Era il 14 luglio 2022. Wärtsilä annunciò la decisione di chiudere la produzione di motori nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, con 451 dipendenti destinati al licenziamento.
Due anni e due settimane dopo, la crisi si è risolta con il subentro del colosso della logistica Msc, che trasformerà l’impianto per produrre vagoni ferroviari, assorbendo quelli che nel frattempo sono diventati 261 esuberi.
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Dopo l’interessamento di multinazionali come Mitsubishi e Rheinmetal, l’altalena emotiva toccata ai lavoratori e un lungo lavoro di tessitura di Governo, Regione, Confindustria e Autorità portuale, tutte le parti si sono ritrovate a Roma per la firma dell’Accordo di programma (Adp), che garantisce il futuro industriale del sito, sfruttando le potenzialità strategiche del porto, sebbene al prezzo di chiudere per sempre la secolare tradizione navalmeccanica triestina e la produzione nazionale di motori per grandi navi.
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L’Adp siglato al ministero delle Imprese mette nero su bianco le intese costruite in questi mesi dai soggetti privati e pubblici. La strategia poggia sul piano industriale che Msc porterà avanti attraverso la newco InnoWay Trieste, controllata dall’austriaca InnoWay, a sua volta proprietà per il 50% di Medlog (gruppo Msc) e per l’altra metà di Ic Rail, parte del gruppo peRail, cui fa capo Innofreight, specializzata nella produzione di carri ferroviari.
La compagnia di Gianluigi Aponte investirà 104 milioni per istituire a Bagnoli il primo polo per la produzione di carri dell’Europa occidentale. La previsione dell’azienda è che, da qui al 2030, i traffici ferroviari raddoppieranno e che entro il 2030 dovranno essere costruiti quasi 500 mila carri merci: 50 mila all’anno contro una capacità produttiva che nel Vecchio continente ne garantisce oggi 14 mila.
La compagnia intende produrre a Trieste 1.500 carri (500 in più rispetto all’impostazione iniziale) e tremila carrelli all’anno, oltre a fare manutenzione a un migliaio di vagoni merci.
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Le istituzioni giocano la loro parte nello sviluppo dell’Adp (valido per 5 anni), voluto soprattutto dalla Regione per inserire la riconversione di Wärtsilä nelle intese sottoscritte dieci anni fa per la riqualificazione dell’area di crisi industriale complessa di Trieste.
Collegati a quell’accordo, giacciono da anni nelle casse della Regione 15 milioni che si prevedeva di impiegare per lo sviluppo logistico dell’ex Ferriera, ma che sono stati risparmiati grazie all’imprevisto afflusso dei fondi Pnrr.
Le risorse saranno usate a Bagnoli e vi si aggiungerà quanto appena stanziato nell’assestamento di bilancio: altri 15 milioni al consorzio industriale Coselag per costruire il fascio di binari necessario per l’arrivo delle materie prime e l’uscita dei vagoni.
Ancora da definire è invece l’apporto statale. L’impegno di Mimit e Invitalia viene ribadito nell’Adp, ma non esistono cifre precise. Fonti vicine al dossier ritengono che Invitalia sosterrà l’operazione finanziando con 20-30 milioni il connesso Contratto di sviluppo, che verrebbe ulteriormente affiancato da risorse regionali. Il Mimit valuterà inoltre «ulteriori strumenti incentivanti».
InnoWay e Wärtsilä Italia concluderanno la cessione del ramo d’azienda: la multinazionale finlandese venderà al prezzo simbolico di un euro e verserà a InnoWay una tranche quantificata nel contratto tra privati sulla base degli addetti assorbiti da InnoWay.
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Il piano industriale prevede che il 2025 trascorra nel riadattamento della fabbrica, nella realizzazione delle infrastrutture ferroviarie interne all’Interporto e nell’ottenimento delle certificazioni necessarie alla produzione. Il 2026 registrerà l’arrivo delle nuove apparecchiature e l’avvio della realizzazione dei prototipi, oltre alla riqualificazione delle maestranze (attività gestita da Regione e Confindustria Alto Adriatico). L’entrata a regime è fissata al terzo trimestre del 2027, ma l’azienda tenterà di anticipare le tempistiche.
Ad oggi gli esuberi riassorbiti sono 261. Le conciliazioni individuali sono state firmate in questi giorni. Numeri minori rispetto a quelli annunciati: Wärtsilä è riuscita infatti a collocare nelle attività rimanenti più unità di quanto previsto e non sono mancati lavoratori (un’ottantina) che hanno deciso di cambiare occupazione o sono andati pensione.
Il piano industriale stabilisce che il 5% degli addetti lavori da subito per la ridefinizione delle strutture. Il 15% entrerà in servizio a inizio 2026. Un altro 40% comincerà da settembre 2026 con il primo turno di produzione, mentre il restante 40% lo farà da luglio 2027, con il secondo turno, sempre che InnoWay non riesca ad accelerare le tempistiche. La società ritiene che gli addetti ammonteranno alla fine del percorso a circa 300 e per i numeri mancanti si impegna a privilegiare i lavoratori dell’indotto.
Nel frattempo gli addetti attuali saranno coperti da due anni di cassa integrazione, con un terzo anno di contratto di solidarietà. Il trattamento economico sarà incrementato da Msc con 210 euro lordi al mese. Tutti i lavoratori Wärtsilä passati a InnoWay riceveranno un’incentivazione da 17.400 euro, cui si aggiunge un superminimo di 110 euro al mese. Gli accordi sindacali sottoscritti hanno ricevuto un plebiscito: 99,18% dei lavoratori a favore.
L’Adp parla anche del regime di franchigie doganali previsto dall’Allegato VIII. Mai applicato dal dopoguerra, il cosiddetto Porto franco internazionale è stato chiesto da Msc come leva per ridurre i costi. Nel testo si legge che «il Mimit, in accordo con la Presidenza del consiglio, si adopererà affinché sia avviata un’interlocuzione con la Commissione europea funzionale a una più ampia attuazione dell’Allegato VIII, del Trattato di pace del 10 febbraio 1947, nell’ottica di dare attuazione a un regime fiscale agevolato comparabile con i Porti franchi/Zone franche di altri Stati dell’Ue».
È la prima volta che un governo si impegna a trattare con Bruxelles, anche se il testo fa riferimento ad agevolazioni fiscali e non a esenzioni doganali sulle materie prime trasformate in punto franco. Allo stesso tempo l’Adp precisa che InnoWay acquisterà acciaio in area comunitaria (fuori dalla possibilità di agevolazioni), rivolgendosi ai mercati esterni per i prodotti legati alla verniciatura. Se è certo che l’area di InnoWay sarà coperta dagli attuali vantaggi di cui gode l’interporto di FreeEste (il cosiddetto differito doganale), tutto da valutare sarà l’effetto della trattativa fra Roma e l’Ue.
La seconda incognita è legata al piano industriale di Wärtsilä per le attività che resteranno in Italia. La società punterà su service e ricerca&sviluppo: il programma vale 54 milioni, copre il quadriennio 2024-2027 e promette di occupare 800 persone, di cui 600 a Trieste, «compatibilmente – premessa non irrilevante – con l’andamento del proprio mercato di riferimento». L’atteggiamento del gruppo finlandese sarà uno dei principali banchi di prova della tenuta dell’Adp nei prossimi anni.