Undici anni dopo, l’ipotesi di una colata di quasi 23 mila metri cubi di cemento in località Le Piaie, tra Alleghe e Caprile, torna ad essere concreta. Cambiano solo gli attori, mentre rimangono vive le preoccupazioni degli amministratori e dei cittadini circa il fatto che alcune iniziative immobiliari portino un effettivo sviluppo al paese e alla comunità e non solo a qualche privato. Di questo si è parlato nel corso dell’ultimo consiglio comunale di Alleghe al quale il sindaco del paese in riva al lago, Danilo De Toni, aveva invitato a partecipare un rappresentante della società padovana Sopai srl che si è aggiudicata all’asta il terreno lungo la strada regionale 203, già interessato da un Pua-Piano urbanistico attuativo approvato nel 2009.
«Questo Pua», dice il sindaco De Toni, «originariamente era stato proposto dalle società Pro.ge.co e Sviluppo turistico Dolomiti, poi fallite, e prevede la realizzazione di 22.982 metri cubi così suddivisi: 7.166 di residenziale e 15.816 di ricettivo turistico. Sopai si è aggiudicata l’asta per un importo di 83 mila euro e intende adesso procedere con lo sviluppo del piano attuativo, proponendo una variante».
LA STORIA
La vicenda del Pua del 2009 è ancora fresca nella memoria degli alleghesi e non solo. Essa è legata alla figura di Moreno Argentin, l’ex campione di ciclismo che, una volta sceso dai pedali, si era buttato nell’immobiliare con la sua Pro.ge.co ed era arrivato ad Alleghe per realizzare il Pua del 2009.
La Pro.ge.co si era fatta promotrice di un accordo di programma con l’amministrazione comunale e la Regione e di una richiesta per un aumento di cubatura. Il Campus Argentin, così venne denominato, era un progetto caratterizzato da un velodromo con pista di 200 metri omologato Coni che nell’ultima versione, presentata il 12 giugno 2013 in sala Franceschini ad Alleghe alla presenza dell’allora assessore regionale al turismo Marino Finozzi, prevedeva un totale di 63 mila metri cubi suddivisi in alberghiero (30.704), residence (14.510) e residenziale puro (8 mila). Ai 63 mila si arrivava con la copertura del velodromo (9.250 mc).
Per quanto riguarda l'hotel si prospettavano 92 camere per 228 posti letto. Per quanto riguardava il residenziale si ipotizzavano tra i 120 e i 150 appartamenti (50 di residenza pura, 80-100 di residence). Non se ne fece nulla perché il giorno dopo, il 13 giugno, il tribunale di Venezia dichiarò fallita la Pro.ge.co. A rivelarlo ai cittadini fu la sindaca Gloria Pianezze il 10 luglio successivo.
NUOVO PROGETTO
Ora una nuova società vuole concretizzare il Pua, ma le incognite e i dubbi, oggi come ieri, non mancano. «L’architetto Alessandro Fuga, incaricato da Sopai di studiare e redigere la variante progettuale, è intervenuto, su mio invito, nell’ultimo consiglio comunale per illustrare le proposte progettuali possibili e compatibili con lo stato dell’area», dice il sindaco. «Si tratta di una variante che riguarderebbe in primis l’aspetto architettonico che vorrebbe essere innovativo, come rappresentato dal professionista, necessitando di apportare un valore aggiunto a un territorio che secondo lo stesso professionista in questo momento non sta crescendo come potrebbe».
«Nel corso del dibattito consigliare», continua De Toni, «sono emerse perplessità e anche preoccupazioni sulla parte ricettiva dell’intervento, che il piano vigente prevede pari a 15.816 metri cubi. Questo perché la previsione di realizzare una Rta (Residenza turistica alberghiera) con spazi comuni (portineria, centro benessere, ecc.) e gestione unitaria, ma con proprietà privata delle singole unità abitative, si presta a numerosi eventuali equivoci e problematiche varie, evidenziate dai consiglieri: c’è già un gestore per la parte ricettiva o poi l’intervento resterà senza una gestione e in questo caso cosa succederebbe? La residenza turistica alberghiera non sarà poi destinata a diventare un grande condominio di seconde case che la comunità non vuole?».
«Il dibattito ha evidenziato che non sono le seconde case (aperte solo per le festività natalizie e ad agosto) che rilanciano il territorio, bensì l’attività imprenditoriale turistica ricettiva e di ristorazione, che certo è in sofferenza, ma che non si risolleva solamente con operazioni prettamente immobiliari».
IL COMUNE
Pur avendo apprezzato «la volontà del privato nuovo proprietario dell’area d’intervenire con un progetto riqualificante, l’intento innovativo e la volontà di dialogo con la comunità e l’amministrazione», quest’ultima, che è seguita sia da un legale che da un urbanista, evidenzia che «purtroppo siamo in presenza di uno strumento urbanistico, il piano attuativo di quindici anni or sono, ormai superato e che necessita di un ripensamento, anche quanto alle destinazioni d’uso, alle volumetrie e alla loro effettiva sostenibilità ambientale ed economica».
«Il consiglio comunale», conclude De Toni, «non ha esaurito la propria riflessione e ha dato molti spunti alla giunta che si propone di confrontarsi costruttivamente e collaborativamente con la proprietà, la quale potrà a propria volta trarre utili indicazioni dal dibattito che è ancora aperto». —
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