Il Consiglio elettorale nazionale ha dichiarato che, con l'80% delle schede contate, il presidente in carica Nicolas Maduro «ha ottenuto 5.150.092 voti, pari al 51,2%, mentre il suo principale sfidante, Edmundo Gonzalez Urrutia, ha raggiunto 4.445.978 voti, ovvero il 44,02%, con un'affluenza del 59%, ma anche ritardi causati da un attacco al sistema». L'opposizione segnala irregolarità e sostiene di aver vinto «con il 70%», mentre il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha espresso perplessità riguardo allo svolgimento delle elezioni.
Nicolas Maduro, che ha 61 anni, ha trasformato il Venezuela in un narcostato, come emerso da numerose inchieste della DEA che hanno anche coinvolto suoi familiari. Governa il paese con metodi autoritari dal 2013: è a capo del Partito Socialista Unito del Venezuela ed è noto anche per la repressione del dissenso e per le manipolazioni elettorali. Da tempo sta affrontando una grave crisi di consensi, principalmente a causa del pessimo stato dell’economia del paese che lui ha distrutto con scelte scellerate.
Proprio per questo motivo, fino a pochi giorni fa, i sondaggi indicavano come favorito il candidato dell'opposizione González, un ex ambasciatore di 74 anni che non era molto conosciuto. González guidava la Piattaforma Unitaria Democratica (PUD), una vasta coalizione che riuniva quasi tutti i partiti dell’opposizione, sia di centrodestra che di centrosinistra. I sondaggi indipendenti davano la Piattaforma Unitaria Democratica avanti di oltre 20 punti rispetto a Maduro.«Non ci sono riusciti con le sanzioni, con l'attacco, con le minacce. Non ce la faranno mai contro la dignità del popolo venezuelano. Il fascismo in Venezuela, la terra di Bolívar e Chávez, non prevarrà», ha dichiarato Maduro, che ha festeggiato con migliaia di sostenitori radunati davanti al Palazzo Miraflores. «Chávez vive. Chávez, questo trionfo è tuo», ha aggiunto, ricordando che ieri, giorno delle elezioni, sarebbe stato il settantesimo compleanno di Chávez.
Nicolas Maduro ha poi fatto la vittima: «Abbiamo subito un massiccio attacco hacker al centro del Consiglio elettorale. Sappiamo chi è stato. L'hanno fatto per impedire al popolo del Venezuela di avere il suo risultato ufficiale. Volevano gridare frode. Gente malvagia, brutta gente, la gente bella è qui con me», ha dichiarato il presidente. Anche il ministro degli Esteri venezuelano Yvan Gil alla vigilia del voto aveva evocato complotti immaginari, ad esempio aveva parlato di «un intervento» contro le elezioni presidenziali da parte di un gruppo di nove Paesi latinoamericani e potenze straniere: «Il Venezuela denuncia e avverte il mondo di un intervento contro il processo elettorale, il nostro diritto all'autodeterminazione e la sovranità della nostra patria, da parte di un gruppo di governi e potenze straniere. Questo gruppo, una versione del defunto Gruppo di Lima, comprende funzionari governativi di Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Perù, Uruguay e Repubblica Dominicana, insieme a un gruppo di politici di ultradestra specializzati nella destabilizzazione dei governi della regione, sta cercando di destabilizzare il processo elettorale».
In realtà si è trattato di un voto farsa. Il leader dell'opposizione, Maria Corina Machado, ha affermato: «Il nuovo presidente eletto del Venezuela è l'ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia, nonostante il Consiglio elettorale abbia dichiarato la vittoria di Nicolas Maduro». In precedenza, l'ex deputata della Plataforma Unitaria Democrática, Delsa Solórzano, aveva denunciato irregolarità: «Lo denuncio con le prove in mano. Stanno ritardando la trasmissione dei dati al centro di computazione e la pubblicazione dei verbali. C'è un numero significativo di seggi elettorali da cui vengono allontanati i nostri testimoni e altri in cui si rifiutano di trasmettere i risultati della scheda di conteggio. Ma con i risultati che abbiamo possiamo dire di sapere cosa sta accadendo nel Paese».
Il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, a urne chiuse ha espresso «seri dubbi che i risultati delle elezioni presidenziali in Venezuela rappresentino la volontà del popolo» e ha chiesto «un riconteggio dei voti equo e trasparente», che ovviamente non ci sarà. Con Nicolas Maduro al potere il Venezuela è diventato un importante snodo per il traffico di cocaina, con spedizioni annue comprese tra le 250 e le 350 tonnellate, per un valore di mercato stimato tra 6,25 e 8,75 miliardi di dollari, gran parte delle quali destinate agli Stati Uniti. Ciò che era iniziato come un movimento rivoluzionario si è trasformato in un governo che gestisce un cartello. O in un cartello che gestisce un governo.