Lentamente, ma qualcosa si muove. È ripartito il mercato dei mutui, dopo il buio degli ultimi anni. È bastato un solo taglio dei tassi della Bce, a giugno, per smuovere le acque. E la previsione di una seconda sforbiciata a settembre, dopo la pausa di luglio, sta spingendo le famiglie a tornare a sottoscrivere finanziamenti.
Secondo il Barometro Crif le richieste di mutui nel primo semestre del 2024 sono cresciute del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2023. Guardando a giugno si è registrato un +5.8%. Aumento anche degli importi medi, con un tiepido +1% (+3% per giugno) che dà fiducia al mercato. Quasi 4 richieste su 10 di nuovi mutui arrivano da cittadini tra i 25 e i 30 anni e 8 finanziamenti su 10 sono soluzioni a lungo termine, superiori ai 15 anni. La spinta arriva in gran parte dalle surroghe (+6,4% nei primi tre mesi dell’anno), sempre più richieste per la convenienza e oggi arrivate a un terzo delle nuove richieste. Addirittura, c’è stato un aumento del 52% rispetto al 2023. Perché è vero che con il taglio dei tassi della Bce è sceso anche il tasso sui mutui, ma il variabile resta al 5,04% a giugno contro il 3,26% del fisso (Osservatorio MutuiOnline). Quindi il passaggio (la surroga) per molti è la scelta fatta per non scommettere sul futuro e avere già oggi una rata più bassa.
A settembre ci saranno nuovi passi di Francoforte? Tutto lo fa prevedere, ma intanto il 98,9% dei mutuatari quest’anno ha scelto il fisso. A gennaio 2024 un mutuo a tasso variabile per 120mila euro a trent’anni voleva dire una rata di 619 euro (4,66% di tasso). Oggi (simulazione MutuiOnline) la rata è scesa a 605 euro (4,46%). E se davvero la Bce taglierà i tassi entro fine anno di altri 50 punti si arriverà a 570 euro per quella rata (tasso al 4%). Ma, il 3% del fisso vuole comunque dire 487 euro mensili. Il variabile non sarebbe dunque ancora così competitivo.
Il mercato, dunque, si sta rimettendo in moto, anche se un’indagine di Bankitalia ci dice che l’attesa delle banche è ancora debole nel primo semestre, complice anche i prezzi lievitati delle compravendite. Ma quel +3,4% rilevato dal Crif è indicativo di una ripresa, che è anche verde. I mutui green sono infatti passati da occupare un 2,5-5% del mercato del 2023 a oltre 15% del primo semestre 2024.
Così ora, con i tassi fermi alla decisione di giugno. A settembre la situazione cambierà? Dipende dall’andamento dell’inflazione (il faro del 2% è sempre lì), dai prezzi energetici e dalla dinamica delle retribuzioni (in Italia nel semestre sono cresciute del 3,1%, dopo anni di stagnazione). Il 12 settembre la decisione a Francoforte. E a quel punto il mercato dei mutui risponderà.