«Qui venivamo spesso, a festeggiare, prima della tragedia. Dopo quella notte del 2 agosto 2014, questa è la prima volta che ritorniamo» racconta Artemio Bortolin, papà di Fabrizio. «Non abbiamo mai più trovato il coraggio di rivedere questo luogo in cui è morto nostro figlio» conferma la mamma, Annamaria. Poco distante la moglie di Bortolin e le due figlie.
Siamo sul prato dove quella sera della “festa degli omi” il torrente Lierza esplose, alzando l’acqua di due metri. Insieme a Fabrizio, persero la vita i suoi amici Maurizio Lot, Giannino Breda, Luciano Stella.
Mamme, papà, spose, figli, amici, parenti, si guardano intorno ancora smarriti. Commossi ricevono l’omaggio floreale che degli amici vespisti di Bortolin offrono a memoria di questo 10° anniversario. C’è una stele, in fondo al campo, ed è qui che i fiori vengono deposti in un abbraccio condiviso. Intorno alle famiglie, Mauro Canal, sindaco di Refrontolo e una ventina di suoi colleghi.
«Non dimenticherò mai quella notte quando accorsi fra i primi per portare aiuto» ricorda Stefano Soldan di Pieve. Fabio Chies sindaco di Conegliano arriva anche lui in vespa. Per la Regione c’è il consigliere Alberto Villanova. Non mancano ovviamente i presidenti delle Pro Loco, i responsabili delle associazioni di volontariato, le autorità militari.
Monsignor Luigino Zago, parroco di Refrontolo e Pieve di Soligo, concelebrando don Angelo Arman, il cappellano dei vespisti e motociclisti, ha parole di conforto per le famiglie e per i tanti amici delle vittime. «Il Vangelo di oggi – spiega – ci invita a non stare fermi, a non chiuderci in noi stessi, ad essere persone alla ricerca del bene». Porta il conforto anche del vescovo Corrado Pizziolo: di solidarietà e vicinanza alle famiglie e alla comunità.
«Non sembra che siano passati dieci anni – dirà, al termine della messa, il sindaco Canal –. La tragedia non va dimenticata, ma ricordata con positività verso il futuro. Grazie per averci dato la possibilità di ricordare tutti assieme». Il consigliere regionale Alberto Villanova ammette che «questa ferita non si è ancora rimarginata, ma ha creato un senso di comunità e fatto capire come dei luoghi così belli possano essere anche fragili. Sarà un ricordo che durerà per sempre».
La cerimonia ha portato la firma del giro in vespa Memorial Fabrizio Bortolin. «Siamo qui per ricordare quella tragedia, facendolo con positività, con speranza e forza, perché la vita è un dono stupendo – hanno sottolineato i promotori. – Grazie Fabrizio, grazie Daniele per essere esistiti e per l’eredità che ci avete lasciato nel cuore».
Prima di congedarsi dai colleghi, il sindaco di Pieve, Soldan, si guarda intorno. L’ambiente collinare è di straordinaria suggestione. «Per conservarlo così, dobbiamo prestare più attenzione alla sua tutela. La lezione noi amministratori, ma non solo, l’intera comunità l’abbiamo appresa proprio da quella tragedia: possiamo confermare che ogni intervento non è stato più come prima. Certo, non è ancora sufficiente».
Maurizio Lot, 50 anni, collaboratore della Pro Loco di Refrontolo. Luciano Stella, 50 anni, gommista di Pieve di Soligo. Giannino Breda, 60 anni, di Falzè di Piave. Fabrizio Bortolin, 48 anni, di Santa Lucia di Piave. Queste le vittime del 2 agosto 2014 al Molinetto della Croda. È stata la prima volta, ieri, in 10 anni, di un ricordo, di una memoria sul luogo stesso della tragedia, alla presenza di tutti i famigliari.
Gli anziani della località ricordavano domenica che il Molinetto della Croda nella sua travagliata storia aveva già superato altri due disastri naturali simili nel 1941 e nel 1953. Per la drammatica serata di 10 anni fa c’è stata anche una lunga e travagliata vicenda giudiziaria, conclusasi però con l’assoluzione degli imputati sia in primo grado che in appello, con la perizia che ha attribuito il disastro a precipitazioni imprevedibili. Domenica si è preferito non farne cenno, per evitare ulteriori contrasti.