlato 'Allah Ahbaru', prima di essere abbattuto dagli agenti. Lo ha detto il capo della polizia regionale di Trebinje Sinisa Laketa, citato dai media locali.
Parlando in una conferenza stampa, Laketa ha fornito dettagli sull'operazione, che ha tenuto in apprensione per ore nella serata di lunedì l'intero villaggio di Zovi Do, nel sud del Paese balcanico, dove - ha detto - la situazione è attualmente sotto controllo.
Sull'identità dell'uomo e sulle motivazioni del suo gesto sono in corso indagini, ha detto il capo della polizia, secondo il quale si sta accertando se effettivamente si trattasse di un migrante giunto in Bosnia-Erzegovina lungo la cosidetta rotta balcanica.
"Nel momento in cui si è verificato lo scontro a fuoco, l'uomo ha aperto la porta della casa in cui si era barricato e al grido di 'Allah Akbaru' ha cominciato a sparare all'impazzata contro gli agenti, che lo hanno ucciso", ha detto Laketa.
A suo dire, l'uomo ha fatto uso di due tipi di armi, una automatica e l'altra semiautomatica, lanciando al tempo stesso una bomba a mano all'esterno contro le forze di polizia. Il capo della polizia non ha voluto precisare ulteriormente i modelli di armi impiegate dall'aggressore, limitandosi a dire che erano armi detenute illegalmente.
E ha smentito le notizie diffuse da alcuni media secondo cui l'uomo non sarebbe stato solo ma in compagnia altri cinque complici. Laketa ha anche definito false le informazioni circolate su alcuni media in base alle quali le forze di polizia locali avrebbero privato della libertà i migranti presenti nella zona.
Elogi al comportamento della polizia sono giunti dal leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, che è presidente della Republika Srpska, l'entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina, nella quale è situato il villaggio teatro dello scontro a fuoco.