E’ morto il noto avvocato civilista Giorgio Favero, a soli 54 anni, dopo un intervento all’Ospedale di Padova: da due anni lottava contro un tumore al fegato.
Conosciuto nella comunità legale per il suo impegno nelle cause ambientali e di edilizia, insieme all’ingegnere Alberto Di Martino, nel suo studio di via Bissolati a Mestre aperto nel Duemila, ha trascorso gran parte della sua carriera a difendere i diritti della famiglia e del lavoro.
Favero si è spento sabato, alle 10, tra le braccia del papà Giuseppe e della moglie Sara Scanferla. «Speravamo di poter arrivare ad una forma di cronicizzazione del male» racconta il papà commosso, ma nei primi giorni di agosto un’alterazione dei valori epatici fa bruscamente precipitare la situazione. «La bilirubina era andata alle stelle, dopo due anni di cure a Padova e all’Istituto oncologico veneto.
Quindi abbiamo dovuto sospendere le terapie e valutato l’intervento di drenaggio per abbassare i valori.
L’intervento è stato disposto da un medico luminare di Padova e di cui abbiamo massima fiducia, e il giorno prima Giorgio è entrato con le sue gambe. Forse sapeva anche lui che era l’ultima spiaggia, ma purtroppo non ce l’ha fatta».
Il papà ringrazia emozionato l’equipe medica che ha tentato l’impossibile per salvare il figlio: «So che è morto senza accusare dolori, fortunatamente».
Laureato nel 1997 in Giurisprudenza all’Università di Padova, anni per lui difficili ed onerosi quanto a responsabilità accademiche, Giorgio fa gavetta in due studi professionali a Mirano e Dolo affiancando avvocati ed esperti, fino al 2000, quando apre il suo studio legale a Mestre.
Non si hanno ricordi che abbia mai perso una causa, mettendo al centro l’interesse dei suoi clienti e la realtà giuridica dei fatti, evitando di intraprendere cause azzardate.
Mai avventuroso, molto concreto come ricorda il papà. Dedito al tema della sicurezza sul lavoro, ha insegnato anche alla Sita Antincendio di Treviso, ma nella suo cuore c’era sempre la famiglia e la figlia Matilde, appena diplomata con il massimo dei voti, risultato di cui andava orgogliosamente fiero.
Si distingueva anche per le doti sportive, laddove tra le molteplici discipline praticate nel corso degli anni si è particolarmente distinto nel rugby giocando con l'Armata Brancaleone di Mirano.
Durante l'amministrazione del sindaco Costa, ha fatto parte del cda dell'Avm contribuendo alla realizzazione del tram. Vicino al Movimento sindacale e partecipe alle lotte operaie del Petrolchimico e più in generale di Porto Marghera: qui gli amici si stringono attorno alla moglie Sara, alla figlia Matilde, alla mamma Anna, al fratello Roberto e al papà Giuseppe.
L’ultimo saluto sarà venerdì, alle 11 nel Duomo San Lorenzo di Mestre, poi riposerà al cimitero di Mestre.