I boschi della Carnia, i suoi montanari, Ravascletto e Givigliana, la vicina Val Visdende e anche qualche tipica osteria dove davanti a un “tài” di vino fioriscono dibattiti accesi su temi legati all’economia di montagna, sono tra i protagonisti del viaggio letterario di ricerca e scoperta nelle Alpi Orientali di due giovani appassionati. Ne è scintilla un giorno, da una finestra sull’Altopiano di Asiago, la visione sconfortante di distese di abete rosso danneggiate dal bostrico, il coleottero che ha infestato e ucciso centinaia di migliaia di piante dopo la tempesta Vaia
Chiazze marrone-grigio che interrompono il tappeto verde uniforme delle conifere, alla vista delle quali Pietro, antropologo vicentino appassionato di monti, ha una stretta al cuore.
Con lui c’è Luigi, dottore forestale toscano con legami familiari acquisiti in Carnia – e che in virtù di questo conosce anche il nome del bostrico nel dialetto di Timau, käfer – le cui estese competenze in materia di foreste sono essenziali nel tentare di dipanare una questione intricata e complessa: quella della connessione tra epidemie e cambiamenti climatici, e con essa la relazione tra foreste, uomini e insetti nella ricerca di una nuova visione dell’economia di montagna.
Le strade di Pietro e Luigi, novelli Dante e Virgilio nella selva oscura, si incrociano sull’Altopiano dei Sette Comuni di Mario Rigoni Stern: ne scaturisce un viaggio condiviso tra le montagne, raccontato con toni divertenti e competenza scientifica in “Sottocorteccia”.
Un viaggio tra i boschi che cambiano (People editore, 16 euro). Lo hanno scritto Pietro Lacasella, curatore dell’inserto online L’Altramontagna e Luigi Torreggiani, giornalista della rivista Sherwood. Come due detective gli autori ci guidano per mano nella ricerca del/ dei colpevoli (ce ne saranno?), realizzano interviste, ascoltano pareri di esperti, si relazionano da vicino con i montanari, fiutano indizi e studiano pagine e pagine di saggi scientifici. Vanno anche a mettere il naso fin dentro la corteccia degli alberi malati, dove l’Ips typographus, questo il nome del coleottero scolitide della sottofamiglia di insetti polifagi curculionidi, volgarmente bostrico, si insinua interrompendo la vita dell’abete rosso nella fase del “cambio”, quella decisiva per l’accrescimento della pianta.
Il minuscolo insetto è in grado di colonizzare e uccidere fusti alti decine di metri scavando artistiche gallerie – di qui il nome di “tipografo” – sotto la corteccia e mangiandone il floema, che trasporta la linfa dalle foglie alle radici; e questo mentre il fungo che vive in simbiosi con il coleottero si nutre dello xilema, il flusso di acqua e sali minerali che dalle radici arriva alle foglie.
Così muore definitivamente la pianta abbattuta dalla tempesta e presto muore anche la pianta vicina a quella abbattuta. Poi l’aumento delle temperature agevola la riproduzione dello scolitide sulle piante sane, anche durante l’inverno. Una grande epidemia di bostrico distrusse quel che rimaneva dei boschi sull’Altopiano di Asiago all’indomani della Prima guerra mondiale, i cui danni avevano creato una condizione favorevole alla diffusione del parassita: lo ricordò Mario Rigoni Stern, grande saggio chiamato più volte in causa nel libro.
L’indagine – viaggio porta a riflessioni più ampie, che svelano la complessità dell’argomento, le sue sottili connessioni con la vita globale; porta a interrogarsi se intervenire e su quali metodi adottare per governare il patrimonio delle foreste alpine, che sono formidabili spie per rivelare i lenti ma inesorabili cambiamenti in atto: «È complicato percepire un cambiamento che avviene in modo costante, ma che si manifesta lentamente», scrivono gli autori. Di certo l’abbandono dei territori alpini non aiuta a frenare l’avanzata del bostrico e questo libro ci invita a riflettere su quanto il bosco stesso sia perno della nostra esistenza.