Poco fa, il Consiglio nazionale elettorale (CNE) venezolano ha annunciato che il 51% dei voti espressi nella giornata di oggi dall’elettorato è andato al presidente uscente Nicolas Maduro Moros, che è pertanto confermato alla guida del Paese con 7 punti di vantaggio sull’ oppositore Gonzalez.
Per me e per gli altri 879 osservatori internazionali provenienti da 107 Paesi che si trovano qui a Caracas da oramai circa una settimana, questo risultato non costituisce per nulla una sorpresa. Molteplici erano infatti gli inequivocabili segnali in questo senso. Innanzitutto la partecipazione moltitudinaria (un milione di persone solo a Caracas) agli eventi di chiusura della campagna elettorale di Maduro. E poi l’adesione di governatori e sindaci della destra al Gran Polo Patriotico, lo schieramento guidato da Maduro e dal suo partito, il Partito Socialista Unito del Venezuela. O ancora la posizione estremamente cauta e neutrale espressa dalla Confindustria venezolana, solitamente schierata apertamente colla destra, e i toni sorprendentemente soft della candidata presidenziale democratica statunitense Kamala Harris. O infine, e soprattutto, il clima di diffuso consenso nei confronti del presidente uscente che si può agevolmente registrare parlando con chiunque.
Tale consenso si fonda sugli ottimi risultati conseguiti dal governo negli ultimi anni su tutti i piani. Su quello economico il Venezuela vanta oggi il tasso di crescita economica più alto dell’America Latina e pari al 4,5%, l’inflazione è stata drasticamente contenuta, il tasso di cambio con dollaro ed euro fortemente stabilizzato, la produzione aumentata col raggiungimento del 90% di autosufficienza nel fondamentale settore agricolo ed alimentare, il fiorire di una notevole quantità di imprese piccole e medie. Su quello sociale basterà citare la consegna, a ieri 27 luglio, di ben 5.100.000 case di proprietà di almeno 72 metri quadrati l’una, il continuo rafforzamento dei settori della salute, dell’istruzione e della cultura e il calo senza precedenti della criminalità, un tempo tra le più elevate del pianeta, dimostrato dal passaggio del tasso degli omicidi ogni centomila abitanti da 95 a 2.
Su quello politico il rafforzamento della democrazia partecipata e protagonista colla creazione di sempre più numerose Comuni autogestite con potere decisionale sulla gestione del proprio territorio e sulla destinazione degli ingenti investimenti pubblici (altro che Pnrr). Tutto ciò nonostante l’esistenza di oltre 900 sanzioni che hanno consentito la vera e propria rapina delle risorse venezolane collocate negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in alcuni Paesi dell’Unione europea e del resto del mondo, che hanno indubbiamente costituito e continuano a costituire un forte peso sulle spalle del popolo venezolano e vanno pertanto abolite al più presto.
Il voto di oggi è stato liberamente espresso e registrato grazie all’esistenza di un sistema elettorale tra i più avanzati del mondo con modalità elettronica a verifica cartacea e controllo diffuso a tutti i livelli da parte di tutte le forze politiche che partecipano alla competizione elettorale. Ciò nonostante l’opposizione minoritaria e screditata non ha mancato di allestire la solita grottesca farsa, autoproclamando la propria vittoria e spargendo a piene mani fake news a uso e consumo esclusivo del sistema mediatico internazionale controllato dai monopoli informativi dominati da Musk e simili, del quale è ovviamente tributario quello italiano dei giornaloni e giornalini, da Stampubblica ad Angelucci, ecc.
La destra sogna la riproposizione di una stagione di violenza e destabilizzazione che faccia nuove vittime, ma al momento non pare fortunatamente che esistano condizioni che lo permettano, grazie alla saldissima alleanza tra il popolo organizzato, le Forze armate e quelle di polizia. Alcuni leader dell’opposizione sconfitta si ripropongono in veste di eterne vittime del presunto autoritarismo chavista, più che altro per continuare a battere cassa a Washington, dopo che milioni e milioni di dollari sono stati sperperati ad esclusivo beneficio dei più furbi e fortunati tra di loro.
La vittoria del popolo venezolano costituisce quindi una nuova storica tappa del processo di riappropriazione della sovranità nazionale e popolare che è cominciato circa venticinque anni fa coll’elezione di Hugo Chavez alla Presidenza di quella che sarebbe subito dopo divenuta la Repubblica bolivariana del Venezuela, e che si sarebbe dotata di una delle più avanzate tra le Costituzioni del mondo, che il governo e tutte le istituzioni traducono quotidianamente in prassi effettiva.
Questa nuova irreversibile tappa della Rivoluzione bolivariana si inserisce nel cammino di tutta la comunità internazionale verso un nuovo ordine multipolare in grado di garantire a tutte e tutti la pace, la cooperazione, la soluzione dei gravi problemi che l’umanità ha di fronte, dalle guerre come quella in Ucraina, al genocidio in corso del popolo palestinese, alla salvaguardia ambientale, alla lotta alla povertà e alle crescenti diseguaglianze economiche, alla realizzazione dei diritti sociali senza limiti e discriminazioni. Essa ci riguarda quindi da vicino e dobbiamo oggi gioire per essa.
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