Lo sghiaiamento del lago di Corlo ad Arsiè consentirebbe al bacino di contenere altri 6-7 milioni di metri cubi d’acqua. Che diventano 10 milioni con ulteriori, analoghi interventi nel territorio. La metà del contenuto dell’ipotizzata e discussa diga sul Vanoi.
«Il Consorzio di Bonifica Brenta ha l’incarico di procedere con questo lavoro di pulizia che sarà quanto mai complesso – anticipa l’assessore regionale all’ambiente, Giampaolo Bottacin –. Infatti il Commissariato per gli interventi anti siccità ha stanziato più di 107 milioni di euro».
Tutt’altro che bruscolini. È allo studio la sistemazione dei materiali di scavo. Nessun problema per la ghiaia. Per il limo, invece, potrebbero scattare tutta una serie di prescrizioni, sia relativamente al prelievo, sia per quanto riguarda il trattamento. Bottacin anticipa che si stanno verificando ipotesi di lavorazione che non complichino il lavoro di bonifica.
Il lago del Corlo è un bacino artificiale realizzato nel 1954 con la costruzione di una diga lungo il torrente Cismon. Trae il nome dalla borgata Corlo. L’invaso ha forma allungata e inizia a valle di Giaroni di Fonzaso, ma il livello delle acque è molto variabile. La diga è a doppio arco, a doppia curvatura (cupola). Il cantiere, iniziato nel 1951, si è concluso nel 1953 L’altezza sul piano dell’alveo a valle è di 68 metri, quella dal punto delle fondazioni è di 71. Il volume è di 25.335 metri dubi d’acqua. La superficie risulta di 2,45 chilometri quadrati. La superficie del bacino imbrifero è invece di 628 km quadrati.
L’altitudine alla massima regolazione è di 268 metri sul livello del mare, quella al massimo invaso è della medima quota. La profondità massima è di 68 metri ed il volume dell’inter bacino è di 48, 8 milioni di metri cubi. Dopo la costruzione della diga, vennero sommersi gli abitati di Giuliat, Carrer, Caballau e Chiesa, mentre Carazzagno, Forcelletti, Zanetti e Corlo, trovandosi sulla riva sinistra del Cismon, rimasero isolate da Rocca. Anche quest’ultima è stata in parte colpita e della vecchia parrocchiale si è potuto preservare solo il campanile.
Su circa tremila residenti, duemilacinquecento dovettero emigrare. «Lo scavo potrebbe consentirci di utilizzare il Corlo come bacino di laminazione – afferma Bottacin –. In questo senso ho rassicurato anche i sindaci vicentini a valle della diga che l’altro giorno, in un convegno nel vicentino, mi hanno posto il tema della sicurezza dalle esondazioni che potrebbe rappresentare la diga sul Vanoi. Problema che in parte può essere risolto attraverso i dragaggi».
Della diga, peraltro, si è parlato l’altra sera a Cittadella, in un incontro del Consorzio Brenta con le categorie economiche, specie quelle dell’agricoltura. Facendo il punto sulle opere anti siccità, ritenute non solo indispensabili ma urgenti, i rappresentanti delle diverse organizzazioni agricole hanno posto la necessità anche dello sfruttamento del Vanoi, seppur limitato a soli 20 milioni di metri cubi. È stata posta altresì la raccomandazione di evitare sull’argomento, per quanto possibile, lo scontro sociale.