Diciassette mesi dopo la morte del diciottenne estense Edoardo Zattin, la procura ha chiuso le indagini preliminari indagando tre persone per cooperazione in omicidio colposo.
Il pm Maria D’Arpa contesta la violazione dei regolamenti che disciplinano la boxe - una attività sportiva pericolosa ai sensi dell’articolo 2050 del codice civile - nonché la “colpa in vigilando” nei rispettivi ruoli a Luca Lunardi, 36 anni, a Matteo Zenna, 49 anni (entrambi di Monselice), e a Simone Lazzarin, 47 anni, residente a Rovigo.
I primi due (difesi dall’avvocato Andrea Formenton e solo Lunardi anche dalla collega Alessia Barbin) sono chiamati in causa quali legali rappresentanti, all’epoca dei fatti, della palestra Move Ssd di Monselice dove dal 10 novembre 2022 era iscritto proprio Zattin, per esercitare esclusivamente la disciplina “pesistica e cultura fisica”.
Lazzarin invece, difeso dall’avvocato Roberta Paesante, tecnico sportivo di secondo livello e tesserato della Federazione pugilistica italiana, era responsabile dei corsi di pugilato tenuti dalla Asd Boxe Cavarzere, che aveva una succursale alla Move ed è istruttore di pugilato nella stessa, in virtù di un contratto di collaborazione siglato il primo settembre 2022.
Al terzetto il pm D’Arpa contesta l’aver cagionato la morte di Zattin, consentendogli di praticare il 22 febbraio 2023 delle sessioni di sparring (degli allenamenti), vietato in ogni sua forma ai non tesserati delle Federazione, com’era Edoardo.
Nel corso di uno di questi il diciottenne - secondo il magistrato - aveva subito un forte trauma, la cui causa è da ricondursi con «elevata probabilità» ad un pugno guantato che determinava un ematoma sottodurale acuto che lo avrebbe portato alla morte due giorni dopo.
Entro 20 giorni dalla notifica dell’atto della conclusione delle indagini preliminari gli indagati possono, con i loro legali, presentare una memoria o farsi interrogare in merito alle contestazioni.
La chiusura delle indagini è, nella maggioranza dei casi, l’atto preliminare alla richiesta di rinvio a giudizio che potrebbe arrivare nei prossimi mesi.
Poche settimane fa si erano conclusi degli accertamenti tecnici sui pc e cellulari sequestrati agli indagati con l’acquisizione e l’analisi di file, sms e messaggi trasmessi via Whatsapp (compresi quelli cancellati), video e tabulati telefonici. Tutte prove finite nel fascicolo del pubblico ministero: non si ha ancora contezza di cosa possa essere emerso visto che nelle contestazioni non c’è riferimento a nessun messaggio o file particolare.
I genitori di Edoardo, assistiti dai legali Paola Rubini e Sara Baldon, attendono dal 22 febbraio dello scorso anno di sapere cos’è successo quel tragico giorno nella palestra dove il loro figlio è entrato sano ed è uscito in fin di vita.
In questi mesi hanno potuto constatare quante persone volevano bene ad Edoardo, dai compagni di classe, agli amici, per finire con i suoi compagni del basket delle varie squadre dove ha giocato.