Una media di seimila presenze a sera in un’area di circa 20 mila metri quadrati, per un totale di centomila presenze in sedici giorni. Suoni di Marca, il festival estivo sulle Mura trevigiane conclusosi sabato, dà i numeri con una trentaquattresima edizione da ricordare e che ha potuto contare sul supporto fondamentale del meteo, garanzia di serate passate senza troppi patemi.
Musica per tutti i gusti, ed episodi da ricordare: dagli Eugenio in Via di Gioia, che hanno cantato tra il pubblico, all’idolo locale Donatella Rettore, che ha scherzato parlando nell'amato dialetto veneto, passando per gli abbracci del poeta-cantautore Gio Evan, il Duo Bucolico e il coinvolgimento degli spettatori nella performance arrivando alle affluenze record con i Planet Funk e ai cori per i Modena City Ramblers, durante il weekend conclusivo.
Dal pop dei Santi Francesi, idoli delle teenager, al rock‘n’roll del pianoforte di Matthew Lee, dal cantautorato di Paolo Benvegnù e La Crus alle leggende della musica napoletana Tony Esposito e Teresa De Sio, fino all’elettronica tutta da ballare di Sophie & The Giants e all’ironia di Valerio Lundini & i Vazzanikki; non dimenticando il rap di Willie Peyote, la musica semplicemente dal vivo ha rappresentato ancora una volta il cuore pulsante della manifestazione ideata e diretta da Paolo Gatto.
Concerti per tutte le orecchie e di tutti i generi che si sono fatti apprezzare anche sui palchi più defilati, Santi Quaranta e Caccianiga, a ospitare decine di artisti emergenti provenienti da tutto il Veneto (alcuni di essi protagonisti anche sullo stage principale San Marco): da Mr. Wob and the Canes ai King Size, da Ottodix e Emanuele Conte alle Onde Beat, arrivando a Novamerica, Ama Supreme, Kollettivo Stesi e Piccola Orchestra MDM.
Capitolo a parte, infine, quello rappresentato dal “trittico trevigiano” composto da The Atom Tanks, Gianluca Mosole e Tolo Marton, nella serata dedicata alla musica di Marca. Note dal vivo, certo, ma l’edizione 2024 si è caratterizzata (come del resto le precedenti) anche per altri fattori chiave: il lato enogastronomico, con l’ormai familiare Percorso del Gusto e i trenta ristoranti dove si è potuto cenare o semplicemente gustare una birra in compagnia, la mostra mercato, ideale per andare a caccia di idee regalo da accompagnare a passeggiate serali e le aree relax-babysitting, che hanno assistito le due settimane abbondanti invitando in area un pubblico eterogeneo tra giovani, meno giovani e sempre più famiglie.
Fiore all’occhiello anche lo sguardo rivolto alla tutela ambientale: dalla raccolta differenziata (da anni superiore al 95 per cento), grazie all’organizzazione della rete di volontari, all’utilizzo di piastre a induzione anziché a gas. Nessun particolare problema sul sempre delicato tema dei “volumi” e sugli orari di chiusura della musica; un festival filato via liscio come l’olio, si potrebbe dire, grazie anche alla collaborazione e al lavoro dei tanti ragazzi che ogni anno si spendono per la rassegna.
Come anticipato da Paolo Gatto, i numeri e gli artisti di un tempo probabilmente non saranno più raggiungibili e non arriveranno più a Treviso, ma già si pensa all’edizione del prossimo anno, che, come confermato dallo staff di Suoni, prometterà «importanti innovazioni logistiche». Sempre e comunque sulle amate Mura di casa.