Portare una squadra di ginnastica artistica sul podio alle Olimpiadi una delle imprese più complicate in ambito sportivo. Lo è soprattutto se sei alla guida di una Nazione con numeri relativamente ridotta, che fino all’inizio del Terzo Millennio prima aveva un movimento femminile tutt’altro che esplosivo. Una piccola formichina al cospetto di corazzate, come gli USA e la Cina (o la Russia fino alla nota sospensione), che vantano decenni di trionfi tra ai Giochi e ai Mondiali.
Prendere le redini dell’Italia e portarla ai vertici internazionali è stata una vera e propria magia che rimarrà indelebilmente nella storia dello sport azzurro. Un Paese di meno di 59 milioni di abitanti (è in calo di natalità) con appena 130mila praticanti (circa, ma la maggior parte sono dei semplici amatori e il dato mescola tutte le discipline) che riesce a conquistare la medaglia d’argento nel team event cioè la gara più prestigiosa, quella che misura la bontà del movimento di un’intera Nazione.
E l’Italia gode di ottima saluta, le Fate ci hanno regalato una vera e propria magia a Parigi 2024 salendo sul secondo gradino del podio alle spalle soltanto degli USA trascinati da una stellare Simone Biles, battendo Brasile, Cina, Gran Bretagna, Giappone. Non è un risultato improvvisato, in questo sport si ottengono riscontri d’eccellenza soltanto con il duro lavoro, che deve essere programmato sul lungo periodo. Una medaglia a cinque cerchi come non accadeva da 96 anni, passata per il bronzo ai Mondiali 2019 e due trionfi agli Europei.
Dietro a tutto questo c’è Enrico Casella che oggi può essere tranquillamente erto a Guru della Polvere di Magnesio azzurra, riconosciuto come uno dei migliori allenatori del Pianeta. Il bresciano aveva creduto in questa impresa fin dagli albori, ovvero venti anni fa, quando esplode il fenomeno di Vanessa Ferrari e non c’era nemmeno una palestra d’eccellenza alle nostre latitudini: l’affermazione sul giro completo ai Mondiali 2006 arrivò dopo un lavoro svolto in condizioni precarie, soltanto dopo si costruì il PalAlgeco.
All’ingegnere nucleare, classe 1957 estremamente lungimirante, avvenieristico e futuristico, fermo nelle sue idee, di polso va il merito di aver visto il talento di queste ragazze e poi averle cresciute passo dopo passo. Le Fate della classe 2003, i talenti del 2006 e tanto altro ancora: Giorgia Villa, Alice D’Amato, Elisa Iorio erano nella capitale francese con Angela Andreoli e Manila Esposito, ma non dimentichiamosi di Asia D’Amato, Martina Maggio e di altre interpreti che hanno fornito il proprio contributo in questi anni. Perché è la squadra che certifica se un movimento è in salute o no: siamo quasi certi che per lui l’argento nel team event è più significativo dell’oro di Alice D’Amato sui 10 cm… Perché crescere un solo fenomeno è un conto (le Filippine hanno conquistato due ori a Parigi…), ma avere un settore completo di qualità è decisamente più complicato.
Vivendo insieme, lavorando insieme, crescendo insieme a Brescia. Fin da adolescenti, fin da quando si frequentavano corsi scolastici privati, fin da quando ci si evolveva nelle nuvole di magnesio e si sognava di scrivere la storia, quando un giorno sì e l’altro pure si pensava a cosa sarebbero state le Olimpiadi: in palestra, nei momenti liberi, quando si dormiva. Era la Road to Tokyo 2020, poi chiusa con il quarto posto a squadre a una manciata di decimi dal podio. Affrontando una pandemia, superando gli infortuni e le avversità, maturando in Road to Paris 2024, con ragazze mature, serie, solide, dotate.
Una squadra di sorelle, una squadra di Fate che hanno anche condiviso un tatuaggio per ricordare in maniera imperitura il loro legame. Enrico Casella non ha lasciato nulla al caso, sia dal punto di vista tecnico che mentale: prima bisognava creare un gruppo (che è poi quello che fa la differenza in una gara a squadre…) e poi lavorare sulla tecnica. Prima si è puntato sui doppi avvitamenti al volteggio (fondamentali per essere competitivi a livello internazionale, spesso si fa la differenza alla tavola), poi si sono individuate le parallele asimmetriche come attrezzo di spessore e ha portato le sue allieve ad avere dei D Scori da brividi (6.0 o superiori). Poi sono arrivati i progressivi miglioramenti anche a trave (e ieri Alice D’Amato si è laureata Campionessa d’Europa…) e al corpo libero.
Il demiurgo l’ha fatta davvero grossa a 67 anni. Dopo aver guidato Vanessa Ferrari all’oro all-around ai Mondiali 2006 ha ottenuto una nuova gioia di una carriera oggettivamente unica, è merito suo e delle sue ginnaste e della sua Brixia Brescia (con il Presidente Folco Donati) se esiste il PalAlgeco, è merito suo se la ginnastica artistica è riuscita ad arrivare ai vertici, è merito suo se le ragazze sono riuscite a creare questo clima sui generis. Sì, gli allenatori e i Direttori Tecnici hanno il loro peso specifico: Enrico Casella ne ha uno enorme, abbracciato dalle sue piccole donne in una morsa tutta fatata avvolta dal tricolore insieme al braccio destro Marco Campodonico e a Monica Bergamelli.
Non dimentichiamo mai da dove siamo venuti e ricordiamo sempre chi eravamo e cosa siamo diventati. Teniamolo a monito per il futuro che speriamo sia radioso. Casella sarà un baluardo totale, un riferimento imprescindibile, un punto di riferimento. Lo abbiamo visto poco in pedana a Parigi perché questa è ormai la via tracciata: Campodonico è un tecnico eccellente, concreto e solido, che deve soltanto farsi conoscere al di fuori dell’ambiente ginnico; Bergamelli vanta tre partecipazioni ai Giochi da ginnasta e da allenatrice ha subito fatto centro…