LIGNANO. Il libro Aldo Bernardis Architetture a Lignano 1953-2003 è frutto di un concorso di enti e appassionati di quella Lignano incunabolo dell'architettura del secondo dopoguerra, intorno alla quale si va raccogliendo un sempre più consistente “fan club”, che apprezza la città della villeggiatura più a nordest d’Italia, dove l’utopia della spirale profetizzata da Marcello D’Olivo calata nell’incontaminata pineta tra il Tagliamento e Sabbiadoro, ha generato un contesto architettonico di rilevante interesse nel panorama nazionale.
Il libro omaggia e ricorda l’architetto Aldo Bernardis (1925-2012) che con Lignano convive per mezzo secolo, contribuendo con alcuni iconici progetti – tra tutti la Terrazza a mare (ma non soltanto) – a implementare il tessuto vivo della città delle vacanze.
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Bernardis muove i primi passi affiancando Marcello D’Olivo e l’impresa Ursella, facendo tesoro di una competenza tecnica e costruttiva oltre che di cantiere, che si riverbera nei progetti, ritagliandosi un personale percorso che ibrida le suggestioni dell’architettura organica e dell’ingegneria strutturale italiana.
Come altri professionisti attivi a Lignano - Gianni Avon, Paolo Pascolo, Gino Biasi, Enor Milocco – affronta il tema della “casa al mare” e il suo punto di partenza è villa Prevedello (1954-55) affettuosamente denominata “la pagodina” (ora demolita), nella quale gli intrecci di legno, acciaio e cemento armato configuravano originali soluzioni di volumi e spazi. A dimostrare la valenza di questo connubio resta la coeva villa Caselli (ora Troppina) che, anche dopo le modifiche, documenta la persistenza della cultura artigianale, nel sapiente disegno di infissi e serramenti, nell’espressivo “opus incertum” delle pareti, nelle quali i sassi di diverse pezzature e cromie, disegnano il loro mosaico.
L’amore e il rispetto per la natura, uno dei punti chiavi per il successo delle ville al mare di Lignano (Cantele, Sorgato, Brustio, Dada tra le altre), si fanno tangibili in villa Borgnolo (1955-1956) dove nello sbalzo del cornicione viene ricavato il foro che consente al tronco di un pino marittimo di attraversare la soletta in cemento armato, diventando una vivente colonna e virtuoso esempio di “sostenibilità”.
La villa per Alberto Sordi (1958) custodisce la privacy dell’illustre inquilino con la sequenza di telai in cemento armato sui quali poggia l’ampia copertura a falde, che crea una efficace barriera visiva. Inconfondibile punto di riferimento della movida di Lignano, il Tenda Bar progettato con Paolo Pascolo (1956-1957), conserva l’impostazione originale che successive integrazioni e modifiche non hanno intaccato. La denominazione riflette il profilo concavo della copertura sorretta da travi in legno appoggiate su profilati binati in acciaio, una soluzione di efficace semplicità che restituisce visivamente la sagoma di una tenda.
Al tema della “casa alta” Bernardis aveva dedicato la tesi di laurea discussa allo Iuav a Venezia e vi ritorna con il progetto della torre Zanier (1958-60), edificio con originale pianta a Y e telaio strutturale in calcestruzzo armato rivesto da pannelli prefabbricati realizzati dagli Ursella. Interessante esempio e unicum nell’architettura italiana dell’epoca, dove prefabbricazione fa rima con edilizia industriale, la torre Zanier grazie alla tessitura compositiva dei pannelli e dei moduli delle aperture, vira verso l’architettura.
Sempre con gli Ursella, Bernardis realizza il Kursaal (1965-68) che distrutto da un incendio nel 1977 tornerà a risorgere come rinnovata fenice agli inizi degli anni Ottanta, conservando il caratteristico profilo a tenda. Il capitolo “Luoghi significativi per la comunità” include la sede della Yachting Club (1970-71) che suggerisce la sagoma di una nave attraverso i percorsi delle terrazze esterne, mentre nel Municipio di Lignano (1968-73) l’architetto si cimenta con il brutalismo.
E se arrivano gli echi di Le Corbusier e Kenzo Tange, le impronte dei casseri sulla superficie del cemento faccia a vista, frapposti a parti lisce dalle quali, in guisa di borchie, fuoriescono i cavi in acciaio, producono un assemblage peculiare.
All’interno della chiesa del Cristo Redentore (1972-74) l’invenzione strutturale ha connotazioni originali, se non altro per il reticolo delle capriate che poggiano sulla trave perimetrale, adagiata su colonne che scandiscono la dilatata navata centrale.
L’architetto si cimenta anche con la tipologia dell’albergo, il Sahara e Ranch Motel, l’albergo San Marco, l’American Hotel e il President, e i complessi residenziali, Luna e il Marina Uno. Dal testo emerge l’uomo oltre al professionista e Giulio Avon, intersecando ricordo personale e testimonianze di collaboratori e familiari, ne tratteggia l’ironia, l’amore per la socialità e la speciale relazione con Lignano, dove a partire dagli anni Cinquanta si recava ogni mercoledì, giorno dedicato clienti e cantieri.
Celebrata da un francobollo emesso nel 1988, l’iconica Terrazza a mare (1967-72) è tra i progetti di Bernardis, quello che suggella l’amore tra Lignano e il mare. Percorrendo il pontile coperto costellato da aperture sagomate come occhi, si approda alla piattaforma sulla quale i diversi spazi sono identificati dalle originali coperture, modulate secondo variazioni delle geometrie conoidi utilizzate per le volte sottili in cemento armato, un inno alla leggerezza che si contempera con la solidità.
La fotografatissima “conchiglia” che copre il salone delle manifestazioni e il ristorante è diventata il simbolo stesso di Lignano e ci auguriamo che la ristrutturazione ne conservi corpo e anima, perché quel bianco che si staglia sull’azzurro di mare e cielo è nel cuore della comunità.