Ivrea
Ivrea intitolerà una via alla staffetta partigiana Santina “Carla” Riberi, la donna fucilata a soli 17 anni dai fascisti nel cortile della caserma Freguglia. La via scelta è quel tratto di strada parallelo a corso Vercelli, realizzato davanti al nuovo supermercato Coop, nell’ambito di due piani convenzionati, e di cui a breve l’amministrazione comunale entrerà in possesso. Era l’11 settembre del 1944 quando Riberi venne uccisa. Il suo corpo, dopo la fucilazione, fu trasportato e gettato su un mucchio di ghiaia nella cava di Culoto (località ai confini con Montalto Dora), dove fu, successivamente, rinvenuto. Quaranta giorni prima, il 30 luglio, anche il fratello Gianni era stato fucilato, assieme ad altri tre compagni, nei pressi del cimitero di Ivrea.
Santina “Carla” Riberi, era nata a Viverone il 5 novembre del 1926. La ricerca di un lavoro e la sua costruzione famigliare, che all’epoca iniziava a giovane età, la portò a risiedere a Saint Vincent in Valle d’Aosta. L’impiego come operaia alla fabbrica tessile Rossari e Varzi, la costrinse a soggiornare, durante la settimana, a Ivrea nel convitto delle operaie situato vicino alla fabbrica, realizzato appositamente per ospitare tutte le lavoratrici.
Gli eventi che sopraggiunsero in seguito alla seconda guerra mondiale indussero molti giovani eporediesi a prendere coscienza e posizione nei confronti del regime fascista e conseguentemente a unirsi alla nobile causa partigiana, così come dimostra la numerosa presenza nel territorio di azioni della resistenza. Santina “Carla” Riberi non aveva ancora compiuto 18 anni, già madre di un bambino di un anno e mezzo, quando decise, come il fratello Gianni, di unirsi ai partigiani in qualità di staffetta così come le altre dodici donne partigiane che hanno perso la vita in Canavese combattendo per la Liberazione dal nazifascismo.
La sua azione venne ricordata dall’encomio del suo comandante partigiano Primo Corbelletti (Timo) della VIII divisione Garibaldi a cui appartenne, il quale scrisse: «Era una delle molte staffette della II zona. Durante i sei mesi di servizio aveva dato prova, nonostante la sua giovane età, di grande serietà e di impegno costante, conducendo a termine incarichi rischiosi, in condizioni sempre difficili, sia perché si trattava di passare tra le maglie della rete difensiva stesa dai nazifascisti sia perché bisognava superare percorsi impervi, sempre a tu per tu con il proprio coraggio personale e il pericolo permanente e immanente».
La sua azione nella VIII Divisione Garibaldi dal 1 aprile 1944 si interruppe nel settembre dello stesso anno, quando i fascisti le tolsero la vita. Fu arrestata ad Ivrea dai fascisti del battaglione Barbarigo il 9 settembre 1944, fu torturata per due giorni, infine fucilata.
«Le strade cittadine pullulano di nomi storici, personaggi della scienza, della politica, della letteratura e altro - commenta l’assessora alle Pari opportunità Gabriella Colosso -. Ma quante strade sono intitolate agli uomini e quante invece alle donne? Quante ad Ivrea? La percentuale è bassissima. Ci sono ricerche e studi che indicano che in Italia, sui capoluoghi di provincia, su circa 25.000 strade intitolate a persone solo il 6% è intitolato a donne. E fra queste la più usata/nominata risulta essere Maria, la madre di Gesù. Ne troviamo qui e là, una intitolate a scienziate, a partigiane ma poco altro. È facile concludere che l’attenzione toponomastica al genere femminile in Italia è davvero inconsistente.
«Come assessora alle pari opportunità mi piacerebbe poter lavorare nello stabilire delle clausole precise per colmare il gap di genere dedicando nuove intitolazioni a donne - conclude Colosso -. Non è obbligatorio ricordare solo le grandi figure della scienza e dell’arte ma anche le donne, forse sconosciute alla grande massa, ma che in una città come Ivrea hanno ricoperto ruoli determinanti: e in questo senso va l'intitolazione di una delle vie parallele a corso Vercelli a Santina Riberi, partigiana Carla. La strada è ancora lunga, cambiare i nomi delle vie è praticamente impossibile burocraticamente, ma forse avere degli angoli della città in cui dar spazio "a nomi/visi di donne" che si sono impegnate, che hanno combattuto per la democrazia e per i diritti potrebbe essere un progetto interessante».