Il mostro di Firenze è un giallo infinito e irrisolto. Che si nutre di un altro elemento nuovo che potrebbe indurre la Procura fiorentina a riaprire il caso. E’ stato trovato un Dna sconosciuto sui rilievi effettuati per l’ultimo dei quattordici delitti attribuiti al mostro, quello del settembre 1985, in cui furono uccisi due francesi, Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot.
Lorenzo Iovino, riporta La Repubblica, un ematologo italiano che vive a Seattle e si occupa di trapianti di midollo, ha isolato una traccia genetica su uno dei proiettili Winchester Long Rifle, marchiati con la fatidica H, che hanno caratterizzato sedici omicidi(compresi i primi due del 1968). Da qui la mossa dell’avvocato dei familiari delle vittime francesi uccisi a Scopeti nel 1985, ultimo omicidio del killer delle coppiette. “Aiutateci a raccogliere fondi per riesumare Jean Michel“. Il Dna sconosciuto, infatti, è stato trovato su un proiettile che era conficcato nella tenda da campeggio in cui sono stati uccisi i due fidanzati francesi.
In undici anni il mostro uccise sette coppiette e quindi quattordici persone nei dintorni di Firenze. Un altro delitto, quello di Antonio Lo Bianco e Barbara Locci, successivamente attribuito alla pista sarda, fu compiuto con la stessa arma. Il mostro agiva con una modalità rituale: sparava alle coppie immediatamente e mutilava quasi sempre le donne.
I delitti del mostro finiscono nel settembre del 1985. Un mese dopo Francesco Narducci, medico e rampollo di un’importante famiglia perugina, muore in circostanze misteriose sul lago Trasimeno. Per gli inquirenti poteva essere lui il mandante degli omicidi e da questa pista si arriverà a Pacciani e ai “compagni di merende”.
La Procura annuncia la svolta con l’arresto di Pietro Pacciani, un contadino della provincia fiorentina che in gioventù aveva ucciso l’amante della fidanzata e che si era macchiato di violenze sessuali nei confronti delle figlie. Pacciani è accusato di essere una sorta di esecutore di un mandante oscuro(per molti lo stesso Narducci). Vengono trovate sul suo libretto postale cifre elevate di versamenti effettuati a ridosso degli omicidi. Pacciani è accusato di avere agito in complicità con Vanni e Lotti, i “compagni di merende”. In primo grado viene condannato all’ergastolo ma in appello viene assolto.
Prima che la Cassazione annulli l’assoluzione, Pietro Pacciani muore in circostanze misteriose. Venne ipotizzato che potesse essere stato ucciso ma poi l’autopsia sancì le cause naturali della morte. Il criminologo Franco Bruno, suo consulente e autore di un profilo per il Sisde, raccontò che l’uomo avrebbe assunto farmaci controindicati per la sua cardiopatia. Bruno, in un’intervista di ottobre 2022, si disse certo che il mostro fosse ancora vivo.
Nonostante molti indizi a loro carico, i compagni di merende potrebbero essere scagionati dall’assenza di tracce del Dna sulle scene del delitto. Un elemento che si aggiunge all’ultima ricerca ematologica su uno dei casi più appassionanti e misteriosi della nostra storia repubblicana.
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