Il Comune di Venezia ha incassato nel 2023 ben 38,2 milioni di euro dall’imposta di soggiorno, superando l’incasso dell’anno pre pandema. Seguono a distanze le destinazioni del litorale.
Lo conferma uno studio sull’imposta di soggiorno in Veneto della Fondazione Think Tank Nord Est che invita al dialogo operatori turistici e amministrazioni per definire l’utilizzo delle risorse.
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Nel 2024 per le principali località turistiche venete è previsto un guadagno di ben 100 milioni di euro, ma come verranno investiti questi soldi dai Comuni?
Per la Fondazione l’ideale sarebbe impiegarli per migliorare l’accoglienza e sviluppare maggiore attrattività, ma a oggi non c’è un’indicazione su come gestirli.
Intanto i numeri del 2024 fotografano un territorio in cui il turismo cresce esponenzialmente tanto che, secondo le previsioni di gettito, l’imposta di soggiorno porterà circa 98,6 milioni di euro nei 148 (su 560) municipi veneti che l’hanno istituita, 23 in più del 2022 (possono applicarla le città d'arte, i posti turistici e i capoluoghi di provincia).
Lo studio della Fondazione parte dall’analisi dei bilanci consuntivi: in Veneto, nel 2023, si sono registrati accertamenti per 96,7 milioni di euro, in aumento del 16% rispetto al 2022. Il dato maggiore è stato rilevato nei 9 dei 44 comuni della Città Metropolitana di Venezia che insieme raggiungono quasi 59 milioni di euro di entrate determinate dall’imposta di soggiorno.
A Venezia le entrate attese sono pari a 37 milioni, ma saranno significativi anche gli incassi del litorale: 5,6 milioni a San Michele al Tagliamento e Bibione; più di 4,5 milioni a Caorle e Cavallino-Treporti; quasi 2 milioni a Chioggia; quasi 6 a Jesolo; 330 mila euro a Eraclea; 230 mila a Noventa di Piave e a Quarto d’Altino e 140 mila a Marcon. In lieve calo Jesolo, Cavallino, Eraclea e Venezia con un milione in meno rispetto al 2023.
«Il turismo è un sistema complesso e le risorse raccolte dai Comuni con l’imposta di soggiorno, attraverso gli operatori turistici, sono fondamentali per garantire servizi di qualità sul territorio» spiega Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est. «Soprattutto nelle località con grandi flussi turistici e un numero di ospiti molto superiore ai residenti, è importante utilizzare il gettito dell’imposta di soggiorno per gestire in maniera efficiente e sostenibile il sistema di accoglienza, oltre che per sviluppare l’attrattività delle destinazioni stesse».
Per Ferrarelli l’impiego delle risorse dovrebbe essere concordato con gli operatori del turismo «affinché l’imposta di soggiorno diventi uno strumento prezioso a beneficio dei residenti, delle imprese e dei turisti».
Nel 2019 a Venezia il ricavo dato dall’imposta di soggiorno è stato di 53,5 milioni di euro; 53 nel 2022; quasi 59 nel 2023. Venezia è seguita da Verona che dovrebbe riscuotere oltre 21 milioni; Padova con quasi 9 milioni; Belluno con 4,6 milioni; Treviso con quasi 3 milioni; Vicenza con 1,5 e Rovigo con quasi 700 mila euro.
Quest'anno a Venezia è stata introdotta la tassa di sbarco in via sperimentale, ricolta a turisti giornalieri non pernottanti: per 29 giorni che ha portato nelle casse del Comune a riscuotere circa 2,2 milioni di euro a fronte di una spesa prevista (steward, strutture, campagne informative) di circa 3 milioni.
Tra questi e la tassa di soggiorno la città incasserebbe oltre 39 milioni. A oggi non c'è un elenco di come vengano spesi questi soldi, sebbene l'amministrazione diverse volte abbia dichiarato che sono utilizzati per manutenzione e per eventi legati al turismo.