[1] N. Djokovic (SRB) b. M. Ebden (AUS) 6-0 6-1
A un certo punto, Ebden tende la racchetta al pubblico: “Giocate voi, mi arrendo!” Bastano 54 minuti e tredici giochi a Novak Djokovic per scaldare i motori e proiettarsi al secondo turno del Torneo Olimpico. Ora, tocca a Rafa Nadal battere Fucsovics per raggiungere l’atteso confronto col serbo, testa di serie numero uno al torneo Olimpico dopo il forfait di Sinner.
Questo di Parigi è un appuntamento particolare, per Djokovic: dopo la debacle in finale a Londra, va a caccia del riscatto e del grande obiettivo, l’oro olimpico, che gli è sfuggito già quattro volte (all’attivo ha solo un bronzo nel singolare, a Pechino). Questo primo match, contro il consumato doppista Matthew Ebden, non è probabilmente valso a dirci come stia davvero Djokovic, e tennisticamente e – soprattutto – fisicamente. Troppo blanda la prestazione del trentaseienne australiano, abituato a tutt’altri ritmi nel doppio in cui, in coppia prima con Purcell e poi con Bopanna, si è già portato a casa due Slam. Nel corso del match, il serbo ha perso un solo game: un inizio soft in vista di un incontro che potrebbe rivelarsi storico.
Il match
Sulla terra indoor dello Chatrier coperto Matthew Ebden prova a variare, a mettere in difficoltà Djokovic con qualche chiamata a rete attraverso alcuni tentativi di palla corta. Essi si rivelano però frustrati da un Djokovic concentrato e, semplicemente, superiore. Il serbo ottiene subito il primo break dell’incontro, suggellato dalla voleé sbagliata di Ebden. In tutto e per tutto l’australiano sembra un pesce fuor d’acqua: per la superficie, per i movimenti laterali a cui non è più abituato, per il differente peso palla e per la lentezza nell’arrivare sulla palla. Al momento di servire per la prima volta Djokovic tentenna, commette qualche errore. Poi, tiene con un rovescio lungolinea e non si guarda più indietro. Arriva il secondo break grazie ad un’altra palla corta dell’australiano che non supera la rete. Qualche minuto dopo, cala il sipario sul primo set: sei giochi a zero in venticinque minuti.
Nel secondo la musica non cambia: Ebden riesce a vincere il primo punto del parziale – accolto dai tripudi delle tribune – dopo che è già sotto di un break, e neanche lo stratagemma del servizio da sotto – tentato nell’ennesima situazione disperata – ha funzionato. Da quel momento Ebden si adagia al ruolo di spettatore e riesce, in certi casi, a giocare a braccio sciolto e col sorriso sul volto qualche bel punto, come quello che gli vale l’applauso di Djokovic e, poco dopo, l’unico game della sua partita, giunto sullo 0-4. Con una stop volley deliziosamente precisa ed una risposta vincente, qualche minuto dopo però Djokovic ha già concluso questo suo esordio – il quinto – al torneo olimpico. E’ iniziata la sua rincorsa all’oro.
[2] C. Alcaraz (ESP) b. H. Habib (LBN) 6-3 6-1
Non molto diverso dall’esordio del serbo, quello del giocatore che lo ha battuto nella finale di Wimbledon: Carlos Alcaraz lascia quattro game al rappresentante del Libano, Hady Habib (N. 275 ATP). A differenza di Ebden il libanese si è tenuto almeno a galla con servizio e dritto come ha potuto sebbene l’esito del match non sia mai stato in discussione
Alcaraz ha ottenuto il break in apertura in ciascuno dei due parziali e al di là di qualche sbavatura di distrazione, il match non è mai stato in discussione. Il punteggio come detto avrebbe potuto essere anche ben più severo se Habib non si fosse aggrappato con grande coraggio alla sua battuta, riuscendo a salvare 9 delle 13 palle break concesse. Purtroppo per lui questo vuol dire che comunque 4 break li ha subiti comunque.
Nel finale Alcaraz ha dato come al solito spazio allo spettacolo con alcune prodezze balistiche in tutte le zone del campo: passanti giocati dal telone di fondo campo e recuperi vincenti assolutamente improbabili su buone soluzione di tocco del suo avversario.
Alle 19 Carlos tornerà in campo per giocare il doppio in coppia con Rafa Nadal: intanto in singolare attende il vincente del match tra Tallon Griekspoor e Cameron Norrie.