Una seconda squadra? Perché no. A patto che disputi un campionato di Promozione o Eccellenza, non certo più in basso. A sentire le parole del responsabile dell’area tecnica Simone Bertagno, un club di alta serie D come la Dolomiti Bellunesi accoglierebbe volentieri l’opportunità di allestire la cosiddetta under 21 (o under 23), ricalcando quanto avviene nei professionisti dove Juventus, Atalanta e Milan schierano in C la propria under 23. L’opzione è a oggi invece impraticabile per Cavarzano (Eccellenza) e Alpago (Promozione), soprattutto alla luce dei costi elevati e delle strutture spesso assenti o carenti.
Questa l’opinione delle tre principali società della provincia - oltre al Borgo Valbelluna di Eccellenza, la quale però non ha un settore giovanile agonistico - di fronte alla recente approvazione da parte del Consiglio Federale Figc della richiesta della Lega Nazionale Dilettanti «di poter implementare, a partire dalla stagione sportiva 2024-2025, il progetto Seconde Squadre prevedendo, tra l’altro, la sperimentazione del cosiddetto diritto di classifica, con promozione alla categoria superiore, nella partecipazione delle Seconde Squadre al Campionato di Terza Categoria - under 21».
In sostanza, finora chi iscriveva la squadra B in Terza era consapevole di non poter ambire al salto di categoria. Adesso invece ciò è possibile. Anche nel calcio a 5 dove la Canottieri Belluno di A2 ha annunciato l’imminente creazione di una formazione B da iscrivere in D regionale. Una scelta motivata dal club bellunese come opportunità di «far crescere i giovani, non ancora pronti per un campionato nazionale, dando loro la chance di confrontarsi con i grandi».
DOLOMITI
Tornando alla Dolomiti, il dirigente Simone Bertagno non ha dubbi. «Per noi sarebbe interessante allestire una sorta di Dolomiti under 21, anche se ovviamente non in Terza. Risulterebbe utile infatti solo se partecipante alla Promozione o all’Eccellenza, quindi al massimo due o una categoria sotto la serie D. Detto ciò, riterrei positivo mantenere in casa i propri giovani, creando una sinergia quotidiana con la prima squadra».
CAVARZANO
Scendendo nei tornei regionali invece, l’ipotesi scalda meno. Va detto comunque che diverse formazioni - ad esempio nel vicino trevigiano - quasi prediligono lo schierare una compagine B in Terza piuttosto che la Juniores provinciale. «È una proposta teorica magari anche valida, ma poco sensata sul piano pratico». Così Alberto Faoro, direttore sportivo del Cavarzano. «Al giorno d’oggi i costi in capo a una società sono già elevatissimi e aggiungerne altri per un’ulteriore formazione senior mi sembra impraticabile. Ritengo molto più utile incrementare la collaborazione con le realtà territoriali. Non dimentichiamo poi che sono sempre meno gli allenatori e l’età in cui si smette di giocare si abbassa sempre di più».
Faoro ritiene il modus operandi di una realtà come quella giallorossa il più corretto. «Chi del vivaio merita categorie superiori lo si lascia andare, chi è pronto per la tua prima squadra resta e gli altri vanno a farsi le ossa. Certo bisogna avere cura di scegliere con attenzione dove mandare i ragazzi e seguirli nel corso dell’anno. Piuttosto, la vera rivoluzione sarebbe impedire sino a una certa categoria di iscrivere una prima squadra se non si dispone del vivaio».
ALPAGO
Chi lo scorso anno ha dirottato pressoché a un’unica formazione i propri ragazzi è l’Alpago. A beneficiarne la vicina Fulgor Farra di Seconda, la quale ha potuto così partire da una base di sette, otto calciatori provenienti dal medesimo vivaio. «In realtà noi in passato avevamo valutato se iscrivere una seconda squadra», spiega Paolo Soccal, responsabile del settore giovanile gialloverde. «Tuttavia anche alla luce del valore sociale del calcio riteniamo più corretto collaborare con le realtà limitrofe. Così facendo ci diamo una mano a vicenda, magari per l’utilizzo reciproco delle strutture. Noi quest’anno riproponiamo tale sinergia, estendendola anche al Tambre. Se poi un ragazzo ci servisse a dicembre, siamo d’accordo che può rientrare alla base».