RADIO OLIMPIADI: Musetti spezza l’incantesimo (ascolta)
Si è detto tanto, ancora di più si è scritto sulla storia che ha coinvolto Angela Carini boxeuse di 25 anni originaria di Afragola e del suo match-non-match con la collega algerina Imane Khelif. La vicenda nello specifico, è cosa nota e non entreremo nel dettaglio della questione, del come e del cosa sia successo (che potete leggere qui); se invece il passaggio del come e del cosa fosse già chiaro, dobbiamo occuparci del cuore della vicenda che, per quanto si stia provando a spostare la questione sul tema politico, in realtà resta saldamente ancorato ad un concetto etico. Dell’etica sportiva per la precisione, ma ancor di più dell’etica degli sport da combattimento o sport di contatto, quelli per il quale un pugno in faccia, un ippon o un high kick nel Taekwondo, sono la normalità. Come normale è sapere di poterne subire uno; normalissimo in un combattimento.
Sul discorso legato ad Angela Carini, dicevamo, molte le opinioni sul tavolo. Pochissime quelle che invece hanno affrontato la questione dal punto di vista sportivo e dei valori legati alla boxe, uno su tutti quello di accettare la sfida e tutto ciò che ne può derivare. Ci vuole il coraggio dei folli, quando ad incrociare i tuoi guantoni è qualcuno di più grande di te, un avversario più forte o un avversario che sai già ti possa fare male. Per fortuna o purtroppo questi sport funzionano così, è nella loro natura, non ci si può esimere dal combattere perché, su di un ring o su un tatami, la legge non scritta è quella.
L’esempio in tal senso arriva dal Judo e dalla gara a squadre che ha visto nella semifinale l’Italia perdere per 4-1 dalla Francia. Per fare chiarezza e arrivare al punto non possiamo non considerare il format di questa gara: si affrontano uomo con uomo e donna con donna (lo scriviamo per sgomberare il campo da illazioni e fantasie polemiche) ma accorpando categorie di peso. Esempio: la categoria +90 kg è l’ultima di peso e al suo interno considera anche chi combatterebbe nella categoria +100 kg. Il riferimento è legato all’incontro tra la leggenda di questo sport Teddy Riner e Gennaro Pirelli; 40 kg di differenza tra i due e un match deciso soltanto da un verdetto piuttosto discutibile del giudice arbitro che ha assegnato al francese una vittoria che lascia più di qualche dubbio. Basterebbe solo questo ma, non è finita qui. Quello che già per due uomini è complesso, tra due donne, se volete, lo diventa ancora di più. La differenza di peso, infatti, è molto più impattante quando a sfidarsi sono due donne, nello specifico la neo campionessa olimpica Alice Bellandi e la transalpina Romane Dicko. Sono 42 i kg e due le categorie di differenza -78 kg e +78 kg, tutte racchiuse, a squadre in un generico +70. Eppure Alice, senza fiatare, ha combattuto con tutto ciò che aveva, con la classe della campionessa olimpica e con la tenacia di andare avanti, sempre all’attacco a cercare quell’ippon che poi ha subito. Troppa la differenza di peso tra le due, eppure sono le regole, si accettano e si va avanti. Combattendo.
Con questo non possiamo non riconoscere, comunque, massima solidarietà ad Angela Carini, che è arrivata a Parigi, ad un’Olimpiade, dopo tre anni di sacrifici che neanche possiamo immaginare. Quindi no, nessuna “sceneggiata” da parte sua, nessuna premeditazione. Quello che a nostro giudizio è mancato è stata proprio quella famosa etica figlia degli sport da combattimento, la voglia di confrontarsi, di gareggiare e quella sana follia che ti fa salire su un ring o su un tatami. Pirelli ha combattuto con un uomo di 40 kg più pesante, eppure ha lottato fino alla fine. Alice Bellandi pure, è stata lì presa dopo presa, a provarci e riprovarci fino alla sconfitta.
Non vogliamo dare patenti di moralità a nessuno, né tantomeno spiegare come ci si comporta, ma conosciamo il mondo dello sport e quello degli sport da contatto e da combattimento e la questione resta sempre la stessa, la più importante: non ci si arrende senza combattere, questo è il punto. Da parte della nostra boxeuse il messaggio politico è arrivato, ed il tema al CIO deve essere affrontato, costruendo una soluzione. Ad uscirne a pezzi invece è l’etica sportiva nella sua interezza, quella che vuole alla base di tutto il confronto e che in alcune discipline trova nel combattimento la propria esaltazione.