“Io sono tranquillissima, so di non aver fatto niente di male. Non ho mai influenzato, né cercato di influenzare decisioni sulle nomine e non ho preso parte a riunioni di questo tipo. C’è un metodo che mi lascia incredula”. È lo “sfogo” di Arianna Meloni, sorella maggiore della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia, raccolto da diversi quotidiani a Ceglie Messapica dove la premier sta trascorrendo alcuni giorni di vacanza, a proposito delle possibili inchieste che si preparerebbero a suo carico.
Arianna Meloni ha spiegato di non avere notizie circa un’indagine per traffico di influenze che la riguarderebbe, ma al contempo di non poterlo escludere, e si è detta “scossa” dal fatto che “sono due anni che cercano di buttarmi addosso tante cose. È stata fatta passare la narrazione che io sono presente in tutte le riunioni della cabina di regia dove si decidono le nomine, da Stefano De Martino a Giuseppina Di Foggia, dalla Rai alle Ferrovie. Non è possibile essere sbattuta sui giornali senza la minima verifica dei fatti”. Arianna Meloni ha smentito che ci fosse una “regia” dietro l’editoriale del direttore del Giornale Alessandro Sallusti e la conseguente raffica di dichiarazioni a suo sostegno da parte di parlamentari e dirigenti di Fratelli d’Italia. “Nessuna regia, nessuna chiamata alle armi. È partito tutto da Sallusti, non da noi. Si è provato a dire che questa cosa è stata fatta sotto dettatura, ma non è così. Non abbiamo citofonato. Ma di certo non abbiamo ostacolato. È stato un modo per fare chiarezza”, questa la sottolineatura di Arianna Meloni che respinge l’idea di un tentativo di intimorire la magistratura: “Niente di tutto questo, non abbiamo voluto acuire lo scontro tra governo e magistratura, quelli che sono usciti sono tutti commenti a Sallusti. Abbiamo voluto fare chiarezza, perché c’è un metodo che mi lascia incredula”.
“Se uno dei più autorevoli giornalisti italiani e il direttore di un importante quotidiano dice qualcosa ci fa alzare l’attenzione. E poi tutto questo è già successo parecchie volte”. Così il presidente dei senatori FdI Lucio Malan, al QN, sul caso Arianna Meloni. “E’ un metodo – aggiunge – che fa pensare all’autunno del 1994, quando arrivò il famoso avviso di garanzia a Berlusconi durante un vertice internazionale sulla giustizia. Che poi finì nel nulla”.
“Queste cose avvengono quando c’è un forte consenso – prosegue – A Silvio è successa la stessa cosa nel 2009, quando aveva un indice di popolarità altissimo. Prima le voci sulle ragazze di Arcore e poi l’azione giudiziaria finita nel nulla. Si cerca qualcosa che infanga, non importa che sia vero. Nei confronti di Meloni si potrebbe inventare altro”. Anche Renzi “parlò più volte dell’aspetto politico dell’inchiesta sui finanziamenti alla fondazione Open. Quando si parla degli altri, sono paranoici. Quando si parla di lui invece… Noi invece lo riteniamo assurdo sempre”. Alla domanda se farebbe ministro suo cognato se fosse premier, Malan risponde: “Se fosse molto bravo e la persona più adatta a ricoprire un ruolo sì, indipendentemente dal fatto che sia mio parente o meno. Francesco Lollobrigida, sua moglie e Giorgia hanno militato per anni nello stesso partito. Lui è un importante dirigente di FdI: era normale che diventasse ministro”.
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