Il direttore del Maap è assente per malattia da diverse settimane, per questo presidente e componenti del consiglio di amministrazione si aumentano i compensi.
È la situazione che si sta verificando al mercato agro-alimentare di corso Stati Uniti, con i soci pubblici (Comune e Camera di commercio insieme hanno il 50,46%) che avrebbero dovuto dare il via libera la scorsa settimana, ma che avrebbero rinviato tutto ai prossimi giorni.
«Un aumento non soltanto moralmente censurabile, ma politicamente inaccettabile e normativamente infondato», denuncia il capogruppo di Fratelli d’Italia Matteo Cavatton.
Il problema nasce dall’assenza prolungata del direttore e dal fatto che non esista la figura di un vice.
Il cda ha dunque chiesto ai soci di «riconoscere un incremento “temporaneo” dei compensi sia allo stesso presidente (di fatto investito del ruolo di amministratore delegato) che agli altri consiglieri, per il maggiore e non previsto impegno operativo e di responsabilità, in supplenza del management, in vista altresì dei numerosi adempimenti legati alle opere finanziate dal Pnrr», si legge in un atto ufficiale.
Il presidente è Mario Liccardo, ex assessore e già presidente dell’associazione “Amo Padova” vicina al sindaco Giordani, e l’attuale compenso è 28.800 euro annui più un gettone di presenza di 273 euro a seduta. Gettone che prendono anche i consiglieri: Dora Rizzardo (indicata da Coalizione civica), Massimo Bressan (indicato dalla Camera di commercio), Romeo Zanotto e Francesco Timperi (questi ultimi del Gruppo grossisti).
«È un aumento di compensi immotivato sotto il profilo politico e giuridico. Anche perché procedere con determinazione d’urgenza è contraddittorio: dove sta la fretta se il direttore è assente da tempo? – denuncia Cavatton – Siamo di fronte all’ennesimo tentativo di far passare sotto silenzio un ulteriore giro di prebende, con l’evidente e maliziosa speranza che il periodo estivo favorisca l’anonimato del provvedimento».
Cavatton ribadisce anche che ruoli e competenze sono completamente diversi, «come il sindaco non può fare il segretario comunale, o l’assessore sostituirsi al caposettore».
«È sempre più evidente il corto circuito gestionale in cui la logica clientelare adottata dal primo cittadino ha precipitato la città e le società partecipate – conclude Cavatton – Ciò che preoccupa non è soltanto l’evidente sprezzo delle regole, bensì la consapevolezza che Padova viene gestita da un numero ristretto di fedelissimi del sindaco. Ci appelliamo a Giordani perché fermi questa operazione: in caso contrario attenderemo di conoscere l’ammontare dell’aumento e per quanto perdurerà, poi ci rivolgeremo alle competenti autorità di controllo come Corte dei conti e Anac».