MUGGIA Oltre quattrocento adolescenti identificati nel giro di pochi giorni. E ancora pattugliamenti per evitare altre risse, schiamazzi, danni e atti di bullismo. Tanto nella spiagge quanto nella stazione degli autobus di piazzale Curiel.
A Muggia il fronte istituzionale della Prefettura, della Questura e del Comune non abbassa la guardia. Il via vai di ragazzi provenienti dalle piazze centrali di Trieste e dai “Topolini” di Barcola (parzialmente inaccessibili per i lavori), si sta facendo infatti sempre più insistente. E ha portato nella tranquilla cittadina rivierasca un fenomeno fin qui sconosciuto: la violenza e il teppismo giovanile. Muggia non li aveva mai conosciuti in queste proporzioni, almeno: centinaia di minorenni che ogni giorno si riversano sul Molo “T” e sul lungomare Venezia spadroneggiando.
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Ma il punto di incontro è soprattutto la centralissima stazione della corriere di piazzale Curiel: è qui che i gruppetti si radunano. Perché è qui che la linea 20, in arrivo da Trieste, fa capolinea. Così come la linea 7, che porta poi sul lungomare. I residenti hanno documentato con video e foto numerose aggressioni e comportamenti molesti.
Le tensioni spesso iniziano proprio a bordo degli autobus, in mezzo ai passeggeri, quindi anche tra le persone anziane. Basta poco: qualche provocazione, qualche parola di troppo tra ragazzini che poi sfociano in veri e propri pestaggi. La propensione ad alzare le mani è quasi un tratto distintivo, un segno identitario analogamente all’outfit.
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Quello dei “maranza”, subcultura milanese già in voga negli anni Ottanta e riproposta oggi, in versione 2.0, un po’ ovunque, Trieste (e ora Muggia) compresi: tute sportive acetate o pantaloncini corti, magliette (spesso di calciatori), borsellino a tracolla di Gucci, Versace o Louis Vuitton contraffatti, catenine d’oro esibite, tagli di capelli sfumati ai lati e appiattiti davanti, scarpe chunky o ciabatte da doccia griffate Lacoste con calzino bianco di spugna Nike, così a rincorrere le tendenze degli influencer dei calciatori. Molti sono triestini, ma ci sono anche minori stranieri non accompagnati (sopratutto tunisini, marocchini, egiziani, kosovari, albanesi) o anche stranieri di seconda generazione.
È questa la giovane umanità che Muggia si sta ritrovando in casa. Anche ieri, da ora di pranzo e fino a sera, le linee 20 e 7 erano zeppe di questi ragazzi. «Siamo stufi – confida un conducente della Trieste Trasporti, visibilmente esasperato – di questa situazione. Questi giovani arrivano a gruppi, hanno un atteggiamento di sfida, si comportano male. Tengono la musica alta in bus, danno molto fastidio ai muggesani e a chi viene qui per andare semplicemente al mare».
La musica che anche ieri animava le trasferte in autobus di questi gruppetti di adolescenti, è quella trap (o il suo derivato drill), con tutto il suo armamentario di testi marcatamente violenti, che descrivono vite ai margini e riflettono una sorta di nichilismo esistenziale, per così dire.
Sulla corriera era tutto un “bro”, un “fra”, un “hai una zaga? (sigaretta, ndr), un “ma serio?” (dici davvero, ndr) – il tipico slang, insomma, quasi un registro linguistico – di questa subcultura urbana. E così via, con scarpe sopra i sedili, sguardi talora spenti, talora strafottenti. Si può immaginare la felicità dei passeggeri attorno, desiderosi di trascorrere una domenica tranquilla al mare, a condividere lo spazio con orde di ragazzetti così.
Molti di questi adolescenti scendevano in piazzale Curiel oppure, con la linea 7, nelle fermate del lugomare Venezia o del molo T. Altri invece restavano in autobus andando avanti e indietro. Perché pure il bus è il loro luogo di ritrovo.
Grazie ai pattugliamenti della Polizia locale, della Polizia di Stato e dei Carabinieri, tra ieri e l’altro ieri non sono state segnalate risse e quant’altro. «Le forze dell’ordine – conferma il sindaco Paolo Polidori – stanno facendo un ottimo lavoro. La loro presenza fa da deterrente».
Il problema si pone quando questi gruppi di ragazzi rientrano dalle spiagge e, dopo le sei del pomeriggio, si riversano di nuovo nella stazione delle corriere. In molti fanno rifornimento di alcol nei supermercati della zona. Come si vede in alcuni video, basta poco per innescare una rissa. Pugni, calci e spintoni: spesso si inizia per gioco, per noia. Per esibire una “forza”, evidentemente necessaria a rimarcare un ruolo nel gruppo. Logiche adolescenziali. Alle quali talvolta prendono parte pure le ragazzine: in un recente video che gira sui social si vede una minore che, divertita, aizza lei stessa un pestaggio e poi vi partecipa assestando un calcio a uno dei due contendenti che si stavano rotolando a terra. —
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