foto da Quotidiani locali
Nella settimana della scomunica di don Fabio Casotto, Papa Francesco, domenica 4 agosto, al termine dell’Angelus dalla finestra di Piazza San Pietro a Roma ha detto: «Esprimo la mia vicinanza e anche la mia gratitudine a tutti quei parroci che con zelo e generosità, talvolta fra tante sofferenze, si consumano per Dio e il popolo. Pensiamo ai nostri parroci, un bell’applauso a loro».
Poi ha salutato, tra gli altri, i ragazzi della parrocchia Sacro Cuore di Padova, proprio la parrocchia dove don Fabio prestava servizio. Il 36 enne vicario parrocchiale ha chiesto e ottenuto le dimissioni dallo stato clericale e la dispensa dalla legge sul celibato.
«Siamo arrivati all’epilogo di questo prezioso capitolo al servizio della chiesa cattolica» ha scritto Casotto sui social «Emotivamente pesa ma era il prezzo da pagare per essere liberi e trasparenti». In un post su Facebook del giugno scorso ha scritto: «Sai che ti vedo rinato? Mi dissero. Per forza, risposi, non devo più combattere contro me stesso».
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Don Fabio è sempre stato una figura dal carattere multiforme, era stato un campione di ciclismo per poi salire sull’altare. E anche un appassionato della griglia, tanto da avere una pagina social dove racconta tutto il suo piacere a grigliare carne e pesce. È autore anche di un libro “Voglio vivere da vivo”, dove racconta con passione la sua vita da campione di ciclismo a sacerdote al tempo di Albignasego con la vocazione che è arrivata in bici.
Nell’opera si dice convinto che serva un cambiamento nella Chiesa al passo con i tempi.
Anche sulla morale sessuale: «Certo, la Chiesa cattolica conta diversi gruppi di cristiani Lgbtq+ ma se la premessa filosofica e la conseguente lettura dei testi biblici radicatasi nella dottrina non verrà rivisitata, questi timidi tentativi di riunire i cristiani con queste tendenze rimarranno isole semi-felici di un mare vuoto», scrive in un testo dal titolo «Perchè gli atti omosessuali sono considerati peccato?».
