A Milano ogni anno in questo periodo organizzano una Lusiroeula, un’escursione per osservare le lucciole. A Milano? Sì, al Parco delle Cave, che non è nemmeno tanto in periferia, ma tra San Siro e Baggio. Anni fa un’associazione ha ripulito l’area e le lucciole sono ricomparse, trovando l’habitat umido perfetto. Ora sono tantissime, al punto che nel periodo dell’accoppiamento è possibile assistere, al buio e in silenzio, alla loro danza nuziale. Solo i maschi volano, con la caratteristica luce intermittente, mentre le femmine stanno a terra ed emettono una luce fissa.
Lo racconta Alessandra Vella nel suo “La notte delle lucciole”, appena uscito per Ediciclo nella collana “Piccola filosofia di viaggio”.
Benché decimate dai pesticidi e dall’inquinamento luminoso, le lucciole non sono mai scomparse, come denunciava Pier Paolo Pasolini nel celebre articolo del 1975 sul Corriere della Sera, eleggendole a simbolo del degrado ambientale e sociale. Si sono rintanate in pochi fazzoletti di terra dimenticati dall’antropizzazione: «Siamo scomparsi noi dai luoghi che loro abitano» osserva l’autrice, e oggi «ci chiedono di tornare a fare esperienza delle cose, a sperimentare, a cercarle».
Quasi impossibili da fotografare, l’unico modo per vedere le lucciole è dunque l’esperienza visiva diretta, un privilegio ormai.
Trentaquattro anni, milanese, grande viaggiatrice, volontaria per alcune Ong ecologiste, Alessandra Vella non è un’entomologa: di mestiere fa la progettista europea e questo è il suo primo libro. Le lucciole sono una passione coltivata fin da bambina: le loro apparizioni in luoghi insoliti e intimi, le citazioni nei libri e nelle canzoni, le leggende a loro dedicate in molte culture e nei Paesi visitati. Il desiderio di saperne di più, cercando risposte da chi studia il loro straordinario manifestarsi.
Ma il viaggio di scoperta non ha solo l’obiettivo di conoscerle meglio: l’autrice si domanda se, cinquant’anni dopo Pasolini, le lucciole rappresentino anche oggi un simbolo «per ripensare a valori nuovi, diventando luminose come utopie». Certa è la fascinazione che hanno sprigionato nelle migliori menti, dalla letteratura alla filosofia, dai poeti ai cantautori: Shakespeare, Nietzsche, Garcìa Lorca, Sciascia, Cortázar; Dalla, Guccini, Conte, Nick Cave. Per tutti, valgono i versi della poetessa americana Louise Glück: “Come le lucciole / ogni piccolo respiro / (è) un bagliore in cui appare il mondo”.
Nel libro ci sono anche piccoli consigli su come creare nel proprio giardino un habitat ideale. Considerato che si nutrono di lumache e chiocciole, per esempio è da escludere lo sterminio chimico degli intraprendenti gasteropodi. Poi niente illuminazione fissa, meglio usare piccole lampade attivate da sensori di movimento, e in un angolo indisturbato un bel letto di foglie secche, che offrirà copertura sia per il letargo delle larve sia per le lucciole adulte.
Una catasta di legno sarà poi perfetta per deporre le uova. E con un po’ di fortuna e tanta pazienza, avrete una Lusirouela tutta per voi, piccolo segno di una rivincita ambientale di cui le amate lucciole sono sentinelle preziose.